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In Fiera a Vicenza la 52ª premiazione dei Maestri Artigiani Benemeriti

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 24 Marzo 2014 alle 00:21 | 0 commenti

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Confartigianato Vicenza - Nella relazione del presidente Confartigianato anche una riflessione sul nuovo Governo: "Dopo gli annunci attendiamo i fatti". Bonomo: "la piccola impresa va ‘liberata' dalle troppe complicazioni di questo paese "

"L'esempio che ogni anno ci viene dai colleghi premiati (nella foto il 'gruppone') è che si è artigiani per tutta la vita. Lo si è da giovani, quando si apprende un mestiere da qualcuno che ce lo insegna; lo si è nel pieno della maturità, quando si capisce che non basta saper lavorare bene, ma bisogna anche saper mandare avanti un'impresa, farla stare sul mercato, curare i collaboratori, che occorre aggiornarsi sempre...

...E si resta artigiani anche dopo, come dimostrano i nostri pensionati, sempre pronti a trasmettere la loro esperienza. Qui sta ‘la grande bellezza' dell'artigianato. Che sarebbe ancora più grande se la lasciassero libera di esprimersi al meglio, anziché deprimerla con ostacoli di ogni genere".

Con queste parole Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Vicenza, ha aperto oggi la sua relazione alla 52ª premiazione dei Maestri Artigiani Benemeriti alla Sala Palladio della Fiera, momento Premi speciali Mabculminante della Settimana dell'Artigianato 2014 (nella foto accanto per i due premi speciali ad honorem: da sinistra Giorgio Merletti (presidente Confartigianato Imprese); Massimo Marchiori (dell'Università di Padova - Maestro Artigiano Ad Honorem); Irene Marangoni (imprenditrice artigiana di Montebello - Maestra Artigiana Ad Honorem); Fabio Cisco (sindaco di Montebello); AGostino Bonomo (presidente Confartigianato Vicenza).
Prendendo spunto dalla partecipazione alla recente manifestazione nazionale che ha portato in piazza a Roma la voce di sessantamila imprenditori autonomi, Bonomo ha sottolineato: "Quello che siamo tornati a chiedere è, innanzitutto, il rispetto per quello che siamo e per quanto facciamo. Ben sapendo che il rispetto nasce dalla conoscenza, e tante, troppe volte ci viene da pensare che chi fa le leggi, in questo Paese, non ci conosce. Se un politico, o aspirante tale, passasse solo un giorno tra le mura di una piccola impresa, capirebbe parecchie cose; e noi magari non ci troveremmo a combattere con raffiche di provvedimenti incomprensibili e insostenibili, con lo stillicidio continuo dei versamenti da effettuare, delle astruse carte da compilare, con un'amministrazione pubblica tanto insensata quanto intricata. E il tirocinio dentro a un'azienda servirebbe pure a quella casta di burocrati, funzionari e tecnici che dentro ai palazzi ministeriali sono chiamati a scrivere leggi e decreti, a dar corso alle decisioni di governo e che, invece di studiare percorsi rapidi, snelli, chiari, sfornano testi complicati, contraddittori, fregandosene delle ricadute pratiche su ciascuno di noi, come se fossimo dei sudditi, e non cittadini di uno Stato di cui loro dovrebbero essere i primi servitori, non i frenatori occulti".
