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La grande torre di Vicenza, una città da consegnare integra al futuro anche quale racconto del passato

Di Mario Giulianati Lunedi 24 Luglio 2017 alle 13:37 | 0 commenti

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Il Torrione di Porta Castello è al centro di un dibattito   in una città, Vicenza, che è stata abituata, da diversi anni, ad essere oggetto della attenzioni  di un vicesindaco, Jacopo Bulgarini d'Elci, che non riesce ad affrontare le diverse problematiche se non su un terreno di  sfida e di un concetto che, un tempo, era  patrimonio  di ideologie a dir poco centralistiche: ho la verità in tasca e chi non la pensa come me è in errore. In verità il linguaggio usato, seppur da qualche tempo, di recente, direi da quando ha avviato la campagna elettorale in modo palese, epurato dai toni eccessivamente forti, rimane robusto. Vi sono due posizioni su questo tema.

Una dice che sarebbe bene che il Comune acquistasse il Torrione perché il prezzo è molto conveniente, e poi può procedere con un bando per assegnarne la gestione anche a privati. Naturalmente dopo averne deciso l’utilizzo. L’altra posizione, quella sostenuta dal vicesindaco, punta a un accordo con l’attuale proprietario che lo cederebbe, quale nuda proprietà al Comune, gratuitamente e richiederebbe per sé un utilizzo trentennale per collocarci la sua collezione, che dicono interessante (personalmente non la conosco ma certamente è così) assumendosene i costi di gestione.

Appartengo alla prima schiera ma non per questo ritengo che chi ha un’altra visione sia da denigrare. Credo che Vicenza debba, poco alla volta, rimettere ordine a quel che rimane, non molto, delle sue antiche mura, per una questione anche turistica, ma   soprattutto per una ricomposizione, seppur in chiave moderna, della sua identità, fin troppo maltrattata specie in questi ultimi anni.

Riporto un brandello di un intervento del vicesindaco su VicenzaPiù “C'è una parte di città, che crediamo minoritaria ma molto rumorosa, che insiste per la prima ipotesi, nonostante tutte le garanzie ottenute nel frattempo. Questa parte di città, che ragiona in modo conservativo e ancorato a modelli passati e irriproducibili, vi dice: sì, bello, ma compriamolo, è più semplice, è solo nostro, siamo più tranquilli. Certo che è più semplice! Anche un bambino potrebbe imboccare questa strada, buttandoci 350 mila euro di risorse pubbliche per acquisire un bene che poi non saprebbe come gestire, e per farci cosa. Ma più semplice non vuol dire sempre migliore. E in questo caso la strada semplice a noi sembra anche una scelta irresponsabile. Che rifiuta di considerare altri modelli di gestione della cosa pubblica rispetto a quelli del passato, oggi in crisi nera.”

Quindi chi non la pensa come il nostro eroe è un conservatore irresponsabile. Ma dice ancora “Il problema casomai è la sua gestione: se ci vuoi fare qualcosa, e specie di culturale (una sede espositiva, mostre d'arte,...), serviranno un sacco di soldi (tra personale, sicurezza, organizzazione, gestione e promozione delle attività). ……….    Mettiamocelo in testa: non siamo in grado di mantenere l'attuale patrimonio, con le sole risorse del pubblico.”

Una valutazione molto interessante che stranamente non viene fatta quando si tratta del futuro Parco della Pace la cui gestione sarà un problema molto pesante per i futuri amministratori, proprio per i motivi sollevati in questa circostanza. Chiaro esempio di (in)coerenza. Il vicesindaco, ad esempio, ignora volutamente che il Torrione è stato oggetto di un restauro molto attento e accurato, che è in ottime condizioni, che è di per se stesso un oggetto architettonico appetibile, che, se si decidesse di utilizzarlo per delle esposizioni di arte contemporanea, abbiamo molte opere   di artisti vicentini e qualche collezione interessante da esporre, senza preoccuparci di acquisirne altre. Perché un conto è che un signore proprietario di una collezione di pregio la posizioni in duecento metri quadrati utilizzabili ma non da tutti frequentabili, un altro è che vi sia collocato un patrimonio artistico autenticamente del territorio e per le opere frutto di artisti locali e per collezioni donate da collezionisti legati al territorio, ai vicentini tramite il Comune.

Ultima considerazione è che questo torrione sarà, in buona parte, interdetto ai visitatori perché manca di un sistema di risalita fino alla cima. Infatti l’ascensore arriva su per giù a metà strada. Un inconveniente non di poco conto, soprattutto per un’opera che è da centinaia d’anni uno dei simboli della città. Wikipedia ci ricorda che “viene definita barriera architettonica qualunque elemento costruttivo che impedisca, limiti o renda difficoltosi gli spostamenti o la fruizione di servizi (specialmente per le persone con limitata capacità motoria o sensoriale, cioè portatrici di handicap)”. Aggiungo anche per le persone anziane. Qui la barriera architettonica è una enormità.

Quindi il Torrione, a mio avviso, deve essere osservato, per prendere o non prendere la decisione di acquisirlo al patrimonio comunale, sotto un altro  profilo: quello della salvaguardia della memoria e della identità di una città che è “bellissima” non solo perché città del Palladio ma per tante altre opere architettoniche che magari non portano  sempre una firma importantissima ma sono comunque componenti  del paesaggio urbano vicentino.  Una città che è nostra solo temporaneamente e che dovremmo consegnare al futuro non solo il più integra possibile ma anche quale racconto  del passato, cosa questa che rappresenta la nostra  identità.

 

ALLEGATO TRATTO DA  “ARCHITETTURA ECOSOSTENIBILE”

“Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale”

"Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale" è un documento redatto dal Ministero per i beni e le attività culturali, pubblicato nella G.U.n. 114 del 16 maggio 2008 rivolto specificatamente ai liberi professionisti ed ai funzionari delle pubbliche amministrazioni che, in qualità di responsabili del procedimento, progettisti, direttori dei lavori, collaudatori, soggetti finanziatori, si trovano ad affrontare il tema dell'accessibilità dei luoghi di interesse culturale come: parchi e giardini storici, aree e parchi archeologici, spazi urbani, edifici e complessi monumentali, luoghi di culto, spazi espositivi, musei, archivi e biblioteche. Al paragrafo 2.3 troviamo i “Criteri per la progettazione e la gestione”, il quale include: l’orientamento, il superamento delle distanze, il superamento dei dislivelli, la fruizione delle unità ambientali e delle attrezzature, il raccordo con la normativa di sicurezza e antincendio, l’allestimento di spazi espositivi, ed infine il monitoraggio e la manutenzione. Infine, a corredo delle indicazioni tecniche segnaliamo alcuni interessanti casi di studio.

 


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