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Il Vicenza calcio dei poveri ... creditori. Calciatori pagati, operai e autisti "tagliati"

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 12 Giugno 2013 alle 00:08 | 0 commenti

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È quasi un decennio che il Vicenza Calcio arranca economicamente. Dopo la parentesi inglese, che pure sembrava la peggiore nella storia biancorossa, è arrivato tra il suono delle fanfare Sergio Cassingena, vicentino sì ma non troppo, viste le origini, e alla guida di un gruppo che sembrava facesse pomposamente capo alla catena di supermercati Sisa, ma poi nascosto per quanto riguarda l'ignoto padrone reale da finanziarie e fiduciarie varie, caso unico nel calcio professionistico italiano.

Dopo balletti complicati e nebulosi al vertice societario tra la famiglia Cassingena, nel frattempo "tagliato" da Sisa, l'imperscrutabile manager Danilo Preto e il dentista Massimo Masolo ora è arrivato come presidente Tiziano Cunico, un po' uomo Sisa, al vertice della sua finanziaria per il centro nord Italia, un po' imprenditore di sale bingo, un po', molto di più, incaricato di fare quello che chi lo ha preceduto mai è riuscito a fare: vendere realmente per trovate quei soldi che il calcio richiede di investire prima di provare a farli. Tanto più, altra anomalia, che il Vicenza Calcio non possiede neanche i campi su cui si allena, per i quali deve un pesante affitto e che sono di proprietà di un'altra scatola complessa come la River che fa capo al duo Preto Cassingena, salvo errori ed eventuali recenti variazioni societarie.

Se si sono rivelati come tentativi di cessione improponibili quelli marcati Massone o ingenui gli altri col brand Dalle Rive ora il possibile sherpa di soldi sarebbe tal Hamdi Mehmeti, uno svizzero il cui cognome lo fa poco simile ad Heidi (ed infatti è di origini kosovare) ma le cui possibilità finanziare non sembrerebbero tali da poter far sognare i tifosi biancorossi se fossero misurate dalla quota del capitale societario che possiede (fonte il GdV del 9 giugno) nelle quattro società con cui opererebbe più da finanziere che da imprenditore. Quattro società con un capitale complessivo di un milione e quattrocentomila franchi svizzeri (poco più di un milione di euro) per giunta possedute in quota parte da Hamdi Mehmeti, se non fossero accompagnate da altri patrimoni, magari personali, dell'aspirante acquirente del vecchio Lane come possono dare non diciamo certezze ma almeno speranze a Cunico, a chi rappresenta e, soprattutto, a chi, i tifosi, da anni meriterebbero miglior sorte.

Ma il quadro della trattativa, oltre che dalle reali possibilità finanziarie di Hamdi Mehmeti su cui da tempo è atteso un "rapido" pronunciamento della Banca Popolare di Vicenza, sembra complicato da altre considerazioni che sembrerebbe ovvio, oltre che doveroso, fare.

Le riduciamo, in questa breve analisi, a due "voci", entrambe con un risvolto economico.

Se è vero, come sostiene Tiziano Cunico, che il debito con l'erario di quattro milioni e mezzo di Iva verrà pagato a rate dalla vecchia proprietà, se River rinuncerà ai due milioni di euro che dovrebbe avere per l'uso delle sue strutture (e non di sa quanto chiederà ai nuovi ipotetici proprietari per farle ancora usare), se, se e se ... come sarà realizzabile il progetto finora ventilato? Quello, cioè, di far entrare di fatto formalmente i nuovi soci nella vecchia società, appesantita ancora e anche dal debito milionario con la Popolare di Vicenza e dagli impegni da assolvere in tempi brevi per garanzie bancarie e pagamenti di stipendi ai calciatori, per poi "lasciare" i problemi alla vecchia proprietà di quella che diventerà in sostanza una bad company e far acquisire la maggioranza di una costituenda new company con in dote solo gli colori storici del Lanerossi. La Lega pro da noi interpellata al riguardo ha risposto di fatto così: «i regolamenti non lo consentono».

Assodato che il progetto sarebbe inattuabile dal punto di vista strettamente regolamentare, salvo che non esista una qualche diversa ipotesi di ingegneria societaria nella selva già intricata dell'attuale proprietà, qualcuno si è posto un altro problema?

Se pure fosse possibile in qualche modo la cessione (e senza chiedersi dove sarebbe l'interesse di Hamdi Mehmeti a tuffarsi in Lega Pro col Vicenza Calcio, neanche fosse un super e ricco tifoso vicentino lui che è svizzero-kosovaro), trovato l'accomodamento con l'erario e, in qualche modo, con la Popolare di Gianni Zonin, i cui crediti sarebbero garantiti da proprietà reali, e pagati in toto i calciatori e i tesserati, che fine farebbe un gruppetto di creditori, che si sono occupati per anni delle trasferte della squadra, come la Zanconato di Arzignano, delle pulizie dello stadio, come la Helyos di Barbarano, della cura del prato di Isola Vicentina e di qualcos'altro. Il loro credito ulteriore complessivo supererebbe il milione di euro.

Le tre (o quattro) aziende più esposte, oltre ai vari piccoli creditori, se non ricevessero in parte o in toto quanto vantato grazie ad anni di servizi prestati e da loro pagati ai loro dipendenti, riuscirebbero ad assorbire il colpo o entrerebbero in crisi con gravi implicazioni per i loro lavoratori, che, per far pagare i vecchi e i futuri giocatori biancorossi, potrebbero perdere il loro lavoro?

Se lo chieda Cunico, se non se lo è già chiesto, lo chieda alla vecchia proprietà, di cui fa parte, e nelle sue trattative per "salvare" il Vicenza Calcio si occupi anche di queste aziende e dei loro dipendenti. Per non far pensare che non voglia salvare il Vicenza Calcio, ma che abbia soprattutto l'obiettivo di tutelare i vecchi proprietari. Dando il vecchio e glorioso Lane al "povero" signor Hamdi Mehmeti di turno, cancellando debiti, sogni e famiglie.


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