Integrazione in Italia, come la vive una trentenne del Burkina Faso
Sabato 18 Maggio 2013 alle 15:00 | 1 commenti
Per la rubrica autogestita "StranIeri, italiani oggi" B.M. : «Non sempre tutto è negativo per noi stranieri»
Scrivo queste due righe per raccontarvi come mi sono trovata qui in Italia. L'Italia per noi stranieri vista da fuori è uno stato di ricchezza, di salute e di speranza. Ricchezza non solo personale ma per tutta la famiglia. Per noi famiglia non è solo papa, mamma, sorella e fratello ma è tutto l'albero genealogico familiare.
Perciò migrando in Italia abbiamo la possibilità di mandare dei soldi ai nostro familiari rimasti in Africa che tante volte non hanno la possibilità di mantenersi da soli perché il loro lavoro per la maggior parte agricolo non basta da solo e non li ricompensa se non in parte delle fatiche e dei mezzi impiegati per avere qualcosa di ritorno..
Il Burkina Faso, uno stato nel centro ovest Africa da cui vengo io, invece è visto da noi come uno stato da qui fuggire perché povero, con scarsissima speranze di avere un futuro migliore per se stessi e per la propria famiglia. Così nel lontano 1988 mio padre emigrò in Italia, poi fece venire mia madre e poi me e le mie sorelle. Non è stato facile per lui, ma mio padre ha voluto averci vicino dopo tante difficoltà . Siamo arrivati qui in Italia a settembre del 1993 con visto turistico. Ci siamo inseriti molto bene e molto facilmente perché abbiamo trovato delle persone di buon cuore che conoscevamo già i nostri genitori visti come delle brave persone. Perciò tanti di loro sono stati e sono tutt'ora disponibili, dai vicini di casa ai compagni di scuola e perfino i dipendenti del comune in cui risiedo sono stati sempre gentili con noi. In queste poche righe vi voglio raccontare che non sempre tutto è negativo per noi stranieri. Quando i miei amici mi chiedevano all'inizio da dove arrivavo dicevo il nome del mio paese ma a loro era sconosciuto come nei computer. Il Burkina non esisteva, dovevi cercarlo come Alto Volta (nome vecchio prima dell'indipendenza del 1960) e allora lo trovavi.
Mi ricordo che all'inizio come tutti gli stranieri non capivo niente d'italiano, parlavo a gesti con i miei compagni e ridevo quando ridevano anche loro ma tutto questo non gli impediva di venire a prendermi con i loro genitori per accompagnarci a scuola, a fare i compiti, ai compleanni e a fare un giro nei centri commerciali. Ora mastico alla grande l'italiano e quando parlo la gente rimane stranita da come lo parlo perfettamente e mi chiedono da quando sono qui. Ho fatto qui i miei studi, qui ho avuto una bellissima bambina che ha 3 anni e ormai io ho più di trent'anni. Devo dire che da quando sono arrivata in Italia ho cercato di capire la lingua, di conoscere al meglio le persone con cui stavo e di essere d'aiuto a loro come hanno cercato di fare loro con me e con la mia famiglia. Non ho mai incontrato delle difficoltà che non si potessero risolvere con l'aiuto di qualche buona persona italiana. Sono molto contenta di essere immigrata qui e non in un'altro stato.
Con mia figlia i miei vicini sono buonissimi. Quando sono uscita dall'ospedale dopo il parto mi hanno hanno aspettato fuori casa per darmi i regali. Ero al settimo cielo contenta di essere sempre nei loro pensieri come loro nei miei. Una delle mie prime amiche italiane con la sua famiglia ogni volta che vanno in qualche mercato comprano per mia figlia dei vestiti, dei giochi e qualsiasi cosa che sanno che può farle piacere ed io ogni giorno ringrazio Dio di avermeli fatti conoscere. La scorsa settima le hanno comprato un libro da colorare che hanno tenuto a casa loro così quando la porto da loro l'aiutano a colorarlo. A volte le fanno anche da baby sitter molto volentieri. Io, le mie sorelle e mio padre abbiamo trovato delle brave persone con cui lavorare e con cui non abbiamo nessun tipo di problema, anzi siamo amici di tutti e non ci hanno mai fatto sentire diversi. Sono sì straniera ma mi sento più italiana che una del Burkina Faso perché so più dell'Italia che del mio paese in cui rientro raramente. Spero che le difficoltà di lavoro che siamo riscontrando a causa della crisi diminuiscano e che tutti gli stranieri capiscano che lì dove migrano quello diventa il loro paese e che dobbiamo cercare di instaurare un buon rapporto comportandoci secondo le regole per poter vivere meglio con tutti e soprattutto con noi stessi facendoci conoscere meglio. Quando lasci il tuo paese sai che non tutto può andare sempre bene. Perciò auguro tanto coraggio a tutti davanti alle difficoltà che prima o puoi passano. Sono delle prove che dobbiamo cercare di superare e poi arriveranno le ricompense sempre grazie a Dio.
(Da VicenzaPiù n. 253, Bassano Più n. 15 e SchioThienePiù n. 3 sfogliabili comodamente dagli abbonati online. )
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In altri luoghi d'italia tuo padre sarebbe discriminato e sfruttato (p. es. bracciante agricolo in nero senza alcun diritto) e tu saresti maltrattata e malvista dagli "indigeni".
Il Veneto è sempre stato terra ospitale e aperta verso chi ha voluto integrarsi e dare il suo contributo allo sviluppo.
Dunque un benvenuto a te in questa terra sperando che tu possa sentirti veneta piuttosto che italiana: paghi anche tu le tasse qui e quindi una grossa parte del tuo lavoro è "rubata" dalle caste statali italiane e dai fannulloni che lo tengono in piedi.
Auguri e arrivederci, veneta di adozione, ma veneta!!
Alberto