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Crisi edilizia, Fillea Cgil: se ne esce rispettando regole e ripensando cosa e come costruire

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 23 Marzo 2013 alle 20:23 | 0 commenti

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Fillea Cgil Vicenza  -  La crisi del settore delle costruzioni non accenna a fermarsi. I dati dei primi mesi dell'anno confermano una situazione in progressivo peggioramento, senza alcuna inversione di tendenza. Per questo rivolgiamo un appello alle nostre controparti e alle istituzioni per istituire un tavolo di confronto  sul settore, per individuare le strade di una possibile ripresa.

Partendo dal presupposto che alla base del nostro lavoro deve esserci il rispetto delle regole e dei contratti. Consapevoli che dalla crisi si potrà uscire rivedendo in profondità ciò che si produce e come si lavora.


Il rispetto delle regole
Nelle pagine della stampa locale sono apparse nei giorni scorsi alcune dichiarazioni di Confindustria Vicenza in materia di appalti, e di regole per la corretta gestione degli stessi, che ci lasciano francamente perplessi.
Si criticano recenti norme che aumenterebbero il carico di lavoro burocratico delle imprese (se così fosse, basta semplificare), lasciando però trasparire che è la legislazione in materia di responsabilità solidale delle imprese ed enti appaltanti a rappresentare il problema.
Noi riteniamo, invece, che la responsabilità solidale sia uno strumento utile a garantire correttezza e regolarità nella gestione degli appalti, di opere e servizi, da perfezionare per renderlo più efficace e pregnante, applicandolo anche ai lavori privati (come chiediamo nella piattaforma per il rinnovo del Contratto nazionale).
Così come siamo convinti che vadano applicate le norme contrattuali e di legge che hanno introdotto il documento unico di regolarità contributiva (Durc) e che debba prendere avvio l'applicazione del durc per congruità (a tale lavoro deve corrispondere tanta manodopera, per esemplificare). Il Durc è garanzia per i lavoratori e i loro contributi previdenziali e contribuisce ad evitare la concorrenza sleale tra imprese. Noi ci siamo battuti e continuiamo a lottare contro le imprese che non rispettano le regole. E siamo per applicare quanto concordato nel Contratto provinciale dove abbiamo scritto : "Vi è peraltro la comune consapevolezza che l'odierna situazione di crisi del settore può favorire il proliferare di operatori in grado di inquinare la trasparenza del mercato... e per tale ragione si conviene sull'opportunità di promuovere ulteriori iniziative mirate a consolidare la regolarità e la sicurezza nei cantieri...".
Per questo riteniamo necessaria lo corretta applicazione delle norme contrattuali e di legge e non il loro depotenziamento. Anche noi siamo convinti che i controlli spettino ai servizi pubblici e per questo pensiamo che, insieme alle imprese, dovremmo chiedere il potenziamento di alcuni servizi ispettivi (Inps e Ministero lavoro in particolare). Ciò comporta però investire, da parte dello Sato, in questi settori. E fa a pugni con l'idea che si possa continuare con i tagli indifferenziati (lineari, li chiamano) alla spesa pubblica.
La legalità ed il rispetto delle regole possono salvare il settore, non l'abbassamento delle soglie di regolarità e legalità oggi in vigore. A questo proposito va segnalato l'impegno della provincia, comunicato alle OO. SS. degli edili, ad avviare la procedura per l'istituzione della Stazione Unica Appaltante (prevista da un Decreto del Presidente del Consiglio di giugno 2011) a livello provinciale, come strumento di controllo e trasparenza in materia di appalti.


