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La Popolare di Marostica guarda avanti. Il presidente Bottecchia e il suo tweet di fiducia

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 6 Luglio 2014 alle 19:30 | 0 commenti

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Da VicenzaPiù n. 271 - Il primo a rispondere alle nostre domande, e lo ringraziamo visti i tempi ristretti e quelli che lui ha tolto al rilancio della sua banca, è Giuseppe Bottecchia, il neo presidente della Banca Popolare di Marostica, che lui intanto descrive così rispondendo al nostro primo quesito: «E' una banca profondamente nuova che si distingue per una netta discontinuità rispetto al passato.

Sia nella governance che nella gestione. Direi che è una banca che ha in corso un cambiamento profondo sia culturale che aziendale». E il cambiamento è legato a quella che è più che un'ipotesi l'aggregazione intesa, in questo caso, non come acquisizione di altri brand ma come cessione del proprio controllo se non si trovasse una via autonoma. Su queste ipotesi, sulla futura vicinanza al territorio e sui livelli occupazionali Giuseppe Bottecchia è sufficientemente chiaro: «La banca sta sviluppando un piano "stand alone", verificando i presupposti idonei per la conservazione della propria indipendenza ed autonomia. Ma stiamo pure valutando, come suggeritoci da Bankitalia, la possibilità di una aggregazione che consenta di tutelare al contempo tre pilastri per noi imprescindibili: dipendenti, soci e territorio. Mi permetta di dire che la banca da me presieduta, anche dopo le attività di riorganizzazione interna e gli accantonamenti prudenziali fatti, rimane una banca sana e con un eccellente livello di patrimonializzazione. Abbiamo un total capital ratio quasi pari all11%, pertanto migliore dei principali gruppi bancari nazionali. Tuttavia siamo certi e consapevoli che il modello di banca sta cambiando e che vanno cercate alleanze strategiche idonee a tutelare innanzitutto i posti di lavoro e poi i soci e il territorio. Proprio per questo siamo anche prudenti e non stiamo trascurando nessuna ipotesi, anche quella del piano "stand alone" che vede come presupposto propedeutico un rafforzamento patrimoniale. Qualunque sia la soluzione che la Banca Popolare di Marostica adotterà, cioè aggregazione o autonomia, le economie da perseguire non interesseranno i livelli occupazionali.».
Visto che « il modello di banca sta cambiando» per ammissione dello spesso presidente risulta pertinente l'altra domanda sui vantaggi e svantaggi odierni delle normative che regolano le banche popolari e cooperative e sui possibili vantaggi in termini di chiarezza e sviluppo, oltre che di trasparenza, che, se fosse possibile, consentirebbe la quotazione in Borsa. Il neo presidente al riguardo si definisce «un fermo sostenitore del messaggio cooperativo che è nato a fine ottocento proprio qui in Veneto. Il modello economico soprattutto locale si basa sulle piccole e medie imprese a cui corrispondono le piccole e medie banche, radicate sul territorio, che hanno dimostrato di sapere servire i loro territori egregiamente per più di un secolo. Io penso che non sia vero che solo le grandi banche possano garantire, per le peculiarità del nostro modello industriale, uno schema di servizio idoneo allo sviluppo dei nostri territori. Non penso neanche che la quotazione e la ricerca della massimizzazione del valore dell'azione sia coerente con il sostegno oggi dell'economia e dell'imprenditoria locale. Sappiamo tutti che se vogliamo massimizzare il profitto dovremo fare pagare di più i servizi, quindi il credito, contenere o annullare la mutualità, sacrificare il territorio e i dipendenti. La quotazione così intesa è chiaramente antitetica rispetto ad un modello di servizio rivolto alle fasce più deboli, proprio quelle escluse o emarginate dal mercato del credito. Noi siamo una banca cooperativa che tutela il socio, il territorio e la mutualità e tali ritengo dobbiamo rimanere nella natura.
