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Emma Dalla Benetta l'insegnante modella: vittima due volte

Di Luca Fantò Domenica 23 Settembre 2018 alle 11:31 | 0 commenti

Essere un professionista è possedere la capacità di svolgere la propria attività con competenza ed efficenza e gli insegnanti sono appunto professionisti che portano a termine il proprio compito con competenza ed efficienza. Tale compito ha un luogo ben definito per il suo svolgimento, la scuola. Purtroppo questo non è chiaro a tutti coloro che vorrebbero fare della professione docente, una professione di fede. Il caso della collega Emma Dalla Benetta è esemplare. La collega ha deciso di partecipare ad un reality (Temptation Island Vip ideata daFascino di Maria De Filippi e condotta su Canale 5 da Simona Ventura, ndr). 

La collega, per aver scelto di partecipare a tale trasmissione è stata duramente criticata. Critiche fatte non dai genitori degli alunni, non dai colleghi o dai superiori che ne apprezzano la professionalità appunto, ma da chi nulla o non molto ha avuto a che fare con la scuola.

Anche le critiche dell'Assessore della Regione Veneto, Elena Donazzan, che ha dichiarato come trasmissioni "di questo calibro" potrebbero compromettere l'autorevolezza che il ruolo impone, sembrano tardive e forse fuori luogo se si considera che l'assessore è da anni autorevole membro del partito di colui che tale genere di trasmissioni porta con orgoglio sugli schermi italiani.
La televisione italiana dall'avvento delle reti private ha senza dubbio espresso il peggio di sé stessa. Il ruolo didattico che certamente ha avuto ed ha questo mass media è stato infatti stravolto nel tempo e negli obiettivi.
La RAI negli anni '60, pur ricoprendo un ruolo privilegiato dal punto di vista finanziario e normativo in quanto concessionario unico, aveva ricoperto un ruolo sociale determinante nella formazione di una coscienza nazionale e l'obiettivo che si poneva era evidentemente quello di promuovere la cultura tra la popolazione. Indubbiamente la televisione ha favorito negli anni successivi alla seconda guerra mondiale quell'unificazione linguistica e culturale, che scuola e istituzioni non erano riuscite a raggiungere in quasi cento anni di unificazione politica.
Con l'avvento delle televisioni private, le "televisioni commerciali", in particolare quelle della Fininvest, si è verificato un cambiamento negli obiettivi del mezzo. Sul territorio nazionale messaggi decisamente in controtendenza, sia dal punto di vista culturale che sociale, sono stati lanciati alla popolazione.
E' arrivato il tempo della tv urlata, la tv spazzatura, la spettacolarizzazione della realtà, del dolore, della vita privata e la coltivazione del voyeurismo dello spettatore. Vizi che oggi sono stati trasmessi o assunti da molti frequentatori dei social media.
E' proprio in questo contesto che si inserisce la vicenda della collega Dalla Benetta che probabilmente è due volte vittima.
Vittima dell'ipocrisia di chi è cresciuto biologicamente o politicamente in una società mediatica che non punta più a far crescere il cittadino ma a ridurlo a servizievole consumatore e acritico fruitore di "fake".
Vittima di un sistema valoriale che impedisce di cogliere l'improbabilità di una trasmissione televisiva che contribuisce ad indebolire un sistema culturale certamente passato nelle sue manifestazioni esteriori ma ancora in grado di garantire riferimenti sociali di una certa solidità.
Luca Fantò
Docente di scuola secondaria di I grado


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