Emergenze grotte sommerse: speleosub in addestramento a Solagna
Lunedi 17 Giugno 2013 alle 21:14 | 0 commenti
 
				
		Soccorso Alpino e Speleologico Veneto - Scatta l'allarme per il mancato rientro di uno speleosub da un'esplorazione nella grotta dei Fontanazzi e le squadre della VI Delegazione speleologica Veneto-Trentino Alto Adige si preparano alla ricerca sott'acqua del disperso. Questo è lo scenario ipotizzato nell'addestramento che lo scorso fine settimana, da venerdì a domenica, ha coinvolto gli speleosub veneti e trentini, così come i tecnici speleosubacquei della I Delegazione speleologica Piemonte.
E della II Delegazione speleologica Friuli Venezia Giulia in uno degli interventi che richiedono la massima sicurezza per gli operatori, ovvero ricerca e recupero di una persona all'interno di una grotta allagata.
La cavità dei Fontanazzi è una risorgenza carsica altamente frequentata da speleosub di tutto il mondo in quanto, oltre alle dimensioni di tutto rispetto (135 metri di profondità massima  
 attualmente raggiunta e 2100 metri di sviluppo) è caratterizzata da passaggi stretti iniziali, che rendono ancora più tecnica  l’immersione. Superato il tratto iniziale, ci si trova alla profondità  
 di 18 metri dove si aprono numerose diramazioni che con andamento  labirintico portano a varie profondità.
 Si è dunque ipotizzata la ricerca di un disperso, con l’attività  improntata anche a testare nuove metodologie operative in ambienti  allagati caratterizzati appunto da varie diramazioni: sono stati ad  
 esempio utilizzati dei marcatori in modo che le squadre potessero  lasciare traccia delle zone già controllate o parzialmente verificate  e di quelle ancora da esplorare.
 Venerdì 14 giugno 3 tecnici si sono immersi mettere in sicurezza  
 l’ambiente e posizionare il 'target', costituito da una muta da sub  
 ancorata al pavimento in un luogo lontano dall’ingresso e sconosciuto  
 alle squadre di ricerca.
 Sabato 15 giugno, programmata la fase di ricerca vera e propria, sono  
 state effettuate 4 immersioni con 4 squadre che hanno ispezionato la  
 grotta in vari punti.
 Il target è stato individuato dalla quarta squadra che ha proceduto ad  
 assicurarlo e a segnalare il percorso per le successive immersioni  
 necessarie al recupero.
 Domenica 16 giugno sono state organizzate 3 squadre con il compito di  
 trasportare il 'target', sostituito all'inizio delle operazioni da un  
 subacqueo per simulare al meglio le condizioni in cui si potrebbero  
 trovare i soccorritori in caso di intervento reale.
 Tutte le operazioni richiedono un’assoluta precisione della  
 programmazione e, oltre alla dotazione di materiale personale dei  
 tecnici, di un grande quantitativo di attrezzatura per garantire,  
 secondo rigidi protocolli stilati dalla Scuola nazionale tecnici  
 subacquei del Cnsas, Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico,   
 l’assoluta sicurezza del personale impiegato.
 Sono stati utilizzati anche innovativi respiratori a circuito chiuso  
 (rebreather) che consentono di riciclare l’aria respirata. Tali  
 sofisticate apparecchiature, in dotazione alle squadre del Cnsas e  
 costruite sul modello di quelle impiegate dagli astronauti, sono  
 dotate di un sistema che filtra l’aria respirata eliminando l’anidride  
 carbonica e integra l’ossigeno bruciato. Queste caratteristiche  
 consentono di ridurre al minimo i consumi ampliando così i tempi di  
 operatività dei tecnici.
 Particolarmente impegnativo il trasporto nel tratto in uscita che  
 dalla profondità di 18 metri porta alla superficie, a causa del  
 susseguirsi delle strettoie, dove il rischio di rimanere incastrati è  
 decisamente alto.
 Hanno preso parte all'esercitazione 11 speleosub delle tre  
 Delegazioni. Divisi in 8 squadre, si sono immersi per un totale di  
 1.202 minuti e hanno percorso complessivamente 6.820 metri.
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