Ricordando le parole di un Premio Nobel americano ospitato a Vicenza, secondo il quale "l'Italia deve diventare un paese meno complicato", Bonomo si è detto d'accordo: "Perché in Italia è difficile non solo fare impresa, ma anche pagare le tasse, o mettere in fila tutti i certificati che servono ogni volta, o avere una giustizia civile con tempi civili: non è un caso se ci siamo uniti alle altre categorie e all'Ordine degli Avvocati nell'avanzare istanza di fallimento per il tribunale di Vicenza. Ma non è facile nemmeno mettersi nei panni di un sindaco che deve fare l'esattore per raccogliere tributi che non si fermeranno nel suo Comune ma finiranno nel calderone statale, mentre lui non può spendere i soldi che ha già in cassa per le opere pubbliche a causa del patto di stabilità. Né è facile vivere in un Paese in cui l'articolazione degli enti locali non favorisce la snellezza amministrativa, ma complica la vita. E la complica in modo costoso, perché il brutto federalismo all'italiana che finora si è realizzato permette che ci siano Regioni e città (non qui) dove si contano più debiti che abitanti".
Facendosi portavoce delle 25mila imprese artigiane vicentine, Bonomo ha dunque ricordato che "per questi e per tanti altri motivi siamo scesi in piazza a Roma, in modo civile ma determinato, a nome di chi produce, della gente abituata a fare, dicendo che è ora di voltare pagina. E ci indignano pure le troppe notizie relative agli sprechi della cosa pubblica, alle opere costate miliardi e rimaste incompiute, ai risparmi promessi e mai realizzati, per non parlare delle cronache che riportano continui episodi di malaffare e corruzione. Così come non possiamo né vogliamo piegarci alle assurdità di procedimenti calati dall'alto: vedi il famigerato Sistri per i rifiuti, un sistema contro il quale ci stiamo battendo da anni e per il quale, adesso, l'ultima battaglia sarà quella di riuscire a far escludere le aziende fino ai dieci dipendenti. E non ci fermeremo qui".
Quanto al confronto con la classe politica e alle prime mosse del governo Renzi, Bonomo ha voluto essere chiaro e obbiettivo: "Noi non abbiamo mai voluto cedere - ha detto - né al pessimismo né al qualunquismo. Crediamo ancora che nel personale politico ci siano uomini e donne animati da intenzioni serie, da rigore morale e dal desiderio di impegnarsi, ma chiediamo che ce lo dimostrino con i fatti. Per esempio, attendiamo che si concretizzino le annunciate misure del Governo sulla diminuzione dell'Irap, lo sblocco dei pagamenti della Pubblica Amministrazione, la diminuzione del costo dell'energia per le Pmi, lo snellimento dell'apprendistato e dei contratti a termine, il rafforzamento del fondo di garanzia per il credito, la riduzione Irpef per i lavoratori dipendenti, anche se altrettanto si sarebbe dovuto fare per i lavoratori autonomi. Vedremo come e quando tutto ciò diventerà realtà, con la necessaria copertura finanziaria. In questo momento, e preso atto che tali buoni propositi accolgono anche molte nostre proposte, siamo obbligati all'ottimismo. Altrimenti l'unica alternativa sarà il ritorno alle urne con un nuovo, prevedibile voto di protesta. Invece, se ne avremo fondato motivo, altri nostri contributi alla creazione di un clima positivo non mancheranno: proprio in questi ultimi anni, mentre il vento della congiuntura economica negativa spirava forte, abbiamo imparato che la negatività, il pessimismo, l'immobilismo non servono a nulla, se non a peggiorare la situazione. Anziché piangersi addosso, anziché soccombere come purtroppo è accaduto anche con esiti umanamente drammatici, ci sono stati molti nostri colleghi che hanno saputo rimboccarsi le maniche con energia ancora maggiore, hanno voluto reagire rimettendosi in gioco, hanno stretto i denti e sono riusciti ad andare avanti".
