Fallita azienda orafa: obbligo presentazione e divieto espatrio per 2 imprenditori bassanesi
Mercoledi 10 Aprile 2013 alle 13:34 | 0 commenti
Guardia di Finanza Vicenza - Sequestrati tre appartamenti ed una villetta. In corso sequestri di disponibilità finanziarie fino a € 7,5 milioni - accertata una bancarotta fraudolenta per € 22 milioni con false esportazioni di oro verso Hong Kong e Croazia - giacenze di magazzino alterate dal "tombak" e reati tributari con un'iva evasa pari a € 8,5 milioni.
I finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e contestuale sequestro preventivo di beni, fino alla concorrenza di € 7,5 milioni, nei confronti dei due soci ed amministratori di una nota azienda orafa di Bassano del Grappa, fallita nell'ottobre del 2011.
Il provvedimento cautelare emesso dal G.I.P. del Tribunale di Bassano del Grappa, dott. Paolo Velo, è giunto al termine di una complessa indagine del Nucleo di Polizia Tributaria di Vicenza sotto la direzione del Procuratore della Repubblica di Bassano del Grappa, dott. Carmelo Ruberto, il quale ha formulato a carico dei responsabili 15 diverse imputazioni per fatti di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, causazione dolosa del fallimento, dichiarazione fraudolenta ai fini IVA e sottrazione al pagamento delle imposte.
Le prove acquisite hanno dimostrato che il patrimonio dell'azienda, operante inizialmente sotto forma di S.p.a. (poi trasformata in S.n.c.), è stato nel tempo svuotato dagli amministratori, a danno dei propri creditori, principalmente attraverso la realizzazione di fittizie esportazioni di oro e preziosi verso inesistenti aziende estere con sede ad Hong Kong e in Croazia, nonché attraverso un'iniziativa imprenditoriale nella Federazione Russa. In particolare, gli accertamenti eseguiti dalla Guardia di Finanza di Vicenza e dal curatore fallimentare hanno reso possibile quantificare le distrazioni patrimoniali in oltre € 22 milioni, realizzate attraverso una preordinata alterazione e falsificazione dei documenti e delle scritture contabili, riuscendo anche ad evadere un'IVA dovuta superiore ad € 8,5 milioni.
In sostanza l'intero fallimento è stato preordinato dai due soci e amministratori dell'azienda orafa che, nel dicembre 2009, hanno estromesso il Collegio Sindacale ed il Revisore Contabile attraverso la trasformazione dell'impresa da S.p.a. ad S.n.c., così cercando di garantirsi un "comodo" percorso, indirizzato ad una inevitabile procedura concorsuale, senza dover rendere conto ad alcun controllore interno.
La natura fraudolenta di una simile trasformazione societaria è stata desunta dal fatto che entrambi i soci, prima di assumersi la responsabilità patrimoniale illimitata (tipica delle società di persone), si sono disfatti dei beni immobili a loro intestati, per un valore complessivo di circa € 500 mila, trasferendoli a stretti congiunti con l'intento di rendere vane le procedure esecutive dei creditori, tra i quali, in via principale, il Fisco.
E' stato contestato anche il reato di dichiarazione fraudolenta per gli anni dal 2005 al 2009 nonché, in considerazione delle cennate cessioni simulate degli immobili, quello di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Per la gravità dei reati contestati, il rischio di una loro reiterazione e, soprattutto, per il pericolo di fuga di entrambi gli amministratori della fallita (capaci di operare in contesti internazionali dove potrebbero aver trasferito le ingenti somme da loro distratte), il G.i.p. del Tribunale di Bassano del Grappa, su richiesta del Procuratore della Repubblica di Bassano del Grappa, ha disposto nei loro confronti l'applicazione della misura personale dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, tutti i giorni (esclusa la domenica), nonché il divieto di espatrio.
Considerate le rilevanti distrazioni patrimoniali realizzate, il medesimo Giudice ha disposto il sequestro preventivo di una villetta nel comune di Romano d'Ezzelino (VI) e di tre appartamenti nel comune di Rocca Pietore (BL), estendendo le misure cautelari reali anche a beni, somme di denaro, disponibilità finanziarie, quote e titoli fino ad un controvalore di € 7,5 milioni.
Le contestazioni in campo fallimentare hanno preso le mosse da una pregressa indagine del Nucleo di Polizia Tributaria di Vicenza (operazione COPPERFILED - giugno 2012) nel corso della quale erano state accertate fittizie esportazioni di oro e preziosi verso inesistenti aziende estere con sede ad Hong Kong e in Croazia da parte dell'azienda orafa, finalizzate a regolarizzare contabilmente l'oro che la medesima aveva ottenuto dagli istituti di credito in prestito d'uso, ma di cui non aveva più la disponibilità perché ceduto in nero in Italia. Le fittizie esportazioni hanno determinato ingenti crediti mai riscossi e la mancata applicazione dell'IVA (le esportazioni costituiscono operazioni non imponibili).
Peraltro, quando ancora erano in corso le vendite fittizie finalizzate a coprire il vistoso ammanco di oro, gli amministratori dell'azienda orafa avrebbero ingannato i creditori ed il proprio revisore contabile, sostituendo l'oro già in precedenza distratto con una lega di metallo similoro, denominata "tombak".
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