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Inceneritori: lo "Sblocca Italia" e il business della monnezza in Veneto

Di Pietro Rossi Mercoledi 19 Agosto 2015 alle 23:47 | 0 commenti

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"Sblocca Italia" o "sblocca business"? La bozza del decreto, ricevuta dalle Regioni lo scorso 29 luglio e con la quale il Governo dichiara l'intenzione di realizzare 12 nuovi inceneritori, uno dei quali in Veneto, solleva non pochi dubbi. Come sollevano dubbi le dichiarazioni di Luca Zaia. Come mai il Governatore del Veneto, nell'affermare la sua contrarietà al decreto, dichiara che in Veneto ci sono 3 inceneritori quando ce ne sono solo 2? 

Una svista o c'è sotto qualcos'altro? Ad esempio il grande affare dei finanziamenti per i rifiuti e una divisione politica su dove piazzarli? Sì, perché lo sblocca Italia non parla solo di costruirli, si possono utilizzare quelli già esistenti. E in questo caso, in Veneto, ce ne sono un paio legati a lobby politiche differenti...

Uno di questi esiste ma non è attivo - infatti gli unici due in funzione in Veneto si trovano a Padova e a Schio - ed è il discusso inceneritore di Ca' del Bue a Verona. Lo scorso febbraio era trapelata la notizia, riportata da "L'Arena", di una lettera che il direttore dell'Agsm, Giampietro Cigolini, avrebbe mandato al Ministero dell'Ambiente per suggerire che Ca' del Bue diventi "impianto strategico di preminente interesse nazionale".

La "soffiata" è arrivata dal consigliere regionale Pd Franco Bonfante che ha lanciato l'allarme sostenendo che l'operazione servirebbe a far convogliare in Veneto tutti i rifiuti italiani. L'Agsm, che fa capo al sindaco di Verona Flavio Tosi, amico/nemico del Governatore del Veneto Luca Zaia, ha invece smentito la possibilità di smaltire rifiuti pericolosi, dichiarando che "verrà data priorità allo smaltimento dei rifiuti a livello locale".

La Regione Veneto - come rivela il Corriere - nei giorni scorsi ha fatto pervenire al Governo una relazione, che ha di fatto appoggiato Agsm ("niente rifiuti da fuori"), ma si percepisce un "sì'" velato alla riattivazione dell'inceneritore. Deriva da questo il "lapsus" di Zaia? 

Nella relazione regionale si legge: «In termini generali il suddetto piano non prevede la realizzazione di nuovi impianti né di nuove discariche né, tantomeno, di nuovi impianti di termovalorizzazione. Esso prevede, più precisamente, la riattivazione dell'impianto di incenerimento di Ca' del Bue mantenendo comunque inalterata la potenzialità impiantistica già indicata nel piano del 2004 che è di 500 tonnellate al giorno». E cioè circa 54 mila tonnellate annue.

Il decreto attuativo del Governo parla però di cifre diverse: «gli elevati fabbisogni di incenerimento residuo e l'elevata produzione di rifiuti determinano l'esigenza di localizzare sul territorio regionale (del Veneto) un impianto di incenerimento di 150 mila tonnellate/anno». Guarda caso - come fa notare anche il Corriere del Veneto - la stessa quantità indicata dal Piano regionale dei rifiuti, approvato a fine aprile, che indicava la necessità di realizzare un inceneritore in Veneto proprio di quella capacità.
E le restanti 100 mila tonnellate?
Qui entra in gioco il secondo inceneritore, già attivo, quello di Ca' Capretta a Schio. L'unico possibile, visto che quello di Padova ha già una data di scadenza, il 2030, mentre per quello scledense non è indicata nessuna chiusura prevista. In più c'è il fatto che questo inceneritore sta completando il rifacimento della prima linea, che permetterà lo smaltimento di 91 mila tonnellate al posto delle attuali 72. Ne mancano sempre ottantamila e forse proprio su queste si gioca tutta la questione.

Una delle ipotesi accarezzate da alcuni Comuni vicini al Pd che compongono il consorzio Alto Vicentino Ambiente (AVA) srl, che gestisce l'inceneritore di Schio, è infatti quello di mettere mano alla seconda linea - che comunque ha bisogno di essere rivista per l'usura del tempo - portando l'inceneritore a smaltire circa 120 mila tonnellate annue.
Il destino dei due inceneritori sembra insomma già scritto, come sembra già scritta la spartizione della torta sotto l'aspetto politico. Da una parte Verona e la sua municipalizzata, governata dal centro-destra tosiano, e dall'altra Schio e il suo inceneritore che ha avuto per ben vent'anni una guida monocolore Pd che, tra le altre cose, nominava il presidente della AVA. In vent'anni qualche peso politico forse c'è ancora?
Di sicuro c'è il fatto che quello dei rifiuti, con buona pace della raccolta differenziata e nonostante tutti gli scandali legati alle ecomafie, fa ancora gola a tanti ed è un business infinito. Da una parte le tasse in più che pagano i cittadini nonostante la produzione dei rifiuti sia diminuita (come rivela questo rapporto della Cgia Mestre) e dall'altra gli incentivi statali che arrivano alle società di gestione perché incenerire i rifiuti - in completa controtendenza con tutta Europa - qui da noi è considerato un sistema di "energia rinnovabile". In realtà un inceneritore è un buco nero che, senza finanziamenti, percepirebbe solo circa 110 euro a tonnellata. Più rifiuti ci sono, più incentivi arrivano. E si parla di milioni di euro. L'ennesima torta da spartire tra vecchi e nuovi poteri?


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