Il talento della Moretti nel farsi male da sola
Venerdi 24 Luglio 2015 alle 23:26 | 1 commenti
Voleva fare un'analisi seria del proprio flop elettorale in Veneto, togliersi "alcuni sassolini", è finita a scusarsi per la "battuta metaforica" sul proprio look iper-castigato. Il talento naturale della ex pupilla di Bersani a tirarsi addosso le critiche ha mietuto un'altra vittima: lei stessa
Voleva fare l’analisi seria e articolata della sconfitta (pesante) in Veneto, è finita in pratica con una nota di scuse: ai ferrotranvieri ("non volevo offendere nessuno, era solo una battuta"), a Renzi (anzi, "lo ringrazio per il sostegno e la vicinanza che mi ha dimostrato in ogni momento").E’ finita, in fondo, con un nuovo – ennesimo – bagno pubblico di umiltà : "La sconfitta in Veneto ha una sola responsabile e sono io"; l’aveva detto subito, nella notte elettorale. In sostanza, ci risiamo: ognuno ha i propri talenti, e Alessandra Moretti, già recordwoman di preferenze alle Europee, già recordwoman per il flop alle Regionali, oggi consigliera regionale del Pd, oltre all’indubbio fiuto nel capire dove tira il vento, ha anche il sapersi attirare addosso gli strali, le critiche, le antipatie.
Come una fatale calamita: se dice dieci cose, è sulla peggiore che si appunta l’attenzione, e non si schioda. Non capita a tutti i politici, non è solo questione di stampa brutta e cattiva. Come fu per la famosa vicenda ladylike, per la quale fu presa a pallonate dai social, prima che dagli altri. O come è stato per l’altrettanto famoso tweet (che ancora rimbalza in rete) sulla convinzione che le regionali sarebbero finite sette a zero e "quello del Veneto sarà il golden goal", inviato a due giorni dal voto quando ormai era chiaro che avrebbe perso.
Sarà la tendenza alla gaffe (sua), sarà l'immancabile dose di maschilismo e misoginia (degli altri), sarà l’invidia (le altre). Tutti ingredienti presenti, figurarsi. Eppure, nel caso di Moretti c’è anche qualcosa di più, a spiegare perché la gogna che tocca a lei non tocca in quella misura – per esempio – a Marianna Madia o a Maria Elena Boschi. Ve ne è un vago indizio nell’intervista che le ha fatto L’Huffington Post: "Se c’è una cosa di cui mi pento è che non sono stata fino in fondo me stessa", ha spiegato parlando della propria campagna elettorale. "Perché ho fatto un torto a me e a tutte le donne che ogni giorno combattono per rivendicare i loro diritti: il primo dovere che abbiamo è restare noi stesse, autodeterminandoci".
Ecco, una bella riflessione. Peccato che sia proprio Moretti a tradirla. Non solo perché, come ha detto lei stessa, nell’ansia di far dimenticare il profilo "ladylike", ha accettato di presentarsi iper-castigata o, giusto per citare la battuta "mi sono dovuta vestire con un look da ferrotranviere". Piuttosto per quel suo, generale, autodeterminarsi a metà .
"Vuoi fare una intervista-sfogo sul flop elettorale?", si è domandata su Facebook la ex parlamentare Flavia Perina: "Prenditela con la Camusso, che ha invitato a non votarti, e con Renzi che ti ha dato per sconfitta nella settimana cruciale della campagna. Al limite con il partito, che in Veneto (vedi Mose) ne ha fatte più di Carlo in Francia".
Ecco: tutte faccende cui Moretti ha accennato, nelle varie interviste e interventi di questi giorni, ma solo un po’. Colpa del momento non magnifico del governo, ma solo un po’. Della "scheda bianca" cui ha invitato la leader Cgil, ma solo un po’. Si è "tolta alcuni sassolini dalle scarpe", ma pronta a ritirarsi con tante scuse , pur di guardare avanti. L’altra sera per dire, ha riportato il Corriere del Veneto , alla festa dem nel quartiere Saval di Verona, ha liquidato il passo fondamentale della sua campagna elettorale, quello di visitare tutti i 579 comuni della regione, come "un inutile e massacrante tour de force, che mi ha portato a dedicare lo stesso tempo a un comune di duecento abitanti rispetto al comune capoluogo".
Ecco, stupisce sia la stessa Moretti che – camicette o no – tartassava tutti i giorni sui social network in campagna elettorale dicendo che quel tour era fondamentale, magnifico, esaltante: "alla fine non ha pagato", e dunque era solo "un tour de force inutile". Così come stupisce che oggi Moretti metta tra le autocritiche quella di essersi troppo collegata col "governo di Roma", quando invece tra i veneti "paga più esaltare l’autonomia": lei, da veneta ed ex vicesindaco di Vicenza, l’ha scoperto adesso, si vede. Si perde la bussola, poi, quando aggiunge che il problema vero è nel "difetto di comunicazione" delle grandi riforme del governo: un argomento renzianissimo (e peraltro di berlusconiana memoria) che alla fine riconduce la ex candidata governatrice all’allineamento perfetto col premier. Altro che sassolini.
Insomma, dice Moretti, in campagna elettorale mi sono fatta " snaturare" ma adesso "mi sono già riappropriata della mia naturalezza", "sono tornata io, quella vera". Viene però da chiedersi: quella vera, quale Moretti è?Â
di Susanna Turco da l'Espresso
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