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Referendum, Indipendenza Veneta: siamo disposti ad autofinanziarlo

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 9 Giugno 2013 alle 11:24 | 0 commenti

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Lodovico Pizzati, Segretario Indipendenza Veneta - Entro fine mese il Consiglio Regionale si riunirà per discutere il progetto di legge per indire un referendum sull'indipendenza del Veneto. Le critiche sollevate a questo esercizio di democrazia sono: spreco di denaro, perdita di tempo, giuridicamente fasullo, culturalmente vile. Come leader del movimento che ha ideato e promosso questa iniziativa referendaria ci tengo a rispondere punto per punto a questo coro di dissenso infondato.

Il costo di un referendum regionale non è di 20 milioni come ostentato da voci senza alcuna competenza. Ancora l'autunno scorso il Presidente del Consiglio Regionale Clodovaldo Ruffato ha stimato la spesa referendaria a meno di due milioni di euro. Se necessario, siamo disposti ad autofinanziare il referendum, perché per molti imprenditori ottenere l'indipendenza del Veneto è un investimento per il futuro benessere delle nostre imprese e del nostro lavoro.
Consultare i cittadini non è una perdita di tempo, ma l'unica azione politica in mano alla Regione Veneto. E' vero che il problema urgente è la disoccupazione ed i suicidi dovuti alla crisi, ma allo stato attuale il nostro potere decisionale è delegato a Roma e solo il parlamento italiano ha il potere di alleviare il disagio economico riducendo la pressione fiscale. E non lo fa. In Regione Veneto possono solo amministrare una piccola frazione dell'enormità di risorse che il nostro territorio produce. L'unica azione politica in mano ai nostri rappresentanti regionali è di interpellare i cittadini ed ottenere un mandato, tutelato dalla comunità internazionale, per garantire la totale indipendenza amministrativa e fiscale.
Non è giuridicamente fasullo e ogni giurista conferma che non è vietato, sebbene alcuni abbiano riserve sulla fattibilità. A fine mese il Consiglio Regionale non deve dichiarare l'indipendenza veneta, ma semplicemente decidere se interpellare i cittadini, non come sondaggio inutile, ma per ottenere un mandato popolare da far valere all'ONU.
Non è culturalmente vile, anzi. Vogliamo un Veneto aperto al mondo e integrato in Europa. Due terzi dei paesi europei hanno tanti cittadini quanto il Veneto. Parliamo della Danimarca, della Finlandia, dell'Austria, per non parlare della piccola Slovenia, o dei paesi baltici, che hanno più rappresentanti in parlamento europei che noi veneti. Vogliamo un Veneto virtuoso, solidale e felice. Lasciamo la parola ai cittadini.

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