Concludendo, Bonomo ha ricordato: "Nessuno conosce meglio di noi il valore del lavoro, dell'impegno quotidiano, delle responsabilità che esso comporta. Tanti di noi hanno passato - e passano - notti insonni pensando ai conti, alle fatture, al futuro della ditta e delle persone che vi sono coinvolte. Anche questo è nel Dna degli artigiani: la capacità di procedere con determinazione e tenacia, l'accettare i rischi, l'investire in innovazione e in una trasformazione che stia al passo coi tempi, la volontà di fare bene per sé e per il proprio territorio, per la propria comunità. Artigiani che delocalizzano all'estero non ne nasceranno mai: noi siamo qui, noi stiamo qui. E vogliamo restarci".
Arricchita dagli interventi dei presidenti nazionale e regionale Confartigianato, Giorgio Merletti e Giuseppe Sbalchiero, la cerimonia ha ripercorso le biografie dei premiati, chiamati sul palco a vedere pubblicamente riconosciuto non solo il valore dei dieci Maestri Artigiani per i 35 anni di attività nell'azienda da essi fondata e dove hanno imparato il mestiere decine di apprendisti, ma anche di tre Dirigenti Benemeriti per il loro impegno a favore della categoria e di tre Pensionati Artigiani Benemeriti ancora attivi per gli altri.
Ecco i dieci Maestri Artigiani di quest'anno: Giovanni Alba (modelli per fonderia, Schio); Bruno Bortolotto (posatore, Malo); Filippo Cidonio (stampi meccanici, Rosà); Renzo Gios (pasticcere e gelatiere, Asiago); Antonio Manzardo (fabbro, Lugo di Vicenza); Lucia Marchesini (acconciatrice, Chiampo); Giovanni Panozzo (falegname mobiliere, Lonigo); Ivana Peretto (acconciatrice, Sovizzo); Giannino Sandonà (carrozziere, Montecchio Precalcino); Valentino Stevanella (autotrasportatore, Valdagno). Sono stati invece insigniti del titolo Dirigente Artigiano Benemerito per il loro ruolo associativo: Enza Cumerlato (estetista, Schio), Vittorio Gugliemini (chimica, Rossano Veneto) e Gian Domenico Pozza (edile, Conco), mentre a Ottavio Morinni di Schio, Armando Pegoraro di Villaverla e a Claudio Scaldaferro di Rosà è andato il titolo di Pensionato Artigiano Benemerito per il loro impegno profuso ancora oggi nel gruppo Anap Confartigianato. È stato anche attribuito, per la quarta volta, il premio Imprenditore d'Eccellenza, riconoscimento quest'anno imperniato sul tema "Innovazioni tecnologiche per la creazione della Smart Community". A riceverlo è stato Stefano Cavaggion della Entity Elettronica di Altavilla Vicentina.
Altro momento particolare, il conferimento del titolo di Maestro Artigiano ad honorem al giovane matematico e informatico padovano Massimo Marchiori, inventore dell'algoritmo su cui si basa il più importante motore di ricerca del mondo, vale a dire Google. Assieme a lui, Maestra Artigiana ad honorem è stata proclamata la signora Irene Marangoni, che a ottantaquattro anni segue ancora - e ininterrottamente dal 1965 - l'attività della ditta "Costruzione Meccaniche Montebello" con sede a Montebello Vicentino.
Nell'ambito della manifestazione sono stati infine festeggiati con il Premio Fedeltà cinque dipendenti di imprese artigiane distintisi per attaccamento al lavoro e all'azienda di appartenenza da almeno 25 anni. Il riconoscimento è stato consegnato a: Rienzo Barausse della ditta Antonio Basso & C. (falegnameria, Thiene); Giancarlo Bertoncello della Paolino Zilio Snc (installazione impianti, Bassano); Aladino Fabrello della Carmet Srl (carpenteria meccanica, Schio); Maria Nilla Facci della Zanebet Srl (sartoria, Torrebelvicino); Giuliano Minuzzo Bonato della Italform Snc (stampi per materie plastiche, Marostica).

