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Giovanni Guglielmo è stato sepolto venerdì 18 luglio nel Famedio del Cimitero maggiore: lo ha commemorato Bulgarini

Di Note ufficiali Sabato 19 Agosto 2017 alle 14:57 | 0 commenti

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Ieri mattina, 18 agosto, alle 10 il maestro Giovanni Guglielmo, musicista vicentino scomparso domenica 13 agosto, è stato sepolto nel Famedio del Cimitero maggiore. All'illustre cittadino la giunta comunale ha voluto attribuire l'onore della sepoltura nel prestigioso luogo riservato alle personalità benemerite che si sono particolarmente distinte. Il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d'Elci ha portato il saluto del sindaco, fuori città per alcuni giorni, particolarmente affettuoso verso il figlio e la vedova.

"Siamo riuniti qui oggi (18 agosto, ndr) non a mestamente evocare le ombre ma, in piena luce, ad accarezzare un'idea bella e potente e a offrirla in dono, dono ultimo ed estremo, al maestro Giovanni Guglielmo. Questa idea, e questo dono, si chiama immortalità. Ed è l'idea più bella e potente e commovente che una comunità civile possa produrre, l'unica forse capace di competere per emozione e profondità - dal punto di vista laico - con le formule e i riti con cui la religione conforta quanti hanno il dono della fede.

E come per l'intitolazione di un luogo, la sepoltura in questo luogo - l'iscrizione di un nome su questa lapide - non rappresenta solo un grande onore, l'onore più grande che una comunità possa tributare, ma appunto un impegno e una promessa laica di immortalità.

È il modo con cui la comunità guarda a un defunto e lo fa, letteralmente, proprio, reclamandolo da una dimensione esclusivamente privata a quella collettiva. È il modo con cui la comunità lo ringrazia. Il modo in cui gli dice: tu sei amato. In cui gli promette: non sarai dimenticato. Ma è, cosa ancora più importante, il modo con cui la comunità parla a se stessa e dice: guardate questa storia, e ammiratela, perché è una storia esemplare.

Nessuno di coloro che sono stati invitati nel Famedio cittadino ha avuto una vita che non fosse esattamente questo - esemplare. Ed è una bellissima parola, esempio, una parola che dovremmo riscoprire e coltivare nuovamente e con più forza di quanto facciamo in questo tempo difficile e spesso triste, come la cronaca di questi giorni e di queste ore ci ricorda, un tempo che a volte pare preludere a un ritorno, doloroso e preoccupante, delle tenebre. "Perché il male trionfi - scrisse il filosofo Edmund Burke - basta una sola cosa, che gli uomini buoni non facciano niente".

Dunque, l'esempio. L'esempio come una luce che rischiara, come un faro che fende le nebbie e indirizza le navi a evitare gli scogli e raggiungere un porto sicuro. Ed è difficile pensare all'idea di esempio, di esemplarità, senza collegarla a un altro concetto fondamentale: quello dell'insegnamento, della trasmissione della conoscenza, della formazione di una coscienza, dell'accompagnamento dei più giovani lungo un percorso di ricerca, di scoperta, di sfida, di realizzazione.

Sottolineo queste parole - esempio, insegnamento, accompagnamento - perché per me racchiudono, delle molte belle e importanti pagine di vita vergate da Giovanni Guglielmo, la più luminosa. Quella che lo ha visto - accanto agli sfolgoranti successi personali e ai mille riconoscimenti artistici - appunto didatta, docente, guida, amico. Maestro.

Tutti voi, che gli siete stati vicini e allievi e colleghi, pensate a lui istintivamente - lo si è ben visto nei tanti dolcissimi commenti di questi giorni - come al "Maestro", con la M maiuscola. E pur non avendo avuto la fortuna di essergli io amico, ho colto bene, nelle parole che ho letto e udito di tanti di voi, come nel suo caso il termine "maestro" non sia solo l'appellativo che si riserva ai musicisti. Ma che racchiuda appunto quella affettuosa fiducia, intrisa però di un profondo rispetto, che dedichiamo a coloro a cui riconosciamo il ruolo e il compito di guidarci per un tratto - più lungo, più breve - della nostra vita.

Delle tante pagine di una carriera eccezionale, allora, non ricorderò qui le più gloriose - ma quella per la nostra città più importante, la più luminosa. Quella del Guglielmo didatta, docente, maestro, direttore, formatore, ispiratore, accompagnatore. Quella che gli ha visto lasciare un segno su generazioni di giovani musicisti, e che nella nostra città si è tradotta tra le altre nelle esperienze grandiose della fondazione e direzione del conservatorio Pedrollo, dell'Orchestra del Teatro Olimpico, e, negli ultimi fecondissimi anni, nell'esperienza formidabile dell'Ensemble Musagete, che ben sintetizza la sua attitudine a circondarsi di musicisti più giovani e a contribuire con amore alla loro crescita.

Coltivare la pazienza e le fatiche e le gioie dell'insegnamento significa riporre fiducia nella forza dell'uomo, nel senso più profondo dell'uomo, nell'idea che sia la speranza - e non la paura - a definire l'orizzonte dell'uomo.

Credere nell'educazione, dedicarvi le proprie energie e la propria passione, significa abbracciare l'idea che i nostri giorni migliori non siano alle nostre spalle ma davanti a noi, ancora da vivere, promessa iscritta in un tempo futuro.

Giovanni Guglielmo ha, per tutta una vita lunga e ben spesa, onorato la città di Vicenza; oggi la città di Vicenza lo onora, per l'ultima volta, nel modo più solenne che abbia, invitandolo nel Famedio, pantheon dei propri eroi civili.

Caro maestro, la città di Vicenza qui, oggi, ti saluta, con commozione ma senza mestizia. Riposa in pace, ma non necessariamente in silenzio: allieta il tempo e il riposo di quei cittadini illustri e benemeriti cui oggi ti affratelli con un'altra forma di immortalità, quella con cui questa cerimonia è iniziata - la grazia perfetta e senza tempo della musica".


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