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"Il Colore come Forma Plastica. Percorso attraverso una forma di astrazione", alle Gallerie d'Italia Vicenza Palazzo Leoni Montanari

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 25 Settembre 2014 alle 20:58 | 0 commenti

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Intesa Sanpaolo - Dal 26 settembre 2014 al 25 gennaio 2015 le Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari, polo museale e culturale di Intesa Sanpaolo a Vicenza, ospitano l’esposizione monografica intitolata Il colore come forma plastica. Percorso attraverso una forma di astrazione. Già presentata a Milano nelle Gallerie d’Italia - Piazza Scala nell’ambito del progetto espositivo Cantiere del ’900, dedicato alla valorizzazione delle opere del XX secolo presenti nelle collezioni d’arte di Intesa Sanpaolo, la Monographia viene ora riproposta a Vicenza in una nuova veste, con variazioni e considerevoli ampliamenti.

L’attenzione della mostra, curata da Francesco Tedeschi, è incentrata sull’importanza del colore quale
matrice espressiva e quale mezzo compositivo, come si rivela nella ricerca artistica non figurativa di alcuni protagonisti dell’arte italiana della seconda metà del Novecento, quali Accardi, Aricò, Dorazio, Griffa, Magnelli, Matino, Olivieri, Spalletti, Tancredi, Tirelli, Turcato, Vago, Verna e Vicentini tra gli altri.
Si può riconoscere originariamente nell’esperienza futurista, e in particolare nelle ricerche di Giacomo
Balla, un interesse per il colore come “forma plastica” in quanto sostanza luminosa e possibile nucleo
originario di motivi spaziali, anche tridimensionali, che rasenta l’astrazione. L’opera di Balla con cui apre il percorso espositivo ne può essere una valida documentazione. Ad essa fa da controcanto una scultura di Giulio Turcato del 1985 che, nel colore che la riveste, indica la possibilità di una pittura tridimensionale più che di una scultura colorata.
Anticipata in altre correnti non-figurative europee della prima metà del secolo, la proposta di un rapporto tra colore e dimensione plastica è ripresa nell’arte italiana del secondo dopoguerra in relazione con quanto avviene nel contesto internazionale. In quegli anni, alle possibilità di un astrattismo del colore, che guarda alle esplorazioni cromatiche di Balla come alle sintesi proposte nell’ambito dell’École de Paris, di cui Alberto Magnelli e Silvano Bozzolini sono validi esponenti, si riconnette in particolare Piero Dorazio, che si impegna in un’opera di collegamento fra una via italiana all’astrazione e le proposte europee e americane in tale direzione. Le sue opere e quelle di autori come Giulio Turcato e Carla Accardi – tra coloro che con lui danno vita nel 1947 a “Forma 1” e aderiscono all’Art Club, attivo a Roma a sostegno delle ricerche formali e astratte dal 1945 – permettono di riconoscere una linea di ricerca che si allarga ad altre modalità pittoriche, come il cromatismo di tradizione veneta di Tancredi o una estensione del gesto pittorico sulla superficie nell’opera di Guido Strazza.
A queste esperienze degli anni Quaranta-Cinquanta si riallacciano in un certo senso le riflessioni “analitiche” sulla pittura che negli anni Settanta-Ottanta danno vita a nuove soluzioni compositive in cui il colore, la linea, la traccia sulla superficie diventano le parole di un vocabolario valido a rinnovare la sintassi del linguaggio pittorico.
È soprattutto nell’ambito di tale situazione che la mostra di Vicenza svolge un’ulteriore indagine rispetto alla prima edizione del progetto, permettendo di allargare lo spettro degli autori considerati, tutti presenti con lavori di primissimo piano, diretti a cogliere le potenzialità del fare pittorico attraverso l’attenzione per gli strumenti e la loro forza creativa.
Le proposte di un colore che emerge quasi dal fondo neutrale nelle opere di Giorgio Griffa, Elio Marchegiani e Mario Nigro dialogano con le forme di colore di Carlo Battaglia, Claudio Olivieri, Valentino Vago, Claudio Verna, nonché con le strutture quasi monocrome dei dipinti di Rodolfo Aricò e di Carmengloria Morales,
oltre che con le ricerche cromatiche di Sandro Martini, di Vittorio Matino o di Rosanna Rossi.
Come ulteriore sviluppo del percorso sono esposte alcune opere realizzate fra gli anni Ottanta e Novanta, in un nuovo clima di rarefazione e concentrazione di forme generate da operazioni che si spingono oltre la pittura. Il colore diventa presenza sensibile nelle opere di Domenico Bianchi, Ettore Spalletti e Marco Tirelli, diverse tra loro nell’interpretare le tensioni a una tattilità della forma, proseguendo la sua componente di esplorazioni cromatico-luminose nell’opera di Ignazio Gadaleta o, recuperando una dimensione espansiva, nell’opera di Giorgio Vicentini.
A corredo della mostra è a disposizione del pubblico un percorso multimediale in italiano e in inglese, fruibile tramite un touch screen realizzato da Francesca Pola con Zenit Arti Audiovisive. I materiali di approfondimento qui raccolti e consultabili invitano il visitatore a immergersi nel clima di quell’epoca attraverso schede
storico-critiche e documenti organizzati in relazione alle opere e ai singoli autori. Ciascun visitatore ha così la possibilità di costruire il proprio percorso di visita virtuale, in parallelo all’esperienza diretta delle sale della mostra, sviluppando una conoscenza più ampia e approfondita degli autori delle opere attraverso ulteriori canali, secondo un target di destinazione che può spaziare dal visitatore occasionale allo specialista di settore.
L’esposizione monografica Il colore come forma plastica. Percorso attraverso una forma di astrazione, dal 26 settembre 2014 al 25 gennaio 2015, è a ingresso gratuito.
Il catalogo della Monographia, curato da Francesco Tedeschi, è edito da Skira.
In occasione della mostra verranno proposte alcune attività collaterali gratuite, quali incontri con gli artisti, visite guidate nei week-end e itinerari didattici con laboratori espressivi per le scuole.


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