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Dove va la scuola italiana, Prc: stipendi per i precari "estratti a sorte"

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 17 Dicembre 2013 alle 08:19 | 0 commenti

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Segreteria Provinciale e Dipartimento Provinciale scuola Partito della Rifondazione Comunista - A Vicenza si falcidiano le scuole con la scusa della razionalizzazione, con il piano di (ri)dimensionamento si chiudono plessi che hanno servito la città per decine di anni, si tagliano presidenze e segreterie e si accorpano cattedre con il solo ed unico scopo di cancellare posti di lavoro sia di docenti che di personale ATA, e con il solo ed unico risultato di creare mega istituti incapaci di fornire istruzione e cultura a chicchessia.

Il taglio alle risorse della scuola arriva poi all'indecenza di non pagare gli stipendi dei lavoratori precari, accade nella nostra città dove i dirigenti hanno comunicato di non poter fornire certezze in questo senso.
Denunciamo questa situazione perché non vorremo assistere anche a Vicenza a situazioni come quella di Prato, dove la Dirigente scolastica di una scuola ha fatto tirare i dadi o estrarre lo stecchino più lungo o non sappiamo quale sistema abbia usato per scegliere chi riceverà lo stipendio. Le casse di questo istituto sono talmente vuote che non ci sono più soldi per pagare tutti i docenti e il personale ATA precari in servizio ed allora si tira a sorte: 5 fortunati (quattro insegnanti ed un ATA); gli altri senza stipendio.
La notizia di oggi è che con solo cinquemila euro in cassa e 18 precari da pagare per il mese di novembre la preside dell'Istituto comprensivo di Prato Iva Pacetti ha deciso di estrarre a sorte i nomi di cinque supplenti che riceveranno il compenso del mese di novembre. Su 18 precari che hanno svolto supplenze brevi (insegnanti e personale Ata) sono stati sorteggiati i cinque 'fortunati' che avranno lo stipendio: quattro insegnanti e un addetto ai servizi scolastici. Apprendiamo dalla stampa che non si tratterebbe di un caso isolato perchè altri istituti comprensivi e superiori avrebbero esaurito i fondi del Mef da cui dipende il pagamento degli stipendi dei precari per le supplenze brevi. Gli insegnanti di ruolo vengono invece pagati dal Miur, così come i supplenti annuali. Un episodio analogo era già avvenuto a Grosseto, in un liceo linguistico, nell'aprile scorso: quella volta intervenne la Regione Toscana che anticipò i soldi per i precari.
Con buona pace di tutti e nel più totale silenzio dei sindacati. La cosa sconvolgente è che pare non ci siano scioperi, che il sindacato non abbia indetto una dura azione di lotta; e i 13 precari che non riceveranno lo stipendio che faranno? E la Dirigente Scolastica non si vergogna di giocare alla fortuna invece di chiedere dignità per la gente che lavora e rispetto per gli studenti e per l'istituzione scolastica tutta, Pratese ed Italiana?
Tutto ciò è il risultato di una politica scolastica scellerata, portata avanti per 20 anni dai governi che si sono succeduti, e non c'è differenza tra centrodestra e centrosinistra. I primi misero bombe ad orologeria alle fondamenta della scuola pubblica, laica, libera ed i secondi non fecero nulla per disinnescarle. Ricordiamo, tanto per esemplificare, le Riforme Moratti, veri e propri interventi atti a smantellare la scuola elementare più avanzata d'Europa, ed i mancati interventi del successivo ministro Fioroni che non volle cancellare alcuna legge di quelle promulgate dal centrodestra perché, a suo dire, bastava utilizzare la politica del "cacciavite" . Non ebbe ragione e la scuola pubblica è precipitata in una situazione gravissima: non solo precari senza stipendio, ma stipendi fermi da 5-6 anni per tutti gli altri, segreterie al collasso per mancanza di personale, biblioteche di istituto chiuse, fondi nulli per progetti e innovazione, docenti preca-rizzati e spinti alla demotivazione; nessun investimento per i plessi scolastici ormai lasciati nel degrado, dove non si sa cosa siano le leggi sulla sicurezza e si fanno ridicole ed improvvisate prove di evacuazione.
La situazione della scuola italiana, non solo quella di Prato, ci mostra la necessità e l'urgenza che i lavo-ratori della scuola riacquistino la coscienza e la volontà di mobilitarsi come parte di una classe, organiz-zandosi dal basso senza più delegare, lottando per obiettivi collettivi, perché ormai è chiaro che la qualità della scuola pubblica dipende principalmente da questo.

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