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Giulio e Stella Levorato: da oggi sono "Giusti fra le Nazioni"

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 5 Giugno 2013 alle 16:49 | 0 commenti

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Comune di Venezia  - Si è svolta oggi la consegna, da parte dello Stato d'Israele, della medaglia di “Giusto fra le Nazioni” alla memoria di Giulio e Stella Levorato: il luogo prescelto è stato il Municipio di Venezia, simbolo della città (nella foto Margerita e Raffaele Levorato)

“Ho aderito con gratitudine alla richiesta di ospitare proprio a Ca' Farsetti la cerimonia – ha spiegato il sindaco nel suo discorso di apertura – perché ricorda un'azione di alto valore morale, un gesto di solidarietà vera verso gli ebrei da parte di un famiglia veneziana, in un periodo in cui l'umanità pareva aver perso la propria identità”. Alla celebrazione sono intervenuti il consigliere Affari Pubblici e Politici dell'Ambasciata d'Israele a Roma, Livia Link-Raviv, il presidente della Comunità ebraica di Venezia, Riccardo Calimani, i familiari dei salvati, Paolo Navarro Dina e Ferruccio D'Angeli, e quelli dei familiari dei salvatori, Raffaele e Margherita Levorato. In sala erano poi presenti, tra gli altri, Tina Dina (l'unica tra coloro che furono salvati ancora in vita) il vicesindaco, Sandro Simionato, il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, e gli assessori comunali Tiziana Agostini, Bruno Filippini e Roberto Panciera.


    Paolo Navarro Dina e Ferruccio D'Angeli hanno richiamato, a distanza di 70 anni, il gesto di Giulio e Stella Levorato, che ospitarono nella propria casa a Castello, tra il '43 e il 45 - ossia nel periodo in cui i nazifascisti precedevano alle deportazioni nei lager degli ebrei - prima la famiglia D'angeli e poi, quando questa si rifugiò nelle campagne venete, gli adulti della famiglia Dina, fino alla Liberazione. Le figlie minori, invece, furono accolte in un convento lì vicino da Emilia Taroli, suor Paola, iscritta a sua volta nel registro dei Giusti tra le Nazioni. “Mio padre e mia madre – ha spiegato Raffaele Levorato – erano persone semplici, che avevano un gran cuore e che hanno svolto la propria esistenza secondo il concetto evangelico di amore verso il prossimo: il loro gesto va ricondotto unicamente a questo principio morale”.

    “Chi salva una vita - ha rimarcato Livia Link-Raviv – salva il mondo intero. Lo Stato d'Israele perpetua la memoria di quei 'Giusti' che, durante la Shoah, hanno saputo riportare la luce nel buio più assoluto”. L'Istituto Yad Vashem per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell'Olocausto, istituito dal Parlamento Israeliano nel 1953, è infatti preposto all'assegnazione di questo importantissimo riconoscimento, che è anche l'unica onorificenza civile del Paese.

    “Le svastiche a Verona, i fenomeni di violenza e di discriminazione diffusi in Italia, nel Mediterraneo e nel mondo – ha sottolineato infine Calimani - ci invitano a riflettere sul fatto che la libertà non è un bene dato per sempre, ma è il risultato della lotta e dell'impegno costante. Per questo auspico che il governo d'Israele sappia trovare un accordo con i propri vicini, perché solo così sarà garantita la pace. Credo che onorare le persone che nel passato sono state protagoniste di gesti così generosi sia utile per interpretare il futuro. Questo per me è il vero senso della cerimonia”.

 


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