Dov'è la politica? Se lo chiede Giorgio Langella
Domenica 19 Maggio 2013 alle 23:19 | 3 commenti
Giorgio Langella, Segretario regionale PdCI - Mi riferisco a quella nobile, con la "P" maiuscola, fatta per passione. Perché non se ne può fare a meno. Dov'è sparita in quest'Italia lacerata e umiliata da personaggi sempre più distanti dalla decenza? Silvio Berlusconi viene condannato in appello per truffa (4 anni di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici) e viene processato per prostituzione minorile e non succede nulla (richiesta di condanna a 6 anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici).
Continua a pontificare, grida al complotto. I suoi cortigiani si scatenano contro i magistrati che osano processare il loro sovrano. Ci si dovrebbe indignare ma, ormai, siamo tutti abituati e qualsiasi nefandezza diventa normale.
La FIOM per chiedere lavoro e maggiore giustizia sociale (richieste assolutamente normali) scende in piazza con tutta la sinistra (PdCI, PRC, SEL). Sceglie di non stare a guardare e propone soluzioni per uscire dalla crisi. L'ex segretario CGIL Guglielmo Epifani, oggi segretario a tempo del PD, per giustificare l'assenza del PD non sa far altro che affermare "non mi piace la sinistra che scappa" e "non siamo mica una caserma!". Epifani infine sostiene che quando si è al governo bisogna "essere responsabili" e non "stare nelle piazze". Il sindaco di Firenze Matteo Renzi è più netto. Dichiara infatti che il PD non deve "andar dietro ai sindacati ... un partito politico non vive di manifestazioni fatte dagli altri". Non c'è nessuna risposta alle giuste proposte dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani che hanno manifestato a Roma. E non vogliono scappare di fronte alla sordità del governo Letta-Alfano-Bonino.
Beppe Grillo tra un urlo e l'altro scrive che "portare una canoista al governo, un po' tedesca / è da scemi più che di sinistra". Proveniente da un comico che è ora a capo di un movimento politico la cosa suona alquanto imbarazzante.
I problemi del nostro paese non sono le dichiarazioni a vanvera di qualcuno. Non sono neppure quelli personali che qualcun altro ha con la giustizia. E neppure le giustificazioni di qualche leader di partiti che una volta, forse, erano dalla parte dei lavoratori. I veri problemi del paese sono sempre i soliti da troppi anni. Disoccupazione, evasione fiscale, corruzione, occupazione delle istituzioni da parte di partiti trasformati in gruppi d'affari o comitati elettorali inutili alla collettività . E intollerabili disuguaglianze frutto di come politicanti mediocri e inetti hanno affrontato la crisi. L'Italia ormai è ridotta a un paese devastato dall'ingiustizia.
Un paese dove il 10% delle famiglie detiene il 47% della ricchezza nazionale e dove il compenso medio di amministratori delegati e top manager è di 4.326.000 euro ogni anno mentre la retribuzione lorda media di un lavoratore dipendente è di 26.000 euro; oltre 165 volte inferiore. Un esempio di "capitalismo reale" da che non ha nulla di "moderno" né di democratico. La fotografia di un sistema economico spaventoso e profondamente ingiusto.
Un sistema che deve essere rifiutato e cambiato dalle radici. Questo sarebbe il compito della Politica.
Ma, oggi, dov'è la politica?
La risposta non può che essere una: la vera Politica è quella fatta da chi non ce la fa più a restare indifferente e scende in piazza, protesta, propone soluzioni diverse da quelle di far pagare tutto e solo a chi vive del proprio lavoro. La vera Politica è quella di chi lotta per il trasformare la nostra società agonizzante.
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