Il vicentino mons. Agostino Marchetto: segni di una chiesa che sceglie da che parte stare
Domenica 14 Luglio 2013 alle 20:11 | 0 commenti
Riceviamo da Mario Pavan e pubblichiamo
Ripensando all'impegno profuso dal vicentino mons. Agostino Marchetto in nunziature "calde"e nel pontificio consiglio dei migranti e itineranti
Oggi tornano prepotentemente davanti agli occhi di tutto il mondo i passi significativi di papa Francesco, che ha scelto la Chiesa dell'essenza evangelica e che sta dimostrando con la parola e con i fatti, sull'esempio della lettera di San Giacomo, una condotta di conversione.
Vera e che riguarda tutti , in primis, chi dovrebbe ricoprire ruoli di un servizio per vocazione .
I semi gettati a piene mani dall'umanità di Giovanni XXIII, dalla tenacia di Paolo VI, dalla sapientia cordis di Giovanni Paolo II e anche da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, filtrati nello Spirito, dall'intuizione del cardinal Carlo Maria Martini , si stanno rivelando delle pianticelle che daranno frutti.Anche se non sta magari a noi raccoglierli e gustarne i futuri sapori.
E , forse, dietro alla scelta del Vangelo, dei poveri, degli ultimi nell'umanità e nel dialogo, si scorge il coraggio del metodico e lungo lavoro di anni ed anni. Tanto per capire che il cammino è lungo, faticoso ma che vale la pena di essere intrapreso, sempre.
Coraggio e gratitudine che, a mio parere, vanno riconosciuti nella prospettiva del grazie anche all'opera di un nostro concittadino, l'arcivescovo vicentino mons. Agostino Marchetto. Egli ha lavorato da sempre in nunziature "calde" come Cuba, Paesi del Nord Africa, del Centro Africa, Madagascar, Isole Mauritius e Mozambico (ben poco tempo in Bielorussia) e poi come osservatore della Santa Sede all'Onu, per la Fao e altri enti umanitari. Ma soprattutto egli si è prodigato senza sosta e sempre in maniera coerente nell'incarico di segretario del pontificio consiglio dei migranti e itineranti. Temi sui quali si è sempre esposto in dibattiti, interventi, interviste, con alcuni suo libri e in uno dei suoi lavori ha raccontato anche i momenti bui di una malattia che l'ha colpito proprio in Bielorussia. E il tutto portato avanti con coerenza caparbia e sicura e in ambienti dove spesso, però, rimaneva solo, magari tra le incomprensioni ufficiali e i timori. Anche di una parte della Chiesa o, peggio, subendo duri attacchi di politici e ministri che nulla capivano del mondo variegato dell' immigrazione e di rifugiati politici e invece promulgavano leggi assurde e che oggi si rivelano sempre più assurde e sbagliate.
Ma, adesso, le linee rosse del suo impegno sono ancora d'attualità , oggi più di allora. Magari solo di qualche anno fa .E i segni di una Chiesa che sta scegliendo da che parte stare , come indica papa Francesco, suggeriscono lo sforzo e la "buona missione" svolta anche da questo arcivescovo amico e nostro conterraneo.
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