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Il Giornale di Vicenza crolla a 27.148 copie in edicola e a - 29% lettori medi. Ma cala anche il costo della pubblicità pubblica?

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Martedi 10 Dicembre 2013 alle 00:30 | 0 commenti

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Sono ancora scese, sia pure di poco, ad ottobre le copie medie vendute al giorno de Il Giornale di Vicenza secondo i dati ufficiali mensili di Prima Comunicazione generalmente noti come ADS, Accertamento Diffusione Stampa, ed elaborati utilizzando non rilevazioni indipendenti ma le cifre fornite dagli editori, non certo "negativi" con se stessi.

Se a settembre le copie medie vendute al giorno de Il Giornale di Vicenza erano 34.119, in caduta verticale rispetto alle 36.998 di agosto (con una diminuzione di 2879 copie e un preoccupante -7,8% rispetto a un mese estivo che non dovrebbe di certo essere il migliore per l'assenza dalla città di molti lettori), ad ottobre il quotidiano confindustriale non dà cenni di recupero anzi scende, sia pure di poco grazie anche a numerose promozioni commerciali, e arriva a vendere solo 34.005 copie (tra edizione cartacea più digitale) di cui quelle pagate sono 33.125 composte da 27.148 quotidiani venduti in edicola, da 1.795 generiche "altre vendite", da 4.182 abbonamenti e solo 880 copie "digitali", che confermano uno skill poco "aggiornato" dei lettori del GdV.
Per completezza di informazione, a fronte delle 34.005 copie vendute, ad ottobre sono 34.942 le copie medie diffuse (dati che alle vendite sommano gli omaggi nelle loro varie forme) queste erano 34.990 a settembre e 37.858 ad agosto. Insomma a Viale Fermi il termometro di un quotidiano, a cui il senso comune, poco confortato dai dati resi poco noti ai più, associa ancora chissà quali numeri, continua a scendere. Colpa della crisi dei quotidiani stampati o della linea del giornale o di entrambe in variamente ipotizzabili proporzioni? E' la domanda che si staranno ponendo in Athesis, che per ora annuncia ulteriori sacrifici nelle redazioni per tenere in piedi bilanci ancora in utile grazie sempre meno alle vendite di copie e sempre di più ad un ancora sostanziale monopolio pubblicitario. Se lo motivano ancora i numeri complessivi del GdV, leader, sia pure con numeri molto ridotti rispetto a pochi anni fa, tra i quotidiani cartacei per copie vendute e per lettori medi nei vari locali pubblici, ad alimentare gli incassi pubblicitari c'è anche una certa qual pigrizia degli inserzionisti nel cambiare le proprie abitudini. Non si sa, però, questo è il punto, per quanto ancora questi lettori saranno disposti a spendere per costi per contatto sempre più elevati stante la riduzione di copie prima di scegliere strade nuove e più vicine ai nuovi e meno tradizionalisti lettori "compratori" di oggi.
Se sono oggi 872.109 gli abitanti della provincia e 642.342 sono i maggiorenni è con questi ultimi, soprattutto, che si confronta il dato di 34.005 copie vendute al giorno per valutarne un primo peso.
L'altro, ancora più significativo, arriva dall'Audipress 2013/II , "Indagine sulla lettura dei quotidiani e dei periodici in Italia", i cui dati di lettori medi giornalieri (ogni giornale è letto da più persone e questo numero allarga la base raggiunta da ogni giornae) comprendono il cumulo di 2 cicli per quotidiani e supplementi di quotidiani (Quotidiani e Supplementi di Quotidiani: -1° ciclo 2013 (7 gennaio - 24 marzo 2013) - 2° ciclo 2013 (2 aprile - 7 luglio 2013)
I 305.000 lettori medi di Audipress 2012/I (primo trimestre 2012) sono diventati i 227.000 circa di Audipress 2013/I e, ultima rilevazione disponibile, i 217.000 di Audipress 2013/II: che decreta che il 29 dei lettori (uno su quattro) ha abbandonato in un anno e mezzo anno il Gdv. E da marzo in poi gli ulteriori crolli di vendite preannunciano un'Audipress catastrofica, visto che le sue cifre non nascono dagli editori perché gli Istituti esecutori del field sono Doxa ed Ipsos; il disegno del campione e l'elaborazione dei dati sono stati effettuati da Doxa; i controlli sono a cura di Reply.
Se il numero di lettori giornalieri medi è sceso di circa il 30% questo è il valore di cui sarebbe dovuto scendere il costo della pubblicità. Se a pagare, eventualmente, un costo maggiore sono i privati, peggio per loro, si direbbe al di là degli ipotetici danni gestionalia carco anche dei dipendenti . Se a non essere eventualmente attenti al trend reale di mercato fossero stati, siuano e saranno enti pubblici e para pubblici, beh, a quel punto il problema non sarebbe solo solo commerciale. Ed è forse per questo motivo che, ad evitare dubbi sul loro uso magari per atteggiamenti mediatici amichevoli, le spese del Comune di Vicenza e delle sue partecipate, quali teatro e Fiera, di aziende comunali quali Aim, provinciali quali Ftv, regionali quali le Ulss dovrebbero essere rese trasparenti. A vantaggio, in primis, della credibilità del GdV stesso

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