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Guerra Israelo-palestinese, i pensieri del Rabbino Moscati sulle menzogne dei media

Di Carlo Calcara Venerdi 8 Agosto 2014 alle 10:44 | 0 commenti

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"In un periodo di attacchi mediatici e proteste contro la stato di Israele per la guerra esplosa contro gli esponenti di Hamas, che hanno indetto una vera e propria campagna terroristica nei confronti di Israele, serve fare un po' di chiarezza su quanto erroneamente riportato dagli organi di stampa". Esordisce così il Rabbino Moscati, capo spirituale della comunità ebraica veronese, che accoglie tra le mura della sua sinagoga anche gli ebraici vicentini, in occasione di un incontro ai nostri microfoni.

L'occasione dell'incontro è l'arrivo a Verona dell'ambasciatore di Israele in Italia, Gilon Naor, per continuare un lavoro molto importante fatto di interviste ed incontri che il diplomatico israeliano sta conducendo per ovviare alla disinformazione diffusa che impera parlando della guerra nella striscia di Gaza (la riproposizione integrale dell'evento sul canale di VicenzaPiu.Tv, per maggiori informazioni consultare il palinsesto).

"In Francia soprattutto, ma anche in Danimarca in Inghilterra e in tanti altri stati europei si sta registrando una ondata di sentimento antisionista che mascherà però tante volte qualcosa di più - prosegue il Rabbino - Perché se è vero che è lecito protestare contro lo stato di Israele, lo facciamo noi in primis quando qualcosa non ci convince nella politica attuata, è anche vero che da sotto questa protesta è alimentata da un forte sentimento che appunto non mi faccio remore a definire antisemita.

La colpa di questo purtroppo è da attribuirsi in grande parte alla campagna che i mass media stanno conducendo contro la risposta israeliana agli attacchi di Hamas. Pur di fare notizia i mezzi di informazione non si fanno remore ad utilizzare immagini forti come possono essere quelle di bambini spacciati per palestinesi uccisi durante il conflitto. Queste stesse immagini tante volte non provengono dalla striscia di Gaza, ma magari dall'Iran e dalla Siria, e danno un'immagine distorta della realtà dei fatti, dipingendo la risposta militare di Israele come una punizione che colpisce indiscriminatamente la popolazione della striscia. Nella realtà raccolgo anche personalmente testimonianze di bambini e civili usati come scudi umani per proteggere le rampe lancia-missili di Hamas, oppure ancora testimonianze come quella di un soldato che durante la sortita nella striscia si è trovato faccia a faccia con un miliziano di Hamas che aveva in grembo un marsupio con un bambino. Il popolo di Israele non è fatto di cinici, siamo padri madri e figli e sappiamo cosa significa il dolore della perdita, non festeggiamo di certo la dipartita dei nostri nemici distribuendo caramelle ai bambini come so fanno dall'altra parte del muro. In occasione dell'uccisione del ragazzo palestinese è stato lo stesso Shimon Peres a portare le condoglianze e le scuse del popolo di Israele alla madre del ragazzo. Anche la stessa questione del muro va ridimensionata, perché fatti salvo i punti dove si trovano villaggi a cavallo del confine, che quindi pongono un problema di sicurezza per la popolazione e rendono inevitabile erigere una barriera di cemento, per il resto si tratta di una recinzione che ha ridotto del 99% gli attentati terroristici in terra di Israele, in luoghi come quelli vicini al confine dove se ne registravano una media di uno al giorno. Il popolo di Israele convive da sempre con i palestinesi, che fanno parte integrante della società israeliana a tutti i livelli, come può essere all'interno del parlamento così come nel mondo del lavoro o dello studio. Nell'università di Haifa per esempio il 20% degli studenti sono arabi, e di questi gran parte sono studenti aiutati tramite le borse di studio, che per l'80% sono destinate proprio a studenti arabo-israeliani. La realtà dice anche che quando i confini erano aperti dalla zona di Gaza e della Cisgiordania erano più i palestinesi che raggiungevano Israele per stabilirvisi e lavorare che non il contrario. Purtroppo la chiusura del confine e le limitazioni ai prodotti importati nella striscia sono una necessità dettata dalla sicurezza, perché nonostante questa sorta di "embargo" comunque armi e materiale usato con lo scopo di offendere lo stato di Israele raggiunge Gaza e va ad ingrassare l'arsenale di Hamas, sarebbe tragico pensare a quello che potrebbero fare se avessero la libertà di importare qualsiasi cosa. Muri e posti di blocco sono una seccatura anche e soprattutto per gli israeliani, ma sono una necessità imprescindibile per la sicurezza di Israele. Loro hanno già avuto l'occasione di poter importare per esempio materiale da costruzione come il cemento per esempio, che doveva servire per progetti internazionali approvati dall'ONU, e che poi sono serviti invece per costruire i tunnel che sono stati recentemente scoperti. Si tratta di un piano messo in atto da Hamas, che facendo raggiungere ad un gruppo di terroristi città e villaggi vicini al confine voleva attaccare Israele. Volevano sfruttare il momento dello Yom Kippur (la festa ebraica dell'espiazione) per sgattaiolare dentro Israele e fare quanti più danni possibili. La loro meta era raggiungere 5000 uccisioni e almeno 500 rapimenti, per forzare lo stato israeliano ad accettare le loro condizioni. Quello che infatti viene fatto passare agli occhi della comunità internazionale come un problema politico è infatti in realtà solamente un problema religioso. In questo caso almeno in Italia abbiamo avuto modo di constatare come ci sia vicinanza alla nostra causa anche da parte delle autorità, esempio lampante ne è l'allontanamento dell'Imam di San Donà di Piave dopo la sua "preghiera" ad Allah affinché uccidesse tutti gli ebrei. Noi vogliamo la pace, siamo stanchi dello stato di assedio che vive lo stato di Israele, però non si può cercare pace e dialogo con una formazione politica come quella di Hamas che non riconosce lo stato di Israele e che ne chiede la completa cancellazione. Noi non vogliamo cacciare Hamas, sarebbe peggio ancora lasciare un vuoto di potere nella striscia perché darebbe spazio all'azione di cani sciolti, che è l'eventualità peggiore possibile. Siamo disposti al dialogo con Hamas per cercare una pace duratura, e i segnali che seguono questa tregua decisa bilateralmente aprono forse qualche spiraglio, bisogna sempre ricordare però che è proprio a causa di tregue continuamente disattese da Hamas che si è trovati in questa situazione."

Il progetto della pace per la "Terra promessa" è in cantiere certo, ma sembra ancora molto lontano da una sua realizzazione, le vittime delle azioni sconsiderate di Hamas purtroppo sono gli stessi palestinesi che puntualmente subiscono la reazione, a volte forse esagerata, di Israele. Ora le armi tacciono nella striscia di Gaza, ma quanto durerà questa pace che, come le altre che l'hanno preceduta, olezza sempre troppo di tregua prima di una nuova tempesta? 

Leggi tutti gli articoli su: Rabbino Moscati, Sinagoga di Verona

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