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Dopo l'Expo, il Mose. Uno scandalo dietro l'altro

Di Citizen Writers Giovedi 5 Giugno 2014 alle 15:50 | 0 commenti

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Riceviamo da Giorgio Langella e pubblichiamo - Un altro scandalo. Una ulteriore inchiesta ha portato all'arresto del sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, dell'assessore regionale Renato Chisso e alla richiesta d'arresto dell'ex presidente della regione Giancarlo Galan. Un indagine che vede coinvolti oltre 100 personaggi (tra i quali si leggono i nomi di Lia Sartori e di Marco Mario Milanese, ex consigliere di Tremonti) in una faccenda di corruzione e tangenti legata alla realizzazione del Mose di Venezia.

L'accusa è pesantissima. Gli indagati si sarebbero fatti comperare per garantire alla Mantovani gli appalti e sarebbero entrati nel libro paga della ditta costruttrice. Le notizie ci parlano di oltre 500.000 euro a Orsoni per la sua campagna elettorale, di un milione di euro all'anno a Galan (oltre ai lavori di restauro della sua villa di Cinto Euganeo per un valore di oltre 1.000.000 di euro). Milioni di euro distribuiti a destra e a manca  Un intreccio tra affari e politica che è ormai abituale nel nostro paese e nella nostra regione. Basta pensare ai recenti fatti dell'Expo milanese e al coinvolgimento, tra gli altri, del vicentino Enrico Maltauro.

Ora, spesso i “nostri” politicanti e gli imprenditori ci spiegano come, per rilanciare l'economia, sia necessario abbattere il costo del lavoro. A partire dai salari che costano troppo per arrivare alle privatizzazioni dei servizi e quant'altro. Lo Stato sociale e i diritti costituzionali, per questi “signori”, sono una palla al piede che impediscono la “ripresa” e la “crescita”. E, allora, tutti a ribadire che ci vogliono le “riforme” istituzionali, che bisogna “snellire” lo Stato, che è necessario aumentare l'età pensionabile perché, altrimenti, il sistema crolla, che si devono tagliare i lacci e i laccioli che frenano la possibilità di “fare impresa”. Ma, davanti a tanti e tali esempi di corruzione e di collegamenti perversi tra affari e politica (i “loro affari” e la “loro politica”) come si può continuare con quella menzogna? I veri costi che gravano sul paese e, quindi, su ogni cittadino onesto, i veri sprechi che affossano l'economia italiana, sono l'evasione fiscale, le tangenti e la corruzione dilagante. Un sistema criminale che impoverisce il nostro paese e arricchisce i soliti furbi. Ed è inutile che Renzi, come riferisce il presidente dell'autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, sia "turbato dalla vicenda. Questi due scandali (Expo e Mose) non fanno certo bene all'immagine del Paese". Non è una questione di immagine, ma di sostanza, di sistema. È un sistema sbagliato e irrimediabilmente malato che è necessario abbattere. Bisogna agire e in fretta. Si colpiscano le grandi ricchezze accumulate illecitamente, si ripristini il reato di falso in bilancio, si metta in galera  chi corrompe, chi è corrotto, chi dà e chi riceve mazzette e tangenti. Senza attenuanti, senza ricorso a “servizi sociali” o “pene alternative”. Difficilmente si è visto, nel nostro paese, grandi corrotti e corruttori  scontare una pena nella maniera giusta. Ci sono sempre giustificazioni, una specie “rispetto” per i cognomi e le “figure” coinvolte che sconfina con l'impunità. È ora di distinguere tra onesti e delinquenti. È ora di cominciare a fare giustizia.

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