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La rabbia degli operai dell'Electrolux

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 10 Novembre 2013 alle 20:54 | 0 commenti

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Rete 28 Aprile - Contro i licenziamenti all’Electrolux bisogna tornare alla lotta operaia, quella degli scioperi ad oltranza e delle barricate. L’invito non arriva dai sindacati, ma da don Claudio Miglioranza, il prete operaio che già si era espresso senza mezzi termini su Sergio Marchionne e Fiat. «La delocalizzazione - spiega -, significa impoverimento del territorio, votata com’è solo al profitto.

La classe operaia a Susegana come nel resto del Paese, sta perdendo tutti i diritti conquistati con il sangue e con gli scioperi ad oltranza. Siamo già in ritardo ma forse, per invertire la tendenza, l’unica soluzione è proprio tornare alla vera lotta operaia».

-Per capire una multinazionale bisogna immaginarla come una grande piovra che con i tentacoli afferra i vari paesi dove è rappresentata e ne succhia la linfa vitale, poi se trova un paese nuovo dove ci sono ancora più risorse, lascia il vecchio e sposta il suo tentacolo verso il nuovo. Una multinazionale, di solito, è guidata da un consiglio amministrativo formato dai principali azionisti e a capo di tutti c'è un manager che prone al consiglio le vie da seguire per l'azienda . L'Elettrolux non è da meno.-Cosa si chiede alla politica, a unindustria?

-Ecco la ricetta dei padroni: spremere i lavoratori come limoni e poi buttarli via. La combattività dei lavoratori Electrolux in ogni caso rimane alta. Lo sciopero l’ha dimostrato ed è necessario evitare in ogni modo che questa forza venga dispersa. Si sono moltiplicati fino ad oggi incontri con vertici istituzionali, ricevimenti con consigli comunali, provinciali, Presidente della repubblica e varie personalità della Curia. Il rischio è che i migliori attivisti vengano portati a giro come trottole in ricevimenti ed incontri, nell’illusione che qualche personalità altolocata possa fermare gli spietati padroni stranieri. La lotta è invece ancora viva e va sviluppata, alzando l’efficacia degli scioperi con forme di lotta a scacchiera, fermate improvvise, blocchi stradali e presidi permanenti degli stabilimenti. Electrolux deve capire che tra dire e il fare c’è in mezzo un piccolo ostacolo: la lotta operaia.
-Credo sia  importante esserci  comunque in tanti /e,  perchè pensiamo sia importante farci vedere ma anche vederci tra di noi.
-Se è vero che anche a Susegana si fa la stessa sera un consiglio, non sarebbe importante un atto simbolico di scambio tra i due stabilimenti , tipo due RSU di qui vengono  la e viceversa.
-Noi dobbiamo dividere loro, capitale  stato politica  banche sindacato istituzioni.
- anche ai polacchi  lotta e solidarietà  proprio per questo  non dobbiamo lasciar partire nessuna macchina. Qua si siamo sulla stessa barca gente, braccia e teste in vendita. Di classe , di classe compagne compagni con o senza lavoro accomunati dalla stesso essere merce, schiavi.
-Siamo arrabbiati, indignati ma siamo in grado di farlo sentire
-la cassa di resistenza la paghino la politica e il sindacato se possibile visto che dicono di sostenerci, bella l’idea di un corriera in Svezia nel paese nazionalsociale andiamo a raccontare la nostra su come ci trattano
- L’azienda annuncia nuovi esuberi e la quasi certa delocalizzazione in Polonia. Per il momento lo stabilimento di Forlì sembra il meno esposto ma siamo solo agli inizi. Bando alle illusioni ! E’ solo una tattica per spremere fino in fondo i lavoratori e magari , visti i precedenti, ottenere altri vantaggi: incentivi, aumento dei carichi di lavoro ecc. Ma è chiaro che l’azienda vuole chiudere anche a Forlì
- Lo sciopero del 15 novembre è fatto apposta per fallire. Non so nelle altre provincie, ma a Treviso lo sciopero sarà di 4 ore.
Cgil Cisl e Uil hanno concordato che i presidi su cui concentrare gli sforzi organizzativi saranno TREVISO,  ODERZO,  MONTEBELLUNA non CONEGLIANO meditate compagne e compagni.
-la formazione di organismi autonomi di classe, fuori e contro la logica sindacale e politicantesca, è l'unica strada per poter concretamente contrastare l'attacco padronale e il pompieraggio sindacale. È il primo passo per rendere la classe operaia più coesa e forte, quindi in grado di difendersi meglio; il secondo, altrettanto necessario, è quello di allargare il più possibile le lotte anche al di fuori della categoria e del territorio. Padroni e Sindacati temono questo e vogliono che ci si accontenti sempre del presunto meno peggio. Che poi è sempre il peggio e basta.

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