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Je suis Voltaire... a Vicenza

Di Italo Francesco Baldo Mercoledi 21 Gennaio 2015 alle 15:55 | 0 commenti

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Grandi manifestazioni hanno accompagnato la protesta contro coloro che hanno assassinato con un atto terroristico alcuni giornalisti e altre persone a Parigi. I giornalisti sono stati considerati rei di aver pubblicato vignette che volevano far ridere su contenuti e modi di essere e vivere della religione islamica.

È da condannare la reazione contro i giornalisti di alcuni, ma supportati da molti, come si evince dalle manifestazioni in tante parti del mondo, perché la violenza richiama violenza e ben difficilmente in ambito islamico si troverà il “porgi l’altra guancia” , peraltro difficile anche nella religione cristiana. Se volessimo far satira basterebbe  a tal proposito richiamare il recentissimo e ormai famoso esempio di papa Francesco sul pugno, sia pure accompagnato da un sorriso, che lui sferrerebbe a chi offendesse la madre…Ma queste sono considerazioni generali che investono un dibattito che coinvolge tutto il mondo ed è vivo in molte parti dell’Europa: perfino in teatro con l’attore Montesano è risuonato il detto :”Je suis Charlie”, evocando la libertà di opinione (Doxa) e richiamandosi espressamente all’illuminismo ed in particolare a Voltaire, quello  del Trattato sulla tolleranza e delle sue  celebri espressioni. Si dimentica però che il trattato fu scritto contro la religione cristiana. Con l’artificio retorico che vi è abuso della religione e dei suoi contenuti per spargere sangue e produrre disastri in tutta Europa (p.26), si  argomenta sulla necessità di  negare la religione e di riferirsi ad uno stato di natura il quale di per sé non suscita guerre civili e garantisce la libertà di coscienza. Infatti, fin dall’antichità, sostiene Voltaire, le religioni hanno provocato guerre,  e particolarmente quella cristiana che quando apparve, provocò perfino a Roma l’intolleranza. La colpa è del cristianesimo e pertanto bisogna eliminarlo, perché esso è stato distorto dal suo significato originario e divenuto strumento del potere politico, suscitando il fanatismo religioso. Bisogna avere tolleranza afferma l’intellettuale illuminista, e quindi bisogna “non essere fanatici.” Come lo sono le varie sette del cristianesimo (cfr. il capitolo Racconto di una disputa teologica in Cina). Un bel richiamo alla tolleranza universale, al cosmopolitismo,” possano gli uomini ricordarsi che sono fratelli!”, in modo che si possano godere i frutti del lavoro e delle attività pacifiche.  Accettiamo le opinioni diverse e domandiamo regimi miti e soprattutto aboliamo quei “gesuiti” che sono i veri padri dell’intolleranza.  Una precisa indicazione contro il cristianesimo in Francia, che viene  riassunto in una farse, mai detta da Voltaire, ossia, la  nota : “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire”

Il maestro francese  ben insegna anche a Vicenza. Infatti, quante volte ci si accorge nella città dell’armonia palladiana che si è tolleranti “con chi la pensa come me”, ma assolutamente intolleranti “contro chi non la pensa come me.” Il “voltaire berico” ben utilizza ciò, seguendo “il francese” e il suo vero volto, quello dell’intolleranza, come attesta il suo, troppo spesso taciuto, scritto Juifs, che è detto il manifesto dell’antisemitismo moderno, quello che aprirà le porte a quell’antiebraismo che con  K. Marx e il suo saggio  “La questione ebraica” identifica gli Ebrei con il denaro, come già W. Shakespeare ne Il mercante di Venezia, e successivamente all’odio razziale, addirittura condito da “teorizzazione” che si denominavano “scientifiche” . Ben sappiamo purtroppo quanti morti abbia causato ciò.

Non basta parlare di tolleranza, negando valore a ciò che gli altri pensano; una vera tolleranza è mettersi dalla parte dell’altro e chiedersi se “lui non abbia ragione e io torto”, in un dialogo autentico nella dimensione umana. Ma… a Vicenza troppo spesso la tolleranza non è così intesa, ma alla Voltaire, si è tolleranti solo con chi la pensa come me, perché la libertà di opinione è solo quando mi dà ragione e sostiene la mia causa.

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