I licenziati Askoll di Castell'Alfero tra la disperazione e la rabbia: allertati i legali
Sabato 22 Marzo 2014 alle 23:08 | 0 commenti
È dall'alba di giovedì 13 febbraio, e noi di VicenzaPiù ne stiamo puntualmente riferendo dal 15 febbraio con un'eco tanto maggiore quanto più avvilente è il silenzio generale locale, che i lavoratori allora in via di licenziamento della Askoll P&C di Castell'Alfero hanno iniziato a presidiare i cancelli dell'azienda prima di scendere in sciopero e subire poi anche la serrata aziendale dopo il licenziamento in blocco di tutti i residui 223 dipendenti della ex Ceset.
«Finchè era della americana Emerson - ci dicono tutti quelli che abbiamo sentito - la fabbrica la nostra vita, ci sentivamo un tutt'uno. Poi è arrivato Marioni con le sue slide che magnificavano il valore superiore del gruppo vicentino e che si chiudevano con quella, ora tristemente premonitrice, di un gruppo di oche che partivano. Ma ora eccoci qui senza lavoro!»
E l'amarezza ha cominciato a lasciare il posto alla disperazione da oggi, 22 marzo, dopo una prima assemblea (nella foto una delle tante, ndr) in cui sindacalisti presenti ieri, 21 marzo, a Roma hanno fatto una prima relazione sul tavolo aperto al Ministero dello Sviluppo Economico ma fallito con la conferma della chiusura decisa da tempo di una tante aziende del gruppo, «tutte società diverse anche se facenti capo, per comodità di gestione o di formulazione dei bilanci incrociati non si sa, a una holding con proprietario unico».
Il tavolo al Mise di fatto è stato snobbato aprioristicamente dagli uomini di Marioni, che, aggiunge Tiziano Toniolo della Rsu per Fim Cisl, «neanche hanno voluto dedicare un'oretta ad esaminare non solo i sacrifici che avrebbero potuto accettare i lavoratori ma anche i vari aiuti economici concreti promessi da istituzioni e stato a un'azienda di fatto solida, a dispetto dei numeri presentati nei bilanci che ora vogliamo studiare meglio con l'aiuto dei legali. La verità di cui si fanno forza nella capogruppo è che la chiusura di Castell'Alfero, dopo quella di Moncalieri, farà guadagnare di più alla proprietà se la sua produzione avverrà in Slovacchia. E lo stesso avverrà in un prossimo futuro alle fabbriche del Vicentino, ne siano certi i colleghi di fatto silenti di Vicenza che ci saremmo aspettati invece attivi nello starci accanto e nel sensibilizzare i lavoratori locali che in questo momento sarebbero più disponibili, lo insegna la storia, ad avvicinarsi al sindacato locale ad oggi poco rappresentativo per scarse adesioni». Riferiremo domani di altri dettagli fornitici da Toniolo insieme a Silvano Uppo della Uilm ieri mentre i treno tornavano da Roma, ma anticipiamo che secondo i due sindacalisti dei 223 licenziati forse qualcuno si "salverà ". Al massimo tra i 10 e i 25 saranno invitati ad accettare "per fame di lavoro" di trasferirsi dal Piemonte in un'ennesima Askoll, Uno o Due o Tre o Mille non si sa, per attivare con i tecnici e gli operai slovacchi le linee di montaggio dei motori prodotti nell'Astigiano che dovranno essere riassemblate in Slovacchia. Così si dice, si sa?, anche a Castell'Alfero mentre stasera, 22 marzo, licenziati e famiglie sono ospiti in piazza della Pro Loco locale per una cena di solidarietà e di raccolta fondi dopo aver capito che il "nemico" del loro lavoro non era il tagliatore di teste Maurizio Mastelli, di fatto pagato solo per coprire la proprietà e, quindi, per darci del pirla perché ... raccontiamo i fatti, di cui i vertici non vogliono o non sanno dare una spiegazione credibile e dignitosa, che ancora attendiamo e che vorremmo ospitare, visto che si stanno dimostrando ben diversi da quelli che ha provato ad ammannirci il portavoce aziendale Massimo Fùrlan con una sua frase che ora sa quasi di scherno: «...la preoccupazione dei lavoratori non è distante e distinta dalla preoccupazione dell'azienda perché è evidente che nessuno lavora con una logica che punta a chiudere le fabbriche o a essere contro i lavoratori, non riesco a comprendere questo approccio ...».
Toniolo, Uppo, Morabito e gli altri sindacalisti, dopo l'incontro con gli ormai ex dipendenti della Askoll, si sono presi ora un piccolo periodo di riflessione. Ma già lunedì sarebbe in programma un primo incontro con alcuni legali per verificare con loro quelli che in sintesi alcuni sindacalisti hanno definito come «passaggi apparentemente a dir poco dubbi di alcuni comportamenti di gestione economica e finanziaria della Askoll P&C e dei suoi rapporti con altre Askoll» e per studiare i passi da compiere «anche per eventuali irregolarità dell'azienda nell'utilizzazione dei benefici dei contratti di solidarietà » che sarebbero stati chiesti e ottenuti pur avendo deciso da prima ancora la chiusura delle attività aziendali.
Gli ostacoli da superare sembrerebbero, quindi, più difficili di quelli previsti a Povolaro. Ed Elio Marioni, noto appassionato di equitazione, sa quanto è difficile domare cavalli imbizzarriti. E infuriati come stanno diventando i 223 licenziati di Castell'Alfero. «Molti vorrebbero dare fuoco alle polveri»: è così che, infatti, chiude la telefonata il battagliero sindacalista della Fim Cisl., che lavora nello stabilimento astigiano da 33 anni.
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