 

MAB 2014 relazione presidente bonomo

Autorità, care colleghe e cari colleghi artigiani, signore e signori,
buongiorno a tutti e benvenuti a questa cerimonia che, come avete visto, anche quest'anno abbiamo voluto aprire in maniera inconsueta.
Potremmo star qui una giornata intera a enumerare i motivi per i quali, il 18 febbraio scorso, siamo scesi in piazza a Roma in sessantamila per ricordare al Parlamento e al Governo che, continuando a bastonare le piccole imprese con burocrazia, tasse e ogni genere di ostacoli, si mette a rischio il futuro dell'Italia. E forse non è un caso che, dopo un paio di settimane, il Governo abbia annunciato alcuni provvedimenti che paiono andare nella giusta direzione.
Ma oggi è anche una giornata di festa, nella quale rivolgiamo il doveroso tributo ad alcuni nostri colleghi, i quali ci hanno dimostrato con i fatti che cosa significa essere artigiani e cosa vuol dire saper fare del lavoro, per sé e per gli altri, la propria ragione di vita.
Per questo, a rappresentare idealmente tutto il nostro mondo - e cioè tutte quelle 25mila imprese artigiane che nella nostra provincia tengono ancora botta, giorno per giorno, pur dopo il terremoto di una crisi e un'era di cambiamento senza precedenti - abbiamo chiamato qui con noi la signora Irene Marangoni, alla quale rivolgiamo ancora un ringraziamento per l'esempio che ci fornisce.
Detto in sintesi, il suo esempio è questo: che si è artigiani per tutta la vita.
Lo si è da giovani, quando si apprende un mestiere da qualcuno che ce lo insegna; lo si è nel pieno della maturità, quando si capisce che non basta saper lavorare bene, ma bisogna anche saper mandare avanti un'impresa, farla stare sul mercato, curare i collaboratori, che occorre aggiornarsi sempre. E si resta artigiani anche dopo, come ci dimostrano i nostri pensionati, che rappresentano ancora un modello di entusiasmo, sempre pronti a trasmettere la loro esperienza.
Qui sta "la grande bellezza" dell'artigianato, che sarebbe ancora più grande se la lasciassero libera di esprimersi al meglio, anziché deprimerla con ostacoli di ogni genere.
Perciò, quello che siamo tornati a chiedere in piazza a Roma è, innanzitutto, il rispetto. Rispetto per quello che siamo e per quanto facciamo. Ben sapendo, però, che il rispetto nasce dalla conoscenza, e tante, troppe volte ci viene da pensare che chi fa le leggi, in questo Paese, non ci conosce.
Se un politico, o aspirante tale, passasse solo un giorno tra le mura di una piccola impresa, capirebbe parecchie cose; e noi magari non ci troveremmo a combattere con raffiche di provvedimenti incomprensibili e insostenibili, con lo stillicidio continuo dei versamenti da effettuare, delle astruse carte da compilare, con una amministrazione pubblica tanto insensata quanto intricata.
E il tirocinio dentro a un'azienda servirebbe pure a quella casta di burocrati, funzionari e tecnici che dentro ai palazzi ministeriali sono chiamati a scrivere leggi e decreti, a dar corso alle decisioni di governo e, invece di studiare percorsi rapidi, snelli e chiari, sfornano testi complicati, contraddittori, fregandosene delle ricadute pratiche su ciascuno di noi, come se fossimo dei sudditi, e non cittadini di uno Stato di cui loro dovrebbero essere i primi servitori, non i frenatori occulti.
Anche un Premio Nobel americano che abbiamo ospitato qui a Vicenza ha detto che "l'Italia deve diventare un paese meno complicato". Già, perché in Italia è difficile non solo fare impresa, ma anche pagare le tasse, o mettere in fila tutti i certificati che servono ogni volta, o avere una giustizia civile con tempi civili: e a tale proposito non è un caso se la nostra associazione si è unita alle altre categorie e all'Ordine degli Avvocati nell'avanzare istanza di fallimento per il tribunale di Vicenza.
Ma non è facile nemmeno mettersi nei panni di un sindaco che oggi deve fare l'esattore per raccogliere tributi che non si fermeranno nel suo Comune, bensì finiranno nel calderone statale, mentre lui non può spendere i soldi che ha già in cassa per le opere pubbliche, a causa del patto di stabilità. Così come non è facile essere cittadini di un Paese in cui l'articolazione degli enti locali, dalle Regioni ai Comuni passando per ciò che resta delle Province, non favorisce la snellezza amministrativa, ma complica la vita. E la complica in modo costoso, perché quel brutto "federalismo all'italiana" che finora si è realizzato permette che nel nostro Paese ci siano Regioni e città - e non sono certo le nostre - dove ci sono più debiti che abitanti!

Per questi e per tanti altri motivi siamo scesi in piazza a Roma, in modo civile ma determinato: per manifestare il malessere di un mondo di imprese che si dibattono tra difficoltà a ottenere credito, difficoltà a farsi pagare, difficoltà a rispettare norme spesso ostili, e persino a ottenere giustizia.
A nome di chi produce, a nome di una piccola impresa che è abituata alla concretezza - perché noi siamo gente abituata a "fare" - abbiamo detto che è ora di voltare pagina.
Noi non abbiamo mai voluto cedere né al pessimismo né al qualunquismo. Crediamo ancora che nel personale politico ci siano uomini e donne animati da intenzioni serie, da rigore morale e dal desiderio di impegnarsi; ne conosciamo, di quelli che sanno ascoltarci, e che vogliono camminare con noi per garantire un futuro all'Italia dei nostri figli e dei nostri nipoti. Ma chiediamo che ce lo dimostrino sempre con i fatti. E su quei fatti, com'è nostro diritto e nostro dovere, li giudicheremo.

