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Il canone Rai, un problema annuale. E annoso

Di Edoardo Pepe Mercoledi 2 Luglio 2014 alle 08:48 | 0 commenti

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In merito alle lettere della Rai con cui si chiede il pagamento dell'imposta-canone TV anche alle partite Iva, è necessario fare un po' di chiarezza. La normativa prevede che la Rai invii comunicazioni a tutti i non abbonati ogni anno. Se prima lo faceva solo nei confronti delle famiglie, violando la normativa, oggi ha cominciato a farlo anche nei confronti delle partite Iva.

«Il problema non sta nell'invio di queste lettere - dice Pietro Yates Moretti, vice-presidente Aduc -, ma semmai nel contenuto di queste lettere, che è generalmente fuorviante e minaccioso per indurre a pagare il canone anche quando non è dovuto.

Ebbene, il canone non è dovuto per la detenzione di PC, anche se connessi ad Internet ed utilizzati per guardare programmi tv in streaming. Il Governo ha finalmente chiarito nel 2012 che il canone è dovuto solo ed esclusivamente per apparecchi atti a ricevere il segnale digitale (apparecchi TV con decoder digitale etc.). Quindi, le imprese e i professionisti che non hanno televisori in grado di captare il segnale digitale non hanno alcun obbligo di pagamento e possono ignorare tranquillamente le lettere della Rai che periodicamente arriveranno.
Il problema che invece va evidenziato riguarda il doppio pagamento del canone per quelle partite Iva che hanno domicilio presso la propria abitazione. In sintesi, se c'e' un televisore in casa, si è obbligati a pagare sia il canone ordinario (privato), sia quello speciale (per le partite Iva), anche se il televisore è in soggiorno ed è utilizzato solo in ambito privato e familiare. L'unica possibilità di difesa è dimostrare che l'abitazione e l'ufficio sono funzionalmente e strutturalmente separati.
Questa è evidentemente un'ingiustizia se quel televisore non è in alcun modo utilizzato per la propria attività lavorativa, cosa quasi sempre vera.
Su queste anomalie e sul recente "prelievo" del governo sul canone, come se già fosse une tassa ma applicaat solo agli abbonati, si innesta la discussione se il sistema del canone Rai debba essere abolito oppure no. I fautori della prima ipotesi sostengono che, se è necessario affidare il servizio pubblico ad un soggetto pubblico, questa attività andrebbe finanziata attraverso la fiscalità generale, basata sul principio della progressività della contribuzione. Il sistema attuale di riscossione del canone, basato su una legge del 1938, è, continuano i suoi detrattori, barocco e dispendioso, oltre che ingiusto: milioni di lettere inviate ogni anno ai contribuenti, carrozzoni dedicati esclusivamente alla riscossione del canone, decine di incaricati Rai che vanno porta a porta per indurre le persone a pagare, contenziosi tributari continui, le disdette del canone ignorate dalla Rai, spot pubblicitari in TV, il pensionato con un solo televisore che paga quanto il benestante con svariati apparecchi in altrettante regge...

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