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Il paese è allo stremo, ma si discute se e come salvare Berlusconi

Di Giorgio Langella Sabato 13 Luglio 2013 alle 13:16 | 0 commenti

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Il paese è allo stremo, le fabbriche chiudono, c’è sempre meno lavoro, la povertà cresce colpendo milioni di cittadini … ma i politicanti seduti in parlamento cosa fanno? Tentano in tutti i modi di salvare Silvio Berlusconi. Il contendere è la decisione della cassazione di fissare per il 30 luglio l’udienza che deve decidere sulla definitiva condanna o meno di Berlusconi nel “processo Mediaset” (in appello a Berlusconi fu confermata la condanna del primo grado a 4 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici).

Il PdL è scatenato e grida al golpe. Perché? Presto detto, con la sentenza al 30 luglio, il loro capo non potrebbe arrivare alla prescrizione (cosa che succederebbe, secondo la procura di Milano, se la corte di cassazione si riunisse in settembre) e, quindi, non potrebbe mettersi in salvo per l’ennesima volta non perché innocente ma perché prescritto. Ma la decisione più stravagante è quella presa insieme dalle forze che appoggiano la maggioranza (PD-PDL-Scelta civica) di sospendere i lavori parlamentari al Senato e alla Camera per una giornata al fine di permettere al PDL di decidere su cosa fare.

 

Una scelta aberrante e imbarazzante che evidenzia come quelle forze politiche siano strettamente legate ai destini di un personaggio che non vuole essere giudicato. Una scelta che evidenzia come anche il PD abbia fatto una scelta di sudditanza nei confronti di Berlusconi. In pochi mesi si è passati dalla “smacchiatura del giaguaro” al “salvataggio del caimano”. Ci dicono che la sospensione è stata solo per qualche ora e non per i tre giorni chiesti dal PdL, ma quello di mercoledì è stato un atto simbolico. Una decisione penosa e malinconica proprio perché simbolo di qualcosa di inaccettabile: i lavori parlamentari che vengono bloccati di fronte ai guai giudiziari di un intoccabile.

 

Ma come si può in uno Stato civile accettare di fermare il parlamento perché la Giustizia vuole fare il suo corso e arrivare a sentenza definitiva nei confronti di un cittadino già condannato in appello? Come si può consentire, in democrazia, che si possano mettere in discussione i valori della Costituzione (legge uguale per tutti e diritto al giudizio) e le Istituzioni per salvare Berlusconi?

 

Adesso il PdL minaccia di far cadere il governo e di uscire dal parlamento se il “capo” non verrà salvato. Qualcuno chiede al presidente Napolitano di concedere la grazia in caso di condanna definitiva. Si pretende che il primo ministro Letta prenda posizione a favore del capo del PdL. Considerano lo Stato come un’azienda di proprietà del loro capo al quale deve essere concessa qualsiasi cosa. A questi “signori” non importa di dimostrare l’innocenza del loro leader, interessa solo affermare la sua assoluta impunità. Per loro Silvio Berlusconi, anche se fosse colpevole di reati di qualsiasi tipo, non può essere giudicato.  

 

La cosa che deve indignare, però, è la posizione assunta dal PD mercoledì  in Senato e alla Camera. Una posizione che, di fatto, è di solidarietà nei confronti dell’imputato Berlusconi e di resa senza (o con poche) condizioni alle minacce del PdL.

 

Come i parlamentari vicentini del PD hanno votato ci fa capire se  hanno tentato di salvare Berlusconi o hanno votato perché il Parlamento continuasse i propri lavori. Volevamo saperlo, così, per capire da che parte stanno.

 

 

PS: intanto l’ISTAT ci informa che in 13 anni si sono “persi” 500 miliardi a causa dell’evasione fiscale … a tutti i politicanti che stanno mettendo in atto le grandi manovre per salvare dalla condanna il padrone del PdL si dovrebbe chiedere: dove eravate in questi 13 anni? Perché non vi siete accorti di nulla? Perché non avete promulgato leggi adeguate per colpire gli evasori? Eravate e siete pagati anche per questo. Invece eravate troppo occupati a fare leggi ad personam per rendere “intoccabile” Silvio Berlusconi. Un comportamento inqualificabile.

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