Il "Gect Senza Confini" laboratorio per l'Europa del domani
Sabato 10 Maggio 2014 alle 18:30 | 0 commenti
Riceviamo da Roberto Ciambetti, assessore Regione Veneto, e pubblichiamo - A ben guardare il Gect Senza Confini, tra Veneto, Friuli V.G., Carinzia con il possibile ampliamento a Slovenia e l’Istria è l’unica area d’Europa dove culture, tradizioni e lingue diverse da secoli condividono una storia comune bene al di là dei mutevoli confini statali.
“Confine, diceva il cartello. / Cercai la dogana. Non c’era. / Non vidi, dietro il cancello, / ombra di terra straniera†e questi versi di Giorgio Caproni  sintetizzano il sentimento che qui si respira con tutte le speranze che esso apre al domani: se l’Europa che oggi celebriamo volesse prendere un modello di riferimento essa dovrebbe guardare a noi.  Qui c’è l’Europa delle gente comune, c’è l’Europa delle piccole  e medie imprese, l’Europa della memoria con le sue lacerazioni, ferite e contraddizioni, ma anche con la volontà di superare i dolori del passato. Noi abbiamo una storia vera di convivenza.
L’Europa del domani non può basarsi sul modello proposto dalle banche, dai banchieri, delle multinazionali che, come abbiamo visto in questi anni, è fallito:  una sola moneta non significa un solo popolo e un ideale, significa solo una sola moneta; una grande nazione, invece, è ben altro.
La storia è una grande maestra e proprio questa nostra storia comune ci spinge a dire che noi possiamo essere un modello autentico per una Europa rispettosa delle sue diverse culture, ricca di tante lingue, di tante tradizioni e storie, una Europa casa dei popoli ma anche roccaforte del diritto, della democrazia, della libertà e proprio per questo capace di avere voce autorevole e credibile nella scena internazionale.
Se crediamo veramente nell’Europa del domani, a noi con il nostro esperimento spetta l’onere non facile di dimostrare che è possibile dar vita ad una straordinaria esperienza multiculturale e plurilinguistica, dando vita a un nuovo grande soggetto: il tempo non aspetta, la storia bussa solo una volta.  Le nostre regioni messe assieme sono il terminale dell’asse Baltico-Adriatico ed intercettiamo sia il corridoio che dalla Penisola iberica risale verso l’Ucraina, sia l’asta che dal Nord Europa scende verso il Mediterraneo. Qui s’incrociano i percorsi delle nuove ferrovie veloci, le autostrade, le rotte verso l’Oriente, qui è il terminale d’arrivo delle “pipilineâ€, oleodotti, gasdotti. Qui nascono le grandi arterie che portano al cuore pulsante dell’Europa.
Siamo dunque l’area strategica per eccellenza dove l’Europa può sperimentare modelli concreti al servizio dell’economia e della società ,  con innovazioni infrastrutturali decisive, perché qui si gioca e si può vincere la partita europea, di una Europa politica, innanzitutto, capace di scelte, che abbia una voce unica e autorevole e una strategia di sviluppo ecosostenibile al servizio delle nostre comunità .
Noi siamo qui per giocare questa partita, consci dell’importanza del momento ben sapendo che se sapremo essere squadra affiatata potremo vincere questa sfida. Non bisogna essere miopi: pensare di difendere esclusivamente il proprio orticello, significherebbe fallire. Il meschino egoismo di oggi è una tragica ipoteca sul domani.  Questo timore è concreto e noi dobbiamo avere la forza di superare questa paura: diceva Nelson Mandela che “Il coraggio non è la mancanza di paura, ma la capacità di vincerlaâ€. Ecco, allora, se vogliamo veramente celebrare l’Europa, come è giusto che sia, superiamo i timori le remore, i piccoli interessi di parte, conquistiamo coraggio e guardiamo al grande orizzonte che la storia ci apre davanti nel segno di una grande Europa dei Popoli e delle Regioni.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.