La cultura del rispetto
Sabato 22 Giugno 2013 alle 21:07 | 0 commenti
Di Alessandro Betto per la rubrica autogestita Vita gay vicentina da VicenzaPiù n. 256 in distribuzione e sfogliabili comodamente dagli abbonati online Â
Sono passati ormai più di vent'anni da quando un giovanissimo Zucchero cantava con voce blues che "non c'è più rispetto". Dev'essere un po' come le mezze stagioni, una di quelle cose di cui tutti parlano al passato come se fossero privilegi esclusivi delle generazioni andate, irrimediabilmente compromessi dall'evoluzione della società e dalla follia meteorologica (nella foto la copertina del disco di Zucchero).
Se, per quanto concerne il meteo, solo alcune colpe possono essere attribuite ad una mancata attenzione per quanto ci circonda, non credo però si possa fare altrettanto con ciò che riguarda così da vicino l'educazione (o la mancanza di questa) nelle persone che compongono la nostra società .
La percezione di una generale mancanza di attenzione nei confronti di chi ci circonda è, a mio modo di vedere, sintomo ed al tempo stesso risultato di una situazione sociale complessa, in bilico tra crisi economica e confronto diretto di culture e valori che, solo venti anni fa, erano lontani dalla odierna quotidianità .
Il sistema di valori del "chi urla più forte ha ragione" è probabilmente parte dell'essere italiano ma lo è anche la creatività e l'originalità , la fantasia e quella "diversità " che rende unici e riconoscibili alcuni grandi personaggi di tutti i tempi.
Spesso quindi mi chiedo se percepiamo tutti allo stesso modo questa mancanza di rispetto, come un'invasione del proprio spazio interiore per limitare il nostro io.
Ogni essere ritiene i propri "valori" quelli universalmente corretti, gli unici che valga la pena difendere e preservare. Sembra quasi che ci sia una verità oggettiva, un unico metro sul quale si misura tutto, scordandosi spesso che se noi misuriamo in centimetri, c'è chi misura in pollici.
Certamente è mentalmente più faticoso tenere la mente aperta e cercare di capire e interpretare ciò che ci circonda confrontandosi, invece che incasellare tutto in comparti prestabiliti, ma è anche un allenamento che aiuta a prevenire l'invecchiamento precoce dei neuroni.
Ed il rispetto?
Forse è un sinonimo della capacità di elaborare, del tentativo di comprendere, anche quando poi si è in disaccordo.
Con un'analisi più attenta spesso si riesce a comprendere il ragionamento che sta dietro alla provocazione e quindi, con rispetto, controbattere adeguatamente.
Personalmente penso che continuerò nel tentativo di tenere in miei neuroni attivi perché ritengo sia mortalmente noioso discutere di mezze stagioni.
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