Il buio medioevo di Vicenza
Venerdi 29 Novembre 2013 alle 12:17 | 1 commenti
Riceviamo da Alessandro Lavarra e pubblichiamo - Mi ero rassegnato che le condizioni di degrado del centro di Vicenza fossero da derubricare come effetto della crisi. Negozi che si svuotano e intere aree invase da teppistelli o spacciatori, barboni e angoli bui ridotti a pisciatoio o bivacco. Poi ho passato un pomeriggio in centro a Verona.
Ad accogliermi all’arrivo lo scintillante alberone di Natale della Bauli e un viale con marciapiedi alberati, alberghi, botteghe, caffè e veronesi a spasso. Intanto ho immediatamente trovato parcheggio a due passi da piazza Brà (tra l’altro con possibilità di pagare via app) e poi sono entrato in una città luminosa, vitale, piena di negozi in gran spolvero per il periodo natalizio, un susseguirsi di vetrine brillanti e ricche e non solo i soliti franchising ma negozi di moda, botteghe tradizionali, alimentari, caffè, pasticcerie, salumerie, ristoranti e ristorantini senza soluzione di continuità e senza spiacevoli sorprese dietro qualche angolo più nascosto o via meno centrale. Mi sono lasciato andare ad una passeggiata piacevolissima per trovarmi a prendere un caffè in un’elegante pasticceria, dopo aver girato in lungo e in largo.
Quando sono tornato a Vicenza, ho percorso in macchina viale Verona e viale San Felice con la loro viabilità schizofrenica, fatta di cambi di corsia e corsie preferenziali, rotonde e buche e asfalto sconnesso, il loro grigiore e il loro aspetto da periferia disagiata, ad accompagnarmi la sensazione di sporco e polveroso dei negozi abbandonati ancora con cartelloni e insegne sgualciti e insudiciati dallo smog e la desolante assenza di piante.
Poi via Roma che taglia in due un buio e inquietante parco dove si intravvedono, a sinistra, tra gli alberi e le poche panchine rimaste e sul muretto di cinta del parco giochi, individui incappucciati raccolti in sinistri capannelli; a destra, tra i containers (?!?!?!), trovo i resti di un palco abbandonato e di una costruzione che rappresenta uno degli esperimenti falliti di rivitalizzazione dell’area, poi altri capannelli di sbandati e gruppetti di tossici che girano in una spola frenetica tra la ricerca di spiccioli e quella dello spacciatore.
Entrando da Porta Castello l’impatto con le luminarie cupe e buie è stato la scintilla che mi ha mosso a scrivere per lamentarmi della condizione di abbandono e deriva della città .
Penso alla gente che gira con lattine di birra in mano a tutte le ore, a quelli che vedo sradicare biciclette legate alle ringhiere, che vedo con la manica tirata su farsi le pere in via Gorizia, che vedo pisciare sui muri delle case; penso alla banda di individui aggressivi che spadroneggia sotto il portico delle poste e che  ha imbrattato ogni centimetro a disposizione, penso a quelli appoggiati ai muretti tra via Gorizia e via Roma che mi seguono con sguardo minaccioso perché transito in mezzo a loro mentre si scolano birre e lanciano i vuoti sulle aiuole, penso agli scheletri di biciclette senza ruote o manubri che restano appese ai portabici o a qualche palo, penso alle siringhe che ho fotografato per terra anche in Contrà Vescovado, penso ad intere piazze dove non è rimasto più un negozio aperto, penso alle vetrine che mostrano solo i resti delle attività che vi avevano prosperato, penso ai cartelli scritti a mano con sconti eccezionali nonostante la piena stagione…piazza delle Scarpe, per esempio, ma anche piazza dei Signori appaiono come sorrisi sdentati.
Dopo aver visto i vicini la giustificazione della crisi non basta più.
Sono convinto che chi ha giocato con la viabilità , chi ha lasciato costruire ecomostri e non ha pensato al riutilizzo del patrimonio immobiliare sfitto e abbandonato, chi pensava di limitare lo spadroneggiare di bande di clandestini togliendo le panchine o lasciando una macchina dei vigili parcheggiata per qualche ora in piazza Castello o in via Roma, abbia delle colpe e che il suo operato vada giudicato. Mi fa rabbia l’ingenuità di alcune scelte imposte con arroganza ai commercianti del centro, penso ai mille e uno mercatini di chincaglierie alcuni senza logica o filo conduttore, che tolgono plateatici, spazio e affari a chi subisce il peso di lavorare in centro senza parcheggi e con costi altissimi e mi spaventa che costoro mettano pesantemente mano ai piani urbanistici, alla decentralizzazione degli uffici, alla viabilità , all’allargamento della ZTL; anche i tagli delle piante mi hanno preoccupato e non mi hanno convinto sulla loro capacità e buona fede.  Penso a scelte come il summer village idea che poteva essere anche interessante, ma realizzata con una ingenuità senza pari, senza coinvolgere le attività che già gravitavano in campo marzo, anzi portando loro diretta concorrenza e lasciando sul terreno il caffè Moresco chiuso (il cui portico è subito stato conquistato dalla banda di tossici sempre più numerosa) e i cinque containers da sfollati a ulteriore sfregio di quello che potrebbe essere un ingresso alla città maestoso, verde e accogliente.
Mi piacerebbe dilungarmi ancora sugli esempi che rendono pesante l’aria di Vicenza, quando al mattino esco dal mio palazzo e istintivamente cerco nel portico una scrittaccia nuova o butto l’occhio alle serrande degli uffici al primo piano per vedere se questa notte sono state di nuovo aperte o alle porte del garage per vedere se hanno fatto l’ennesima razzia di biciclette; poi faccio il consueto giro, via Gorizia e Campo Marzo, dove già al mattino spuntano i primi tossici con le loro birre tra i resti, la spazzatura e le siringhe della notte prima.Â
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