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Il Fatto: gli strani finanziatori di Alessandra Moretti

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 1 Marzo 2015 alle 11:13 | 2 commenti

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"Industriali, costruttori, molti indagati: ecco chi ha pagato la renziana di ferro per le europee. Ora sfida Zaia che non vuole contributi dai privati": questo è il sommario dell'articolo di Antonio Massari che su Il fatto Quotidiano fa conoscere ai suoi lettori a livello nazionale quanto i nostri da tempo sanno leggendo i nostri media.

Ecco l'articolo e i commenti specifici del collega inviato a Vicenza per fare una "ceretta" politico economica alla bella Alessandra Moretti, che Massari invecchia definendola "la madama del Pd" e che per dar prova del "nuovo corso" afferma, a sua insaputa o al solito ingenuamente?, che "chi ha guai con la legge è preferibile non dia sostegni, ma non possiamo impedire a nessuno di farlo".
Il direttore

di Antonio Massari, da Il Fatto Quotidiano
Chi è indagato, sotto processo o condannato, è preferibile che non finanzi la nostra campagna eletto-rale". L'ufficio stampa di Alessandra Moretti spiega questa improvvisa svolta al telefono, quando facciamo notare che, tra i finanziatori della campagna elettorale di appena nove mesi fa, quella per le Europee, c'è chi è sotto processo per un'evasione fiscale da 70 milioni, come l'attuale presidente della Fiera di Vicenza, Matteo Marzotto. "È preferibile?", chiediamo. "Beh - ci rispondono - non possiamo certo impedire a qualcuno di fare donazioni, se lo ritiene opportuno".
In attesa di conoscere i finanziatori della campagna elettorale in corso, abbiamo letto l'elenco di quelli di appena nove mesi fa e, al di là delle cifre, che non superano i 5 mila euro e si attestano spesso sui mille, è il parterre che si rivela davvero interessante. "Dice davvero? - commenta quasi incredulo Alberto Altieri - È preferibile che questa volta non la finanzi perché sono indagato? Mi dispiace, l'avrei fatto volentieri, vorrà dire che farò un passo indietro, la sosterrò solo con il voto".
Alberto Altieri si autodefinisce un "grande elettore" di Alessandra Moretti. È un simpatico 72enne di Thiene, provincia di Vicenza, e con la sua voce flebile guida un impero che vanta 115 anni di storia e 28 milioni di fatturato l'anno: lo studio di progettazione Altieri. Una società - per comprenderne il livello - che figura tra i sostenitori della Fondazione Marcianum, guidata dal Gran Cancelliere nonché Patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, presieduta dall'ex re del Mose Giovanni Mazzacurati e frequentata, in qualità di consigliere, dall'ex "doge" nonché ex ministro di Forza Italia Giancarlo Galan, oggi agli arresti domiciliari, e dall'ex sindaco del Pd Giorgio Orsoni, anch'egli indagato nell'inchiesta sul Mose. In questo Veneto di ex, l'ex fidata segretaria di Galan, Claudia Minutillo, di Altieri disse a verbale: "Lo studio Altieri è ovunque". Il punto è che il "grande elettore" Altieri è indagato a Roma con l'accusa di truffa ai danni dello Stato: l'emergenza ambientale nella laguna di Grado e Marano - è la tesi del pm Alberto Galante - era stata inventata, tra il 2002 e il 2012, per incassare milioni dallo Stato e poi spartirli tra amministrtori e imprenditori. Nell'elenco dei 26 indagati figurano anche l'ex direttore generale del ministero dell'Ambiente, Gianfranco Mascazzini, e l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati.
Tra i grandi accusatori c'è Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani Costruzioni, il quale riferisce che la laguna di Grado e Marano era soltanto uno dei tanti commissariamenti, creati con "il malcelato fine di affidare prima la progettazione, e poi la realizzazione degli interventi, a soggetti di comodo, come Sogesid, Thesis e Studio Altieri". È vero che Altieri, per questa vicenda, era stato archiviato a Udine ma il 20 maggio, quando Moretti incassa il bonifico dei suoi mille euro, la storia era già nota. E di certo era noto che il fratello di Alberto Altieri, Vittorio, da poco scomparso, era il compagno di Lia Sartori, parlamentare europea di Forza Italia, di lì a poco arrestata dalla procura veneziana per lo scandalo Mose. "Ma io ho finanziato la Moretti - tiene a precisare Alberto Altieri - e non Lia Sartori. Perché i sentimenti - spiega - non c'entrano niente con le scelte politiche".
