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Flow, arte contemporanea italiana e cinese in dialogo, dal 25 marzo al 7 maggio nel salone della Basilica palladiana

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 24 Marzo 2017 alle 18:05 | 0 commenti

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Dal 25 marzo al 7 maggio 2017 il salone superiore della Basilica palladiana di Vicenza ospita Flow arte contemporanea italiana e cinese in dialogo, un evento nel quale l'arte contemporanea si fa strumento di comprensione e interrogazione reciproca fra le due culture. Flow è un'occasione di scoperta e la seconda tappa di un work in progress avviato con la prima edizione tenutasi nel 2015, che ha affermato il desiderio e la necessità diffusi di trovare canali di comunicazione fra Italia e Cina che avvicinino in modo efficace e fertile i due mondi. In breve: l'occasione di un dialogo vero. La mostra è organizzata da Associazione Culturale YARC in collaborazione con l'assessorato alla crescita del Comune di Vicenza, con il sostegno dell'Istituto Confucio di Venezia e il patrocinio della Regione Veneto.

Erano presenti oggi alla vernice della mostra il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d'Elci e Maria Yvonne Pugliese, co-curatrice dell'esposizione. Erano presenti anche alcuni artisti: Dania Zanotto, Arthur Duff, Simone Crestani, Francesco Candeloro e Giovanni Morbin.

"La Basilica palladiana dimostra di essere uno spazio capace di parlare linguaggi contemporanei- ha dichiarato il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d'Elci -. Le opere esposte nella mostra Flow sono l'esempio di come artisti provenienti da culture differenti riescono a creare un dialogo; a questi artisti abbiamo abbiamo voluto concedere lo spazio del salone al piano superiore che l'attuale allestimento è riuscito a valorizzare in modo suggestivo. La Basilica è "solenne e maestosa" come si legge nella lapide che ricorda il bombardamento avvenuto nella Seconda guerra mondiale e che ha distrutto la copertura a carena di nave rovesciata. E nonostante questa definizione è in grado di accogliere le più disparate realtà. Mi piace immaginare la Basilica è come un vascello che conduce all'incontro di mondi differenti".

Flow presenta 24 artisti e 28 opere selezionati fra Italia e Cina che interpretano gli strumenti e i punti di vista più diversi. Performance live, ceramica, plexiglas, neon, lana, passando per carta e tela e arrivando alle tecnologie digitali e a composti di uso comune completamente rivisitati, come liquidi antigelo e profilati in alluminio, per fare alcuni esempi: ogni materia diventa forza viva nelle mani e nella mente di ciascun artista. I curatori, Maria Yvonne Pugliese e Peng Feng, hanno lavorato sul valore essenziale proprio di ogni opera d'arte, affermando in questa mostra la priorità dell'oggetto rispetto alla sua interpretazione critica. Gli artisti italiani e cinesi invitati ad esporre presentano ciascuno una o più opere e esprimono la loro poetica in assoluta libertà, contando su uno spazio espositivo aperto, senza vincoli, dove ogni lavoro dialoga direttamente con tutti gli altri, con gli oltre 1000 metri quadrati della monumentale Basilica, simbolo della città berica, e con la luce che filtra dai 14 finestroni e illumina lo spazio sormontato dall'inconfondibile soffitto a carena, dall'aspetto simile a una nave rovesciata.

Le opere d'arte contemporanea cinese si collocano accanto, di fronte, di fianco alle opere italiane offrendo al visitatore un contrasto stimolante che rende evidente la particolarità di ogni scelta: perché quella tecnica?, perché un video anziché una tela?, perché il colore o il non colore?, perché ciascuno è diverso, se è diverso davvero?. Flow provoca domande a cui ciascuno è libero di dare una risposta e, nel farlo, è libero di avvicinarsi a una cultura altra che diventa controparte di un dialogo autentico e, allo stesso tempo, occasione di imparare qualcosa di nuovo su di sé.

Per agevolare l'incontro fra il visitatore, al centro dell'attenzione dei curatori, e gli artisti, Flow ha creato due canali supplementari. Il primo è il video originale autoprodotto nel quale ciascun artista racconta il percorso di idee e di azioni che lo ha portato a realizzare quella particolare opera, il cui contenuto, rielaborato in forma scritta, è riportato anche sul catalogo. Il secondo è FlowTalk, l'incontro su invito che inaugura la mostra venerdì 24 marzo e che vede protagonisti i filosofi Marcello Ghilardi e Riccardo Caldura - quest'ultimo anche critico d'arte - chiamati ad approfondire il senso della parola cardine di Flow, dialogo, per come si dipana nella cultura cinese e nella cultura italiana e occidentale. Il video di FlowTalk verrà proiettato ogni giorno e reso quindi disponibile a tutti i visitatori in ogni momento.

Alcuni spunti di FlowTalk tratti dal catalogo Flow 2017 edito da Diogene Multimedia: 'Siccome ogni contenuto specifico assume la sua fisionomia a partire dallo sfondo da cui emerge, non può indagare lo sfondo da cui trae le proprie risorse di senso - proprio come un occhio non può vedere se stesso. Per questo è decisivo l'esercizio del dialogo, del confronto con l'altro. È solo a partire da questo confronto che ciascun partecipante al dialogo può scoprire il proprio impensato: ciò a partire da cui pensa, e che non sa di non pensare.' (Marcello Ghilardi, ricercatore in Estetica all'Università di Padova)

'La lingua non è affatto uno strumento ‘neutro' della comunicazione, da imparare come se si trattasse di istruzioni per l'uso di un qualsivoglia dispositivo, ma il veicolo principale di orizzonti culturali estremamente complessi. L'incremento delle relazioni e degli scambi internazionali nei più diversi ambiti, mette in evidenza come la questione della reciproca comprensione, del dialogo, non possa essere solo una comunicazione di ‘propri' contenuti culturali, ma anche dei ‘limiti' di quei contenuti, così da aprire uno spazio aperto ulteriore.

Il primo evento speciale di Flow si terrà domenica 26 marzo alle 18: la performance 'Concerto a Perdifiato' dell'artista Giovanni Morbin, originario di Valdagno (Vicenza), vedrà all'opera una orchestra sui generis, senza un direttore e non composta da musicisti ma da 21 volontari che suoneranno un unico, inedito, strumento. L'azione in cui Morbin vuole coinvolgere tutti è il parlare con se stessi, nel duplice aspetto dell'atto: quello serio e profondo della riflessione introspettiva e quello bizzarro e un po' goffo del parlare da soli. Lo strumento a perdifiato, ideato dall'artista come un canale circolare d'ottone in cui il suono viaggia dalla bocca all'orecchio del performer, amplifica quello che quotidianamente facciamo senza pensarci: dialogare con noi stessi.


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