Per esempio, attendiamo che si concretizzino le annunciate misure del Governo sulla diminuzione dell'Irap, lo sblocco dei pagamenti della Pubblica Amministrazione, la diminuzione del costo dell'energia per le Pmi, lo snellimento dell'apprendistato e dei contratti a termine, il rafforzamento del fondo di garanzia per il credito, la riduzione dell'Irpef per i lavoratori dipendenti (anche se altrettanto si sarebbe dovuto fare per i lavoratori autonomi). Vedremo come e quando tutto ciò diventerà realtà, con la necessaria copertura finanziaria. In questo momento, e preso atto che tali buoni propositi accolgono anche molte nostre proposte, siamo obbligati all'ottimismo. Altrimenti l'unica alternativa sarà il ritorno alle urne con un nuovo, prevedibile voto di protesta.
Invece, se ne avremo fondato motivo, altri nostri contributi alla creazione di un clima positivo non mancheranno: proprio in questi ultimi anni, mentre il vento della congiuntura economica negativa spirava forte, abbiamo imparato che la negatività, il pessimismo, l'immobilismo non servono a nulla, se non a peggiorare la situazione. Anziché piangersi addosso, anziché soccombere come purtroppo è accaduto anche con esiti umanamente drammatici, ci sono stati molti nostri colleghi che hanno saputo rimboccarsi le maniche con energia ancora maggiore, hanno voluto reagire rimettendosi in gioco, hanno stretto i denti e sono riusciti ad andare avanti.
Anche questo è nel Dna degli artigiani: la capacità di procedere con determinazione e tenacia, l'accettare i rischi, l'investire in innovazione e in una trasformazione che stia al passo coi tempi, la volontà di fare bene per sé e per il proprio territorio, per la propria comunità.
Artigiani che delocalizzano all'estero non ne nasceranno mai: noi siamo qui, noi stiamo qui: E vogliamo restarci.

Abbiamo persino calcolato cosa succederebbe alla nostra provincia se, dall'oggi al domani, chiudessimo bottega tutti noi artigiani. Risultato? Un buco di Pil di quasi 4 miliardi, una disoccupazione che aumenterebbe del 138,5%, un export più che dimezzato, passando da 15 miliardi a 8,5.
E invece, cosa accade? Accade che, proprio in termini di esportazioni, nei primi nove mesi del 2013, rispetto al 2012, le piccole imprese nel Veneto sono state protagoniste di un aumento di export pari al 4,1%, quelle vicentine del 4,7%. Dunque, se qualcuno vuole parlare di ripresa dell'economia, deve guardare proprio ai nostri artigiani, artefici di quel Made in Italy che ci rappresenta nel mondo. E noi, come Confartigianato Vicenza, mettiamo in campo le nostre forze a sostegno di quelle imprese: il nostro Ufficio Estero vede attive ogni giorno 12 persone, e attualmente sono 10 i Paesi con cui stiamo portando avanti progetti anche extraeuropei, dall'Asia all'Africa al Sudamerica.