Dopo le domande più generali è d'obbligo passare alla pratica di chi, privati e aziende, chiede più credito a un sistema che pare riottoso e che la BCE, dopo avergli concesso centinaia di miliardi anche per farlo uscire dalla propria crisi, ha voluto sollecitare a riversarli sugli impieghi, sia pure frenati da Basilea 1, 2 e 3, fissando tassi negativi per i depositi delle Banche presso l'Istituto centrale. «Ritengo che oggi non ci sia un problema di liquidità - ci dice Bottecchia -, in quanto penso che nei mercati ce ne sia anche troppa. Il problema è diverso, ed è quello dei criteri di valutazione degli affidamenti da parte delle normative e delle Autorità di settore che sembrano non tenere conto del particolare momento di congiuntura economica. Mi spiego meglio: non possiamo pensare che esistano aziende meritevoli e non meritevoli in assoluto e quindi aziende da affidare e aziende da non affidare. Oggi tutte le imprese, anche le migliori, subiscono l'effetto domino delle difficoltà ad incassare i crediti dai loro clienti e non per questo noi come banche possiamo abbandonarle. Oggi i vincoli normativi che provengono dagli IAS, Basilea I e II impongono di fatto limitazioni alle potenzialità nell'erogazione del credito. Lo confermano gli effetti prodotti dalle ispezioni dell'Autorità di vigilanza e la svalutazione dei portafogli crediti che ne conseguono. �? necessario rivedere questi criteri di valutazione e classificazione dei crediti in questo particolare momento storico, per sostenere e permettere il rilancio definitivo della nostra economia».
Una volta tornati con i piedi per... terra è interessante sapere quanto, come e perché la Popolare di Marostica investa in settori come il sociale, la cultura, la formazione, lo sport e similari in un periodo in cui le banche non godono di popolarità: «Questa è una Banca Popolare e di questo siamo orgogliosi. La nostra indole è la cooperazione, la mutualità, il sostegno delle fasce deboli. Abbiamo e continuiamo a sostenere quelle iniziative locali meritevoli, la cultura, lo sport e le tradizioni. Per questo noi non possiamo parlare solo di utili ma di valore aggiunto che creiamo per i nostri soci, clienti e concittadini. Lo documentano, nonostante il particolare momento, le iniziative che abbiamo fatto e che continuiamo a fare e che ci vedono partner e sponsor».
Se il credito parrebbe bloccato più dalle normative che non dalla disponibilità di liquidità ,
conviene ancora e perché affidare i propri soldi in banca? «Ovviamente si perché la banca è una "Istituzione", un soggetto vigilato e regolamentato. In più va detto che la normativa di settore italiana è molto più stringente di quella di molti altri Paesi europei. I depositi sono protetti dal fondo di garanzia dei depositanti, strumento riservato alle sole banche. E comunque chi deposita in una banca locale sa per certo che i propri depositi finanzieranno l'economia locale e quindi lo sviluppo dei propri territori».
Le nostre "domande aperte" alle nostre banche si chiudevano con la richiesta di inviare un tweet alla Bce e poi alla Banca d'Italia, un altro alla politica e l'ultimo ai soggetti da finanziare. Per un momento allora il doverosamente serioso presidente Giuseppe Bottecchia si lascia andare a un'umana battuta che nel suo pizzico di umorismo sintetizza, seriamente, molti degli argomenti trattati: «Io sono un tradizionalista per età ed esperienza, e più che un modaiolo tweet alla BCE e alla Banca d'Italia come alla politica offrirei di fare a tutti questi esponenti solo ogni tanto una breve esperienza in uno sportello bancario di una Banca Popolare di provincia a contatto con le famiglie, gli agricoltori , le imprese, i disoccupati, i pensionati, i meno abbienti, tutti coloro che non possono avere accesso al credito perché i cosiddetti criteri di Basilea li condannano come non "affidabili" . Sono sicuro che i tecnocrati tornerebbero a fare i regolatori con uno spirito diverso e questo sarebbe apprezzato dai soggetti da finanziare a cui potrei finalmente scrivere magari con un tweet: "ora abbiate fiducia che qualcosa cambierà"».


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