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La protesta contro le grandi navi a Venezia con il gruppo dei vicentini

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 10 Giugno 2013 alle 21:14 | 0 commenti

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Davide Fiore, Gruppo di Vicenza Fuori le maxi navi dal Bacino di San Marco - La protesta per dire “no alle maxi navi in laguna” e in particolar modo nel Bacino di San Marco, ha fatto risplendere la “capitale” dei veneti, domenica 9 giugno, dando appuntamento a migliaia di sostenitori a piazzale Roma. Dopo che la simbolica occupazione degli accessi al porto di Venezia ha impedito ai turisti di scendere o salire dalle navi da crociera, in laguna si ripeteva la meraviglia della solidarietà che sa attivarsi per difendere, in questo caso, un bene dell’umanità e il diritto alla conservazione della salute e dei beni privati.

Il gruppo di Vicenza “Fuori le maxi navi dal bacino di San Marco” era uno dei tanti arrivati in compagnia degli amici dal trentino, dalla Sicilia, da Bologna o da Milano per testimoniare la crescente insofferenza verso i mega progetti, o situazioni nelle quali si guarda ai singoli territori come una merce di scambio, e in tal modo ostacolare, quando non danneggiare i beni e le attività di chi determinate realtà geografiche le vive da molte generazioni.  La protesta del 9 giugno, inserita in una manifestazione di  tre giorni allestita a Sacca Fisola, era prima di tutto un’incontro con il mondo, dove fotoreporter e giornalisti delle principali testate si sono dati appuntamento per contribuire alla difesa di Venezia, la più straordinaria opera d’arte che forse gli uomini hanno mai costruito, nata dall’incontro tra la natura, la sfida all’ingegneria delle costruzioni, l’economia, l’antropologia e il genio artistico. 

Migliaia sono stati i visitatori soprattutto stranieri, che si sono uniti alla protesta dalle rive della Giudecca, o passando nel ponte di Calatrava verso piazzale Roma, tanti viaggiatori e cultori della venezianità che considerano il passaggio delle maxi navi come il prodotto di uno Stato nemico dei cittadini. La famiglia di turisti canadesi chiede informazioni e si complimenta coi manifestanti perche “anche in Canada abbiamo un problema con le petroliere”. Le pasionarie di Stuttgart sono scese in treno verso Venezia per solidarizzare, mentre nella loro città si rischia la distruzione di un parco storico. Poi ci sono i “mussulmani per la pace”che portano la voce di Istanbul e il blogger cinese che gira il mondo a piedi per far conoscere al proprio paese la libertà di espressione. Il mondo plaude a Venezia e alla sua salvaguardia da ogni barchino partito per animare di colore e bandiere la Giudecca all’altezza del Molino Stucky, con a bordo giornalisti da Olanda, Francia, Germania. Non si contano i veneziani o i turisti affacciati dagli alberghi che sventolano bandiere e asciugamani al grido “Crocerista Terrorista” o altre espressioni del linguaggio della protesta. Un poeta veneziano declama versi alla sua città all’ombra di una grande nave, i vaporetti di linea sono presi d’assalto dai più giovani che si muovono con le bandiere tra gli applausi dei turisti. Ad ogni finestra gli striscioni contro le grandi navi ricordano le resistenze alla casa d’Asburgo e la comunicazione interattiva tra telefoni, telecamere o tablets naviga parallela all’invasione pacifica della Giudecca. Cambiano le epoche e qualcuno fa del male a Venezia e ai veneziani, quando la bellezza è sempre più un tesoro da depredare tra i “non sapevo”, “non immaginavo” anche degli stessi croceristi, quelli che intossicano interi sestrieri e rovinano l’economia di una civiltà straordinaria, dove i privati sono costretti a pagare di tasca loro i danni ai beni e la città si spopola per sfinimento. Dai social network persiste qualche voce stonata anche dal Veneto, e si fa leva su presunti benefici economici per la città, mentre la collettività deve difendere i monumenti con la tassazione, anche in anni di scarsità dove si inneggia alla cultura e al turismo non come risorsa ma come pretesto radical-chic.

I motivi per difendere Venezia sono tanti quanti la lunga lista di danni provocati dalla cupidigia multinazionale, dall’opportunismo politico e dalla cialtroneria del turista-locusta, quello che passa e lascia il deserto dietro di sé, lo stesso che acquista la cianfrusaglia cinese e getta bottigliette vuote tra le grate delle chiese. Tra questi turisti vi sono quelli che non ritengono il Veneto una terra da visitare, perché lo scalo dura appena 8 ore, forse il tempo per una “vasca” in piazza San Marco. Ora le Associazioni e i Comitati proseguiranno nella loro opera di sensibilizzazione e di protesta, lo faranno parlando con i nuovi membri del governo, sottosegretari e ministri che sono dipendenti dello Stato, e a loro va ricordato quale sia il bene pubblico. Da veneto e attivista per il paesaggio e i beni culturali, favorevole ad un’industria turistica e culturale mai irresponsabile, non ho dubbi che Alessandra Moretti, Felice Casson, Alessandro Zan, Laura Puppato, Andrea Zanoni e quanti altri rappresentano il Veneto, oltre naturalmente a Ilaria Borletti Buitoni ex presidente del FAI (ora sottosegretario), saranno i primi a garantire all’umanità e agli italiani la difesa dei beni da consegnare alle prossime generazioni e un rispetto della salute dei cittadini.


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