Sappiamo altrettanto bene, però, che il nostro tessuto produttivo comprende moltissime imprese la cui attività non è rivolta oltre confine, ma si svolge sul mercato interno, quello che negli ultimi mesi ha subìto i peggiori contraccolpi della crisi. Ecco perché rivolgiamo eguale attenzione, con progetti e risorse, alle piccole aziende operanti sul territorio e per il territorio. Cito ad esempio la filiera della casa, settore di cui sappiamo bene le difficoltà: il nostro impegno, in questo caso, lo abbiamo diretto soprattutto a promuovere da parte delle imprese la riqualificazione delle costruzioni esistenti, considerandone anche le ricadute in termini di rendimento e risparmio energetico, di miglioramento del patrimonio residenziale e commerciale, nonché di adeguamento degli standard abitativi alle caratteristiche di una società che, giustamente, prende sempre più in considerazione le esigenze di tutti, non soltanto delle persone in piena efficienza fisica.
Esattamente come accade per la progettazione di prodotti di uso "universale" secondo la filosofia del Design for All, una prassi che noi sosteniamo attraverso il progetto Libero Accesso, anche nel caso dell'edilizia queste attenzioni aprono alle aziende nuove prospettive di mercato, facendo capire a clienti e utenti qual è il grado di preparazione tecnica e aggiornamento professionale delle nostre ditte: a tale proposito, proprio ieri abbiamo inaugurato a Lonigo una mostra non a caso denominata "La casa che risparmia". Accanto alla quale sorge un'altra esposizione, quella dedicata ai sapori gastronomici locali, all'artigianato del gusto, a quel settore alimentare che è un'altra delle nostre grandi risorse.
E nemmeno temiamo confronti nella meccanica e nel legno; nel tessile e nell'abbigliamento di qualità; nelle produzioni artistiche; nell'oreficeria e nelle pelli; nell'arredamento e nei servizi per il benessere delle persone; nella grafica e nell'elettronica; nell'oggettistica e nella logistica dei trasporti; nel restauro del patrimonio architettonico-ambientale e nei dispositivi sanitari.
Tutto questo è artigianato, un mondo che nella provincia di Vicenza vede attivo il 22% della popolazione, fatto di titolari d'impresa come di familiari e di collaboratori: quei collaboratori che fanno parte integrante della "famiglia artigiana" e che non a caso quest'oggi vengono premiati, assieme ai Maestri e Dirigenti Benemeriti, per la loro fedeltà all'azienda di appartenenza. Cioè per il contributo che anch'essi danno allo sviluppo di un universo economico e sociale che, oggi, vede attivi 35.800 imprenditori, 7.500 imprenditrici, 69.200 occupati.

Signore e signori,
nessuno conosce meglio di noi il valore del lavoro, dell'impegno quotidiano, delle responsabilità che esso comporta. Tanti di noi hanno passato - e passano - notti insonni pensando ai conti, alle fatture, al futuro della ditta e delle persone che, a vario titolo, vi sono coinvolte.
Se oggi siamo qui, è perché sappiamo come tutto ciò rappresenti il tradizionale fondamento del nostro operare con impegno e con orgoglio.
Per questo ci fanno indignare, e ci feriscono, le troppe notizie relative agli sprechi della cosa pubblica, alle opere costate miliardi e rimaste incompiute, ai risparmi promessi e mai realizzati, per non parlare delle cronache che riportano continui episodi di malaffare e corruzione.
Con la stessa determinazione non possiamo né vogliamo piegarci alle assurdità di procedimenti calati dall'alto come il famigerato Sistri per i rifiuti, un sistema contro il quale ci stiamo battendo da anni e per il quale, adesso, l'ultima battaglia sarà quella di riuscire a far escludere le aziende fino ai dieci dipendenti. E state sicuri che non ci fermeremo qui.

Ma, tornando al significato della cerimonia di oggi, vorrei ricordare che, oltre ai colleghi premiati, anche quest'anno vogliamo segnalare pubblicamente alcune figure di spicco attive sia nel campo dell'impresa innovativa e sia in quello del progresso sociale e scientifico, persone che ci aiutano a guardare avanti e a non aver paura del mondo che cambia.
Ripeto: tutti noi abbiamo l'ottimismo della volontà, ed è questa la risorsa che condividiamo anche con il nuovo Artigiano di Eccellenza e con i nuovi Maestri Artigiani ad Honorem cui andrà, stamattina, il nostro riconoscimento. Li proclamiamo tali perché siamo animati dallo stesso spirito, quello spirito che fa andare avanti ciascuno di noi nel proprio campo di attività.
Ai rappresentanti del mondo istituzionale, ai parlamentari, agli amministratori, chiediamo di aiutarci a difendere, a sostenere, ad accompagnare questo straordinario patrimonio, oggi e in futuro.
Perché tutti insieme dobbiamo garantire, ai giovani di oggi, la possibilità di diventare i maestri artigiani di domani. Grazie.

Leggi tutti gli articoli su: Agostino Bonomo, Mab, Maestri artigiani benemeriti

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