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La procura indaga sul bacino di Trissino: incognite e retroscena

Di Marco Milioni Mercoledi 7 Agosto 2013 alle 17:50 | 0 commenti

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L'indagine penale aperta dalla procura di Vicenza sul bacino anti piena di Arzignano Trissino probabilmente approderà ad esiti clamorosi. Se gli inquirenti si sono mossi ipotizzando due reati, uno grave (la turbativa d'asta) ed uno gravissimo, la concussione mentre le gare sono in corso significa che qualcuno, presumibilmente da dentro deve avere allertato la magistratura.

Ora storicamente nel Veneto i consorzi di bonifica o i loro eredi para-politici come Alta Pianura Veneta (Apv) sono solitamente appannaggio di due grosse filiere di potere: Coldiretti e Lega Nord. Il 5 agosto i media hanno dato notizia di una interrogazione parlamentare del Carroccio redatta tra i tanti dal senatore trissinese Erika Stefani. Il testo è durissimo ed esprime apprezzamento per il lavoro dei magistrati. L'opposto di quanto è accaduto, sempre alcuni giorni fa con i commenti dei vertici leghisti sulla condanna dell'ex premier Silvio Berlusconi. Ad ogni modo spulciando la nota collegata alla interrogazione redatta da Stefani e altri si legge: «Nei giorni scorsi il Corpo forestale dello Stato ha fatto scattare una serie di perquisizioni in conseguenza delle quali risultano indagati Antonio Nani, 68 anni, imprenditore agricolo di Nanto, oggi presidente del Consorzio Alta pianura, Luca Pernigotto, dipendente di Apv, Consorzio di bonifica Alta pianura Veneta e Roberto Bin, direttore generale del Consorzio di bonifica veronese. Le accuse ipotizzate sono concussione e turbativa d’asta. Si tratta di accuse gravissime, che ci spingono a chiedere ad Alfano di vigilare e agli inquirenti di andare fino in fondo: il Veneto non è terra di conquista per imprenditori o burocrati corrotti. Chi ha rubato vada in galera e chi ha pagato le tasse, come i nostri concittadini, sia tutelato dalle calamità naturali senza che si perda altro tempo».

È raro che in casi del genere i politici usino riferimenti dettagliati con nomi e cognomi. Segno evidente che è su Nani che si vogliono accendere i riflettori. Significa quindi che in seno ad Apn si sta consumando una spaccatura, dovuta magari anche a ragioni assai poco nobili, tra l'ala vicina a Nani e Coldiretti e quella orientata verso il Carroccio? Oppure c'è in atto uno scontro trasversale interno all'ente? Se le cose stanno davvero così sarà il tempo a dirlo. Frattanto i media riportano anche le affermazioni del procuratore berico Antonino Cappelleri il quale spiega che l'obiettivo a borgo Berga è che «la gara per l'aggiudicazione dei lavori vada avanti. L'indagine non blocca il corso della gara stessa - dichiara Cappelleri al GdV del 3 agosto in pagina 32 - c'è un interesse pubblico che va tutelato, ed è quello che i lavori per la realizzazione del bacino di Trissino, opera ritenuta fondamentale per la sicurezza idraulica, inizino il prima possibile». Parole che ci possono stare. Meglio sarebbe però se Cappelleri avesse ricordato che il primo interesse della procura è quello di perseguire le violazioni della legge penale. Sullo sfondo però rimane una incomprensibile anomalia che riporta a galla la questione della inutilità degli enti come i consorzi e i loro figliocci. Se i quattrini per la bonifica li tira fuori al regione. Se della regione sono le compotenze e le politiche di indirizzo, ma perché bisogna passare attraverso enti intermedi? Per caso questi ultimi sono, almeno per qualcuno, un escamotage per rendere meno trasparenti le procedure che magari in regione sarebbero più facilemnte controllabili da qualche consigliere curiosone? E ancora chi sono le cinque imprese che avrebbero partecipato alla gara? E verso quale impresa Nani avrebbe chiesto prudenza per una eventuale esclusione?


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