Il rispetto dei contratti
L'Associazione dei Costruttori Edili della provincia di Vicenza, con una scelta unilaterale, ha deciso di non applicare il Contratto provinciale, sottoscritto tra le parti lo scorso aprile, laddove prevedeva l'erogazione di un Premio (Stabilità Aziendale Veneta - S.A.V. -), che avrebbe portato nella busta paga dei lavoratori edili (non tutti, solo coloro che avessero maturato almeno 900 ore versate in cassa edile nel 2012) una somma - una tantum - tra i 200 e i 300 €.
In questo modo, le imprese edili negano salario ai lavoratori, che ne avrebbero grande bisogno, data la costante perdita di potere d'acquisto dei salari, e si rendono responsabili di una grave inadempienza contrattuale.
Agire unilateralmente, in questi casi, significa negare valore a ciò che si è pattuito. Non era mai accaduto, in precedenza, che si operasse in questo modo. Da parte nostra, come Organizzazioni sindacali, mai abbiamo violato unilateralmente i contratti firmati. Questo comportamento, inoltre, svalorizza ruolo e dignità della Cassa Edile, ente paritetico e bilaterale, nel quale le decisioni vengono assunte da organismi dove i rappresentanti dei lavoratori e delle imprese sono presenti in modo paritario.
Noi ribadiamo il nostro rifiuto a perseguire la strada della riduzione dei salari e dei diritti dei lavoratori quale via per la sopravvivenza delle imprese; questa strada è per noi impercorribile e si è già dimostrata inutile e senza risultati, se non la penalizzazione ingiusta dei lavoratori.
Chiederemo un incontro all'Ance, unitamente a Feneal UIL e Filca CISL, per ottenere il pagamento di quanto spetta ai lavoratori e per riportare su un piano di reciproca correttezza la gestione del Contratto provinciale e degli Enti Bilaterali.
Se non si potrà aprire un proficuo confronto, chiameremo i lavoratori alla mobilitazione, dopo averne discusso con loro, nelle assemblee, caratteristiche e tempi.


Cosa e come produrre
Negli ultimi tempi si è diffusa anche nel sistema delle imprese la consapevolezza che il settore può uscire dalla crisi solo se si realizzano opere e costruzioni diverse dal passato, partendo dal presupposto che bisogna bloccare ogni ulteriore consumo di suolo.
Ciò significa puntare sul riuso, il recupero e la riqualificazione dell'esistente; sulla riqualificazione energetica e la messa in sicurezza degli edifici; sulla salvaguardia e la messa in sicurezza del territorio, che nella nostra realtà significa in particolare proteggere da rischi idrogeologici e bonificare aree inquinate.
Si rende poi necessario ripensare le modalità di spostamento di persone e merci. Se è più utile privilegiare il trasporto pubblico a quello privato, il trasporto su ferro a quello su gomma, bisogna orientare di conseguenza scelte ed investimenti. Sarà perciò necessario scegliere tra grandi opere autostradali e potenziamento della ferrovia o miglioramento della viabilità interna.
Chiediamo anche agli industriali e artigiani edili di essere conseguenti alle affermazioni che vengono fatte in convegni e dichiarazioni, e di impegnarsi con noi per rivendicare alla pubblica amministrazione (dagli Enti Locali al Governo centrale che si costituirà) scelte ed investimenti per una diversa politica di settore.
Il rinnovo del contratto nazionale può rappresentare un momento importante per riconoscere il valore del lavoro e di chi lo esegue (operai e impiegati) nei cantieri. Valore che deve essere riconosciuto sia sul piano economico che attraverso un'importante opera di formazione e riqualificazione del personale, per predisporre le professionalità necessarie ad un diverso sviluppo del settore.
Tutti gli osservatori affermano che non usciremo dalla crisi (se e quando ne usciremo) riprendendo a lavorare come prima della crisi. Sarà perciò necessario proporre politiche straordinarie di intervento. Un modo per difendere lavoro e occupazione potrà essere la redistribuzione del lavoro esistente attraverso la riduzione di orario di lavoro di chi il lavoro ce l'ha per far lavorare altri. Utilizzando le ore libere dal lavoro, coperte economicamente con ammortizzatori sociali, per la formazione a cui si è già accennato, avvalendosi a questo scopo dei fondi contrattuali per la formazione, a partire da Fondimpresa. Questo ci sembra un terreno di confronto con le imprese, che invitiamo a discuterne, interessante e utile.
Il settore edile potrà tornare a svolgere il ruolo importante che ha sempre avuto nell'economia del nostro paese e della nostra provincia solo se saprà rinnovarsi e se avrà il coraggio di cercare strade finora non percorse.

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