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Italian flop: per pallone e ristoranti

Di Andrea Genito Mercoledi 2 Luglio 2014 alle 09:11 | 0 commenti

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Italian flop. La figuraccia epica (parole e musica di Buffon, che si già consolando però fuori dalle mura domestiche con la giornalista sportiva di punta di Sky) non ha mandato in depressione soltanto i trenta milioni di commissari tecnici italiani e gli altrettanti appassionati della nazionale, non ha tolto il pane di bocca solo ai poveri opinionisti e giornalisti al seguito in Brasile (una delle quali se ne è però appunto già... fatta una ragione).

Ma ha dato un altro pesante colpetto alla già fiacca economia italica. Non stiamo parlando della mancata crescita del Pil che le statistiche attribuiscono ai Paesi che vincono i mondiali, anche perché nessuno si illudeva che una squadraccia come quella schierata da Prandelli potesse fare tanta strada, ma del mancato introito serale di tanti bar, ristoranti, pizzerie, specie nelle località balneari. Eh si, perché tutti stanno ancora filosofeggiando sui motivi di questo flop prematuro, ma nessuno finora si è accorto dell'evidente calo di frequentatori dei locali dopo l'eliminazione al primo turno di Balotelli & Co. Chi scrive si trova appunto in villeggiatura in una delle più belle e apprezzate promenades della riviera adriatica, a Pescara, città tra l'altro nel cuore dei vicentini (che qui in estate sono parecchi) anche per il gemellaggio storico col Lanerossi. Che succede a Pescara, come probabilmente in tante spiagge turistiche dei nostri litorali? Che i ristoratori contassero molto sull'effetto "notti magiche" per battere qualche scontrino in più, favoriti dall'esodo di comitive o famiglie che approfittavano dei match in tv per mangiarsi magari una pizza assieme. Vuoi mettere guardare la partita in gruppo su una tv digitale ultimo modello e magari festeggiare tintinnando bottiglie di birra e poi via un bel tuffo in mare, piuttosto che vedersela da soli fantozzianamente, spaghettata unta e rutto libero? Così molti gestori, con lungimiranza, avevano comperato o affittato maxi schermi costosi ma suggestivi per offrire lo spettacolo mondiale, con tanto di réclame (pagate profumatamente) su giornali e volantini. "Almeno ai quarti di finale l'Italia ci arriva- hanno pensato - l'eccezione di 4 anni fa in Sudafrica non fa testo e poi gli azzurri magari fanno cilecca nelle amichevoli, vedi 1/1 con i dopolavoristi lussemburghesi, ma poi si esaltano nelle occasioni importanti. Almeno cinque, sei serate da tutto esaurito ce le assicuriamo. Sono soldi ben spesi, accidenti!" Così ragionavano, prima del calcio d'inizio e figuriamoci quanto si erano ulteriormente convinti dopo l'esordio vittorioso nientepopodimeno che contro l'odiata e temutissima Inghilterra. "Finisce come nel 2006, che da outsider stupiamo tutti e magari finalissima col Brasile!" Il calo previsto delle presenze di stranieri e turisti lungo degenti compensato dai tifosi nostrani in libera uscita. Finalmente una buona notizia, Renzi o non Renzi... Invece niente, i nostri pedatori indolenti non hanno voluto nemmeno fare un piccolo favore a questi commercianti in difficoltà da tempo. Tanto a loro cosa importa? Guadagnano cifre spropositate pure insultando il pubblico, facendosi espellere o giocando da cani come hanno effettivamente fatto. Gli ingaggi faraonici e nuove conquiste femminili da copertina li avrebbero aspettati lo stesso, al loro ritorno, mesto solo per i tifosi. E per i ristoratori, che hanno invece perso la scommessa e a cui restano le fatture da saldare per gli impianti tv oramai inutili. Sentite cosa ci hanno dichiarato, in un nostro giro di orizzonte di stabilimento in stabilimento. "Che gli possino - si lascia scappare Guerrino, titolare della concessione Baia Papaya -. Che gli costava impegnarsi un po' e superare il turno? Bastava un pareggio contro quei morti dell'Uruguay. Avremmo perdonato pure lo scempio visto col Costarica. Invece niente, fermi come pali e ora che me ne faccio dell'impianto a led che ho noleggiato per un mese? Mi hanno consigliato questa versione perché si vede bene anche se c'è ancora il riflesso del sole, visto che l'Italia spesso giocava alle 18, mi è costato 650 euro". Stesso refrain poco dopo, alla Prora: "con l'Inghilterra abbiamo avuto oltre 50 coperti e almeno altrettante consumazioni spot al bar. Col Costarica e con l'Uruguay un po' meno, ma forse era la minore suggestione dell'avversario. Se fossimo andati avanti sono certo che avremmo lavorato parecchio, anche perché la stagione e le ferie praticamente iniziano ora. Invece ora ci tocca guardare gli altri, più bravi dell'Italia. Dovevate vedere le facce della gente che è uscita da qui dopo il ko dell'eliminazione, nessuno parlava e naturalmente nessuno aveva voglia di prendersi manco un caffè... Ci voleva un digestivo, per il travaso di bile. Ma avremmo dovuto offrirlo noi! E le stesse facce smunte le aveva il nostro personale, sapevamo che la festa era finita pure per noi". Nel più lussuoso Le Paillotes, in zona stadio, i commenti non cambiano. I gestori dello stabilimento, di proprietà dell'ex presidente del Pescara, Giuseppe De Cecco, non le mandano a dire agli azzurri: "una sola cosa dovevano fare, almeno pareggiare anche non passando la metàcampo, come purtroppo gli capita spesso ultimamente. Se si difendevano italian style, avremmo avuto altre serate da pienone assicurate pure noi. Chi volete che esca di casa con la famiglia a cenare per vedere la Svizzera o il Belgio, con tutto il rispetto?" In effetti, lo abbiamo potuto constatare personalmente, era inconsistente il via vai notturno sulla riviera lunedì 30 giugno, quando pure in campo stavano scendendo Francia e Germania: pochi, immaginiamo, si saranno fermati a cenare fuori per vedere se ci scappava la sorpresa con Nigeria e Algeria. "Qualcuno si fermava, magari per vedersi una mezzoretta e poi via a casa - conferma Michele Gelsi, ex gloria del Pescara e del Perugia, oggi titolare del Lido Azzurro - ma più che altro erano clienti dello stabilimento, pochi estranei. Sono calate drasticamente le prenotazioni di gruppo, al massimo vengono a prendersi delle pizzette da portare via. Meglio di niente, per carità, ma se l'Italia andava avanti era un'altra cosa. Cosa penso della nazionale, da ex collega? Lasciamo perdere, ma ci voleva maggiore convinzione, in fondo portare quella maglia è un onore per pochi. Il caldo afoso? C'era pure per gli altri, ma noi sembravamo senza benzina". Messaggio recepito, cari top players? Qui è già tanto se non vi chiedono i danni. Con o senza Italia, comunque, noi la vacanza la proseguiamo lo stesso e la sera troveremo altre alternative.

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