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Il "nuovo" che avanza

Di Citizen Writers Mercoledi 12 Febbraio 2014 alle 16:37 | 0 commenti

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Riceviamo da Giorgio Langella e pubblichiamo - Siamo alle solite. Sul futuro del governo si vocifera, prima, di rimpasto, poi di “staffetta”. Matteo Renzi incontra il presidente della Repubblica. Poi “sua eminenza” Giorgio Napolitano sente l'attuale presidente del consiglio Enrico Letta. Gli organi di informazione si scatenano. Si apre il “totoministri”, si fanno scommesse.

La cosa certa è che il governo attuale non può reggere, è ormai un'esperienza chiusa e che il segretario del PD è sempre più vicino all'investitura presidenziale. Un'incredibile ascesa alla quale nessuno sa o vuole resistere perché Renzi è “moderno”, il “nuovo che avanza”. Vuole una cosa e se la prende.

Tutto avviene rigorosamente fuori dal Parlamento. Va bene che l'attuale parlamento è squalificato, frequentato da personaggi di non enorme statura politica, ma un minimo di decenza ci dovrebbe essere. E, invece, no. Tutto viene deciso in circoli ristrettissimi, tra pochi intimi, in incontri a due. Le chiamano “consultazioni” ma sono altro. Questi pochi politicanti decideranno le sorti del paese, chi mettere e in quali poltrone. Lo faranno seguendo una logica spartitoria, a seconda dell'appartenenza dei prescelti a questa o quella corrente. Secondo calcoli di mera convenienza personale o del gruppo di interesse. Alla faccia delle normali regole democratiche e della Costituzione. E, poi, ci faranno sapere se ci sarà rimpasto o se Renzi sostituirà l'amico di partito Letta.

Chiedo scusa … ma Renzi non era quello che aveva detto solo qualche giorno fa che mai e poi mai sarebbe andato a fare il presidente del consiglio senza mandato elettorale? Lo diceva, forse, per alzare la consueta cortina di fumo sulle sue vere intenzioni? E non era, il sindaco di Firenze, lo stesso che affermava che Letta poteva “stare sereno” perché lui (sempre Renzi) non gli avrebbe messo i pali fra le ruote? Renzi e Letta (e Napolitano) fanno parte dello stesso partito, quel PD del fu di centro-sinistra, oggi appiattito su posizioni e vecchi atteggiamenti che ricordano la peggiore democrazia cristiana della fine della cosiddetta “prima repubblica”. Il presidente Napolitano ci fa sapere di restare “neutrale” e che le sorti del governo le deve decidere il PD. Inquietante. Il parlamento, evidentemente, per il presidente della repubblica, ormai conta poco o nulla. Chi conta sono i vari partiti presenti in parlamento (ma solo i capi, perché, diciamolo francamente, anche chi aderisce a quei partiti conta nulla o molto poco). E così, tra pochi giorni, probabilmente avremo un nuovo presidente del consiglio che risponde al nome di Matteo Renzi. Uno che è diventato segretario del suo partito perché è stato votato da un paio di milioni di elettori di varia estrazione politica nelle primarie del PD di qualche mese fa. Un numero di “consensi” di gran lunga inferiore  ai voti necessari per superare lo sbarramento di quella legge elettorale che lo stesso Renzi ha pattuito con il pregiudicato Silvio Berlusconi.

Il “nuovo” futuro (o futuribile) presidente del consiglio forse sarà uno che si è fatto le ossa come concorrente della “Ruota della Fortuna” condotta da Mike Bongiorno.

Allegria!?

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