Quotidiano | Categorie: Interviste, Vita gay vicentina

Intervista a una mamma di un figlio transgender: l'amore, oltre il genere

Di Citizen Writers Martedi 19 Novembre 2013 alle 11:55 | 0 commenti

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Di Anna Barbara Grotto

Il 20 novembre si celebrerà in tutto il mondo il TDoR, il “Transgender day of Remembrance”. Di cosa si tratta? Una triste ricorrenza, dato che è il giorno in cui tradizionalmente si ricordano le vittime della transfobia; ma anche un giorno di speranza e di desiderio di visibilità per una comunità, quella transgender, tanto numerosa quanto nascosta, o visibile suo malgrado, dato che troppo spesso ne leggiamo nella cronaca scandalistica o addirittura nera.

Fu Gwendolyn Ann Smith, attivista, graphic designer ed editorialista, anch'essa transgender, che, alla fine degli anni ’90, più precisamente nell'anno 1998, in memoria del barbaro omicidio di Rita Hester (una donna transgender afroamericana uccisa il 28 novembre di quello stesso anno), diede il La dalla città di San Francisco ad un progetto grafico sul web chiamato “Remembering Our Dead”, seguito da una fiaccolata.

Da evento LGBT (acronimo che sta per lesbiche, gay, bisessuali, transgender) e artistico poco più che locale, il TDoR negli anni successivi ha avuto una propria evoluzione e un’eco che si è diffusa un po’ alla volta in tutto il mondo. Basti pensare che negli ultimi anni è stato ufficialmente celebrato in contemporanea mondiale in più di 200 città di oltre 20 Paesi.

Durante la ricorrenza del TDoR, che spesso comprende vari eventi artistici, oltreché veglie e fiaccolate, avviene il commovente rito della lettura dell’elenco delle vittime di transfobia, con particolare riguardo per gli omicidi dell’anno appena trascorso.
“Il TDoR - ha dichiarato l’ispiratrice di questa ricorrenza, Gwendolyn Ann Smith - vuole porre l'attenzione di tutti sulle perdite di vite umane a cui ogni anno dobbiamo far fronte a causa della violenza e del bigottismo anti-transgender. Sono fortemente motivata a battermi per i nostri diritti, e prima di ogni altra cosa per il diritto più importante di poter esistere. Cercano in così tanti modi di negare l'esistenza delle persone transgender, a volte nelle modalità più brutali, che è di vitale importanza che queste persone siano ricordate, e che noi tutti continuiamo a batterci per la giustizia e contro la transfobia”.

La transfobia, termine che indica l’odio per le persone transgender, ovvero coloro che vivono in un corpo di genere diverso da quello che riconoscono come proprio, miete ahinoi vittime anche in Italia. E per vittime intendiamo non solo coloro che vengono aggrediti, picchiati e addirittura uccisi, ma anche chi quotidianamente subisce le innumerevoli discriminazioni dovute al difficile percorso di transizione dal genere corporeo di nascita a quello cosiddetto di elezione.

Abbiamo contattato una mamma vicentina, Anna Francesca, di Bassano del Grappa, che sta seguendo amorevolmente il percorso di suo figlio Giulio, transgender FtM (ovvero “female to male”, che sta transitando dal genere femminile a quello maschile), e le abbiamo chiesto una testimonianza per questo TDoR 2013.

“Mio figlio ha 31 anni e l’ho accompagnato in tutte le fasi della sua vita – ci racconta Anna Francesca.
“L’ho caro in qualunque modo intenda essere; a me sta a cuore solo che sia felice, quanto meno sereno. Penso che non avrei mai potuto lasciarlo da solo nel difficile percorso che ha dovuto intraprendere in questi anni, mai sarebbe rimasto senza il sostegno e l’amore mio e di suo fratello e da 4 anni della sua compagna. Ciò che capita a lui, mi vede coinvolta completamente. Certo non è stato facile né scevro da sofferenza per nessuno; ma ho una grande ammirazione per la forza e l’equilibrio che Giulio ha dimostrato, sia sul piano morale che fisico. Il legame che ci unisce va al di là della convivenza quotidiana. Questo aspetto ha modificato profondamente la nostra vita e il nostro modo di vedere: ho conosciuto tante persone splendide, ricche di grande sensibilità e disponibili verso gli altri che mi hanno aiutato a capire e mi hanno portato ad aiutare gli altri. Parlo di AGEDO (Associazione Genitori di Omosessuali e Transessuali) di cui faccio parte e di varie altre associazioni Lgbt del Veneto.

Invito i giovani a non scoraggiarsi e a dare il tempo e le informazioni necessarie ai genitori; e a questi ultimi, vorrei infondere la forza di stare al fianco dei loro figli e di sostenerli anche se non capiscono o non condividono le scelte. È solo attraverso il dialogo e l’amore che tutto ciò diventa possibile.

Se sentite il bisogno di essere aiutati da un centro competente, rivolgetevi al Mit di Bologna o al Sat di Verona: uno staff di medici e legali vi aiuterà nel vostro percorso.”


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