Mille euro sono un'inezia, per una campagna elettorale, soprattutto per imprenditori del calibro di Altieri o Marzotto, ma quel che conta non è la cifra, bensì il sostegno, il cosiddetto endorsement. Quando il piccolo grande finanziatore Matteo Marzotto bonifica i suoi mille euro per Moretti, è il 2 maggio 2014, ed è già da tempo imputato a Milano per un'evasione fiscale da circa 70 milioni di euro, legata alla vendita del marchio Valentino. Nel suo curriculum spicca la presidenza dell'Enit -lasciata nel 2011 - che gli fu conferita direttamente da Silvio Berlusconi. Ed ecco il rendiconto delle europee del 25 maggio scorso: 64.531 euro, dei quali 21.531 ricevuti da persone fisiche, 30mila da imprese, 11mila spesi di tasca propria da Alessandra Moretti. La candidata Pd, 9 mesi fa, poteva vantare il sostegno dell'ex presidente della Fiera di Vicenza Roberto Ditri - con i soliti mille euro d'ordinanza - e quello della Unicomm (grande catena di ipermercati) del patron Marcello Cestaro, ex presidente del Calcio Padova, squadra sull'orlo del fallimento. Avrà pure finanziato la Moretti e il Pd, con i suoi tremila euro, ma a Cestaro le coop non stanno certo simpatiche: "Se la Coop - spiega a Il Giornale- decide di aprire un ipermercato a Bologna o Reggio Emilia, ci mette un niente. Noi abbiamo comprato un'area a Bassano nel 1990 e la prima signora col carrello è entrata nel 2012". Altri mille euro arrivano invece dalla Fiamm, che produce batterie, e vede il suo amministratore delegato, il 65enne Stefano Dolcetta, vicepresidente per le relazioni industriali di Confindustria. La sua posizione sui contratti di lavoro è chiara: "È un errore modificare il Jobs Act sui licenziamenti collettivi", ha dichiarato al Corriere della Sera, qualche giorno fa, ammonendo Renzi.
Questo è il profilo degli endorsement ricevuti dalla Moretti appena 9 mesi fa, incluso quello di Gianfranco Simonetto, cognato di Enrico Maltauro che, nell'inchiesta milanese sull'Expo, ha patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi. La Maltauro è il colosso vicentino delle costruzioni, oggi presieduto da Simonetto, che non è indagato e a maggio scorso si attivò per la campagna elettorale della Moretti: "Ci fu solo una cena, organizzata a casa sua, alla presenza di alcuni amici - precisa l'ufficio stampa dell'azienda - ma senza alcun contributo". Infatti il nome di Simonetto non compare nell'elenco dei finanziatori della Moretti. E nessun nome compare, invece, nell'elenco dei finanziatori, per l'ultima campagna elettorale del leghista Luca Zaia, attuale presidente del Veneto, quella delle regionali 2010. Zaia ha dichiarato un sorprendente zero euro e zero centesimi. "Le regionali del 2010 sono state finanziate dal partito - spiega il suo ufficio stampa - e non vogliamo contributi da privati: questa era e resta la nostra linea. Contribuirà il partito per quanto necessario, e tutti i candidati della Lega, Zaia incluso, parteciperanno alle spese per il saldo finale". Ma quanto spese, nel 2010, la Lega Nord per la campagna elettorale di Zaia? "Dovremmo contattare il commercialista, è sabato, è in corso la manifestazione a Roma... non possiamo darle una cifra precisa".


Commenti

Inviato Lunedi 2 Marzo 2015 alle 08:53

Si consiglia di meditare il testo sulla questione etica posto da Enrico Berlinguer.
Inviato Lunedi 2 Marzo 2015 alle 21:23

Non vorrei dire ma Cestaro è il proprietario della gran parte dei terreni di Padova Ovest dove doveva sorgere il nuovo ospedale firmato Zanonato. Ora la zona ancora sostenuta dal PD è stata eliminata dalla corsa perchè richiedeva troppi soldi di espropri e doveva essere bonificata. Ma???
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