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I testimoni di Geova: chi sono?

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 3 Novembre 2013 alle 20:49 | 0 commenti

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Lee Gheno per la rubrica autogestita Spazio alle religioni da VicenzaPiù n. 259 in distribuzione e sfogliabile comodamente dagli abbonati online - Chi sono e che cosa sono i testimoni di Geova? Sono un movimento? Una “setta”? Sono una “nuova” religione? Sono una confessione cristiana? E che tipo di persone sono i fedeli testimoni di Geova? Sono fanatici fondamentalisti? Vivono reclusi per gran parte del tempo e si fanno vedere solo quando suonano alla nostra porta?

E poi, perché suonano alla nostra porta? Perché credono in quello che credono? E come incide quello in cui credono sulla loro esistenza quotidiana? Vorremmo che i lettori di VicenzaPiù trovassero risposta a queste e altre domande. Vorremmo cioè conoscere meglio i testimoni di Geova. Così, senza intenti apologetici, vorremmo presentare alcuni fatti su di loro.

Innanzi tutto, i testimoni di Geova sono una “setta”? Sarebbe bene che i media prendessero a cuore la lezione dei sociologi della religione e smettessero di usare – come suggerisce la recentissima Enciclopedia delle religioni in Italia (p. 7) – il termine “setta”, in quanto “è ambiguo, impreciso e si presta facilmente a un uso valutativo e discriminatorio”. I testimoni di Geova non sono una setta, termine quasi invariabilmente usato, e recepito, in senso criminologico e con connotazione negativa; sono sicuramente una religione di minoranza in Italia, ma occorre altresì aggiungere subito che sono “comunque certamente la maggior realtà organizzata in modo unitario presente nel Paese dopo la Chiesa cattolica” (ancora l’Enciclopedia delle religioni in Italia, p. 9). Sono una confessione religiosa? Senz’altro. Anzi, non tutti sanno che questa espressione – che pure compare nella nostra Costituzione – è di difficile definizione, eppure è stata proprio una sentenza favorevole ai testimoni di Geova emessa nel 1993 dalla Corte costituzionale a delineare per la prima volta gli elementi che individuano dal punto di vista giuridico una confessione religiosa. I tre criteri delineati in quell’occasione dal nostro massimo organo giuridico – riconoscimenti pubblici, statuto, o comune considerazione – venivano tutti soddisfatti dai Testimoni: la loro è una quindi una confessione religiosa pienamente legittima e legittimata.

Ma è una confessione cristiana? Il discorso a questo punto scivola facilmente verso la teologia. Naturalmente, se dev’essere una confessione religiosa a decidere della religiosità di un’altra confessione e di quale tipo di religiosità si tratti, è molto probabile che negherà di riconoscerne i tratti che l’accomunerebbero a sé. Infatti, è facile aspettarsi che un sacerdote cattolico dirà che i Testimoni non sono cristiani. Ma il Catechismo cattolico, appena negli anni ’30 del secolo scorso (solo un’ottantina d’anni fa), diceva che neppure gli evangelici erano “cristiani” (Pietro Gasparri, 1932, §§ 137-8), salvo essere poi smentito dal Vaticano II. Pertanto, la qualifica di “cristiano” non può essere conferita da un esponente religioso. Valutiamo quindi le cose da una prospettiva storica. Si dice che i testimoni di Geova non possano essere definiti cristiani perché non credono nella dottrina della Trinità. Ma i cristiani dei primi secoli erano forse trinitari? No, dicono unanimemente gli storici. Giudicati con il criterio della Trinità, padri della Chiesa come Giustino, Origene, Clemente, ecc., non sarebbero stati cristiani. Altri ritengono che si debbano considerare cristiani solo coloro che aderiscono a organismi ecumenici, come il Consiglio ecumenico delle chiese. A parte il fatto che neppure la Chiesa cattolica è membro formale di questo ente, se fosse l’ecumenismo il criterio per definire chi è cristiano e chi no, allora di nuovo tutte le chiese che prima del XX secolo non ne avevano neppure l’idea non erano cristiane. Insomma, è meglio attenersi a una definizione semplice, condivisa e intuitiva: è cristiano chi si sforza di seguire il modello di comportamento di Cristo e di seguirne la guida in campo dottrinale e morale.

Conclusione: i testimoni di Geova possono a pieno titolo essere definiti una confessione cristiana.

Ma che tipo di persone sono i fedeli che appartengono a questa confessione cristiana? Sono persone normalissime. Sono i vostri vicini di casa. Nella provincia di Vicenza, dove i testimoni di Geova sono presenti sin dagli anni ’20 del secolo scorso, oggi sono circa 3.500. I loro figli frequentano le stesse scuole che frequentano i vostri. Fanno acquisti negli stessi negozi in cui fate acquisti voi. Sono forse vostri colleghi di lavoro. Oppure hanno un’attività commerciale della quale voi vi avvalete per qualche motivo. Dopo aver lavorato a lungo, forse ora sono i pensionati che incontrate per strada.

Insomma, ciascuno di loro potrebbe essere la classica “persona qualunque”. Ma con una particolarità: quella persona nel corso del tempo ha imparato ad apprezzare quello che dice la Parola di Dio, la Sacra Bibbia. Dal costante e continuo confronto con questo libro sacro è convinta di essere stata arricchita. Ha riscontrato che i princìpi che ha letto nelle Sacre Scritture lo aiutano a diventare, o a porsi la meta di essere un coniuge migliore o un figlio migliore, un educatore migliore, un lavoratore più solerte o un manager più responsabile nei confronti degli altri, un vicino di casa migliore, forse più paziente (o che si impegna per esserlo sempre di più). Ci riesce sempre? Ovviamente no, essendo un essere umano limitato. Ma si sente responsabile verso Dio, che, sempre dalle Sacre Scritture, ha appreso avere un nome, Geova. E sempre perché si sente responsabile verso Dio e perché vuole essere a tutti gli effetti un cristiano e imitare Cristo, compie la stessa opera che compiva lui insieme ai suoi discepoli e va a parlare ad altri della sua fede. Per questo vi capiterà di vedere questo vostro vicino, o vostra vicina, arrivare a casa vostra per chiedere se siete disposti a vedere come la Bibbia sia davvero un libro utile per noi e ci aiuti ad avere speranza per il futuro.

Ognuno di loro naturalmente ha le proprie caratteristiche personali. Qualcuno forse vi risulterà più simpatico e qualcun altro meno. Ciascuno però vuole educatamente, e se possibile, far conoscere le cose che ha appreso dalla Bibbia. Nessuno di loro intende insistere se il suo interlocutore indica esplicitamente che non gradisce – forse perché in quel momento preso da altri assilli – parlare di Dio e della speranza biblica per il futuro.

Ma in che cosa credono i testimoni di Geova? Come praticano la loro religione? Dove si riuniscono per tenere le loro funzioni religiose nell’ambito della provincia di Vicenza? Come si tengono le loro riunioni e perché? Ci piacerebbe fornire ai lettori di VicenzaPiù una risposta a queste e altre domande. Per questo torneremo a scrivere dei testimoni di Geova.

Leggi tutti gli articoli su: Lee Gheno, I testimoni di Geova

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