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Il Teatro che fa la differenza: Non è solo una questione di genere, artisti per il VicenzaPride

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 24 Marzo 2013 alle 09:55 | 0 commenti

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Di Sergio Meggiolan per la nuova rubrica "Vita gay vicentina"
Da sempre attraverso il teatro è possibile leggere il presente a partire da storie, racconti e tematiche che hanno a che fare con la vita. La differenza è valore fondante per chi crea ed è per questo che tanti sono gli artisti che aderiscono al VicenzaPride.

Li abbiamo incontrati quest'anno all'Astra e abbiamo chiesto loro un'opinione in merito. C'è chi affronta la differenza di genere come Marta Cuscunà che fa delle resistenze femminili l'ambito della sua indagine; come lei stessa afferma "Oggi la donna è al centro di molte contraddizioni: da un lato abbiamo bisogno delle quote rosa; dall'altro proprio le donne appaiono nei media in quanto merce di scambio tra politici e imprenditori corrotti. Con il mio lavoro cerco di ridare slancio a una rivoluzione di cui non sentiamo più il bisogno, e forse per una precisa strategia che, anche se con modalità apparentemente diverse, ci schiaccia ancora sotto lo strapotere maschile". Poi c'è il teatro che indaga la differenza nell'ambito della storia del potere, come quello di Anagoor: "Pur standoci molto a cuore il tema del linguaggio e della comunicazione, in Lingua Imperii la questione linguistica è in realtà presentata solo per offrire un esempio concreto di quanto siano false, tendenziose e non scientifiche le teorie su cui si basano tuttora le pratiche di separazione tra popoli e in seno alle stesse popolazioni: secondo queste teorie pseudo scientifiche sono stati giustificati in passato fenomeni violenti di caccia, segregazione ed eliminazione fisica di alcuni gruppi di uomini da parte di altri. Il punto è proprio la validità di queste linee di demarcazione". I Babilonia Teatri in Pinocchio raccontano la differenza di coloro che si sono risvegliati dopo aver vissuto l'esperienza di coma: "Per loro il teatro è il mezzo con cui tornare a far parte di quella società che, dopo la malattia, li ha respinti. Un luogo in cui tornare a realizzarsi, affermarsi e riconoscersi e da cui gridare il loro malessere, rivendicare il loro ruolo, esprimere la loro umanità. Per noi creare uno spettacolo con loro ha un senso profondo. Corrisponde al nostro bisogno di fare un teatro necessario. Un teatro dove la vita irrompe sulla scena con tutta la sua forza senza essere mediata dalla finzione".
Anche Matteo Latino fa della differenza un valore portante: "la mia ricerca si focalizza su come le nostre azioni possono fare la differenza. L'obbiettivo non è raccontare la diversità, ma far emergere la necessità in ognuno di sentirsi diverso. L'azione migliore che possiamo fare per la società è trasformare le nostre vite in modo che non siano più dominate dalla collera, dall'avidità, dalla paura". La differenza secondo Carlo Presotto è qualcosa che appartiene all'essenza del mestiere dell'attore: "Ogni giorno, quando mi preparo ad andare in scena, mi trovo a dover fare i conti con quella che un amico (tecnico luci) chiama la "differenza di potenziale" tra la mia vita e quella del personaggio che interpreterò. Tra queste due polarità scatta una tensione che genera azioni fisiche, gesti, suoni. La differenza tra la mia vita e quella del Duca di Buckingam, o da Giacomo, il compagno di banco di Mario Rigoni Stern, richiede che io getti dei fragili ponti sul vuoto, che mi avventuri su di essi senza paura delle vertigini. Come un equilibrista cammino sul filo teso tra la realtà e la rappresentazione con leggerezza, perché so che non lo faccio solo per cercare una mia verità. A condividere le mie emozioni, c'è una comunità intera di spettatori che fa esercizio di verità attraverso la mia narrazione. Perché teatro è luogo dove si svolge in modo rituale, la pratica collettiva della differenza, attraverso il grande e misterioso gioco della mimesi, del "facciamo che io ero". Una pratica di cui abbiamo bisogno per sottrarci, all'abitudine, per restituire alla realtà la sua ricchezza, quella che ben conoscono i bambini, ancora così capaci di stupore. Tutto il resto è spettacolo".


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