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Don Mazzi e Matteo Marzotto al Golf Club Colli Berici: promuoviamo i valori dello sport

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 20 Luglio 2013 alle 10:50 | 0 commenti

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Golf Club Colli Berici  -  Per aiutare i giovani a non prendere strade sbagliate. Il messaggio è stato lanciato durante il convegno organizzato ieri al Golf Club Colli Berici di Brendola. Durante la serata è stato messo all'asta per beneficenza il gioiello realizzato in esemplare unico da Roberto Coin per celebrare l'arrivo a Vicenza del Giro d'Italia 2013

Non lasciamo i giovani passivi, in preda agli usi e abusi della società contemporanea. Perché i pericoli sono tanti, a partire dalla droga, di cui si parla molto meno che in passato anche se in realtà ha solo cambiato modalità di consumo ed è anzi una presenza che si insinua sempre più nella vita dei nostri adolescenti.
Diamo loro opportunità per impegnarsi, crearsi una rete di relazioni "sane", scoprire una passione e coltivarla, a partire dallo sport, che con i suoi valori di sacrificio e lealtà può fare la differenza nel tenere lontani i giovanissimi da certe brutte strade.
Il messaggio è stato lanciato da Don Mazzi e Matteo Marzotto in occasione del convegno che li ha visti protagonisti ieri sera al Golf Club Colli Berici a Brendola (VI), sul tema della prevenzione del disagio giovanile e sulla responsabilità sociale del territorio. Un appello che ha accomunato due personaggi tanto noti quanto diversi tra loro per età, ambiente e ruolo, ma uniti nel riconoscere che molto può e deve essere fatto per le nuove generazioni. Don Mazzi, con l'aiuto del nipote Giovanni che da vent'anni collabora con lui e che era presente anch'egli all'incontro, ha appena lanciato la sua nuova sfida: la Fondazione Centri Giovanili Don Mazzi, già presente con 6 strutture in tutta Italia che coinvolgono migliaia di giovani. Un progetto diverso rispetto alla missione di recupero dei tossicodipendenti che continua a essere portata avanti con le comunità Exodus, perchè in questo caso l'obiettivo è prevenire, rivolgendosi agli adolescenti e coinvolgendoli in quelli che vorrebbero essere "gli oratori del Duemila" per impegnarli in attività sportive, ma anche artistiche ed espressive, per trasmettere loro quella "tremenda voglia di vivere" che è ormai uno slogan. Matteo Marzotto, da parte sua, si è soffermato sull'attività svolta dalla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, di cui è vicepresidente e testimonial instancabile ormai da molti danni. Due esempi diversi, per destinatari e finalità, di impegno sociale, ma entrambi di grande spessore.
Don Mazzi però - 84 anni, di cui 30 trascorsi alla guida della Fondazione da lui creata, che con 40 strutture in tutta Italia ha letteralmente salvato dalla droga oltre 20 mila giovani - a sentir parlare di disagio giovanile non ci sta, perché lui nei giovani crede davvero: "I giovani sono come li vogliamo noi - ha esordito - . Certo ci sono sempre meno una famiglia e una scuola in grado di educarli. Sono stati sostituiti da altri strumenti, che sono diseducativi ma che dobbiamo trasformare in educativi, esattamente come fece Don Bosco quando trasformò il gioco, che ai suoi tempi anche per i bambini era considerato qualcosa di inutile se non di negativo, in un momento educativo. I bambini oggi non giocano più, è tutta una competizione per loro, fin da giovanissimi. E invece devono tornare a giocare come si faceva un tempo, fuori di casa, sudando e sbucciandosi le ginocchia. Perché nella mia esperienza ho visto che dopo che hanno giocato è possibile parlare con loro. Però i giovani di oggi sono diversi rispetto ai miei tempi anche per altre qualità: sono più intelligenti e hanno più tempo, perché non vanno a lavorare già da adolescenti, e allora se riusciamo a trovare loro delle passioni li possiamo salvare. Tutti".
Un messaggio fatto proprio anche da Matteo Marzotto, che nonostante la situazione familiare certamente agiata, o forse anche per questo, non ha fatto mistero di avere anche lui rischiato, come tutti i giovani, di prendere delle strade sbagliate in passato: "Non l'ho fatto - ha raccontato - perché sono sempre stato un grande appassionato di sport, e perché ho avuto alcuni esempi straordinari da seguire".
A partire dal padre Umberto Francesco e dal nonno Gaetano, due figure imprenditoriali di primaria importanza nel vicentino e a livello nazionale, e non solo per i risultati strettamente economici raggiunti nel corso degli anni dal gruppo Marzotto. L'azienda infatti, già a fine '800, era protagonista di azioni e progetti di autentica promozione e progresso sociale a favore dei dipendenti e delle famiglie ("non si trattava di dare solo un lavoro", sottolinea Matteo Marzotto oggi) che ora appaiono incredibilmente moderni in un momento in cui la responsabilità sociale d'impresa si sta affermando come la tendenza del momento tra gli imprenditori più illuminati.
Responsabilità sociale d'impresa che non vuol dire solo fare delle donazioni, è stato evidenziato durante il convegno, ma trasferire del valore nel territorio anche semplicemente - ma poi tanto scontato non è - mettendo al servizio di cause sociali importanti le competenze o la capacità di rete che sono già presenti nelle aziende.
Un concetto questo che appare particolarmente calzante per la realtà italiana e del Nord Est in particolare, in considerazione della composizione territoriale ed economica nella quale prevalgono le piccole-medie imprese, tendenzialmente raggruppate in distretti industriali. In un certo senso, l'obiettivo diviene così recuperare quella dimensione collettiva che è già stata alla base del primo boom economico, per attualizzarla e porla al centro di quello che dovrà essere un nuovo


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