Il Compagno vicentino Quirino Traforti ha chiuso gli occhi
Domenica 13 Luglio 2014 alle 23:32 | 0 commenti
Riceviamo da Giorgio Langella, Segretario Pdci Vicenza, e pubblichiamo - Con immensa tristezza devo dare la notizia che il Compagno Quirino Traforti è morto questa notte. Ha lottato fino all'ultimo, come ha sempre fatto. Ma, poi, ha chiuso gli occhi. Il compagno Quirino (nome di battaglia “Carnera†e poi “Salvoâ€), per chi non lo avesse conosciuto, nel 1944, è stato fucilato dai nazifascisti durante il rastrellamento della Piana di Valdagno quando non aveva ancora 16 anni.
La sbirraglia nazifascista non riuscì ad ucciderlo neppure con il colpo di grazia. Quirino, sopravvisse e dopo qualche settimana ritornò a combattere per liberare l'Italia.
Dopo la guerra lottò per i diritti dei lavoratori e organizzò il PCI e il sindacato a Valdagno. Per la sua attività politica e sindacale fu discriminato e ricattato dal padrone. Nel 1954, gli furono offerti un posto di lavoro molto ben retribuito lontano da Valdagno. Un “esilio dorato†(molto dorato) in cambio della sua "resa". Ma Quirino era un uomo che non aveva prezzo e rifiutò di vendersi. Spesso, nelle serate passate con i compagni, raccontava (e, per lui, era una cosa naturale, mica un atto di eroismo) che, al Marzotto che gli proponeva di farsi comprare, rispose "voi potete tenervi i vostri soldi, che io mi tengo il mio ideale". Fu licenziato in tronco.
Quirino ha sempre vissuto a testa alta, con la schiena diritta e guardando negli occhi il nemico, fascista o padrone che fosse. Anche ieri, ne sono sicuro, avrà guardato negli occhi il suo futuro è, sorridendo, gli avrà spiegato che lui, partigiano e comunista, la sua vita l'aveva vissuta alla grande, seguendo gli ideali giusti, senza compromessi e senza tentennamenti.
Quirino ha scritto la Costituzione con il suo sangue, i suoi sacrifici, la sua volontà incrollabile di lottare. Una lotta che non era mai per se stesso ma per costruire una società giusta dove fosse bandito lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Ultimamente la sua grande angustia era di vedere la “sua Costituzione†e i diritti conquistati con anni di lotte così umiliate da una classe dirigente interessata solo al proprio tornaconto. Vedeva i partiti che siedono in parlamento trasformati in comitati di affari e ne soffriva. Probabilmente soffriva perché non era più sostenuto da quella forza fisica che, unita a una volontà invincibile di realizzare il proprio ideale, gli aveva permesso di condurre una vita senza compromessi. Senza mai chiedere nulla in cambio di quanto faceva.
Quirino era un Comunista. Era ed è un Maestro.
Ci mancherà , ci mancheranno le sue parole, i suoi ragionamenti sempre chiari e puntuali. Aveva la capacità di analizzare e interpretare la realtà più complessa e di spiegarla semplicemente, con quelle parole giuste che ti aprivano la mente e gli occhi.
Oggi il Partito e la sinistra tutta, hanno perso un grande Compagno. Un gigante forgiato nell'acciaio. Guardando i nani sorridenti di oggi e i “giovani†arroganti e saccenti che si siedono in parlamento o che occupano le poltrone del governo, ogni tanto penso cosa sarebbe l'Italia se persone come Quirino avessero davvero avuto la possibilità di gestire governo e potere: un paese migliore e bellissimo.
Anche per Quirino, noi continueremo la lotta, dobbiamo farlo come ce lo ha insegnato lui. Ci terremo stretti i nostri ideali e lasceremo ad altri i denari con i quali si lasceranno comperare.
Finisco qua, perché, adesso, la commozione mi assale ...
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