Quotidiano | Categorie: Musica

Diplomatics. Ovvero come sopravvive il punk di casa nostra nella scena attuale

Di Nicola Tonello Sabato 19 Settembre 2015 alle 14:22 | 0 commenti

ArticleImage

C'era un tempo non molto lontano nella provincia berica nella quale la cultura musicale underground andava per la maggiore. Anni in cui band come Derozer, Melt e molti altri entravano nei cuori di tanti giovani di tutta la penisola. Tempi in cui si facevano i chilometri per andare a vedere le proprie band indipendenti preferite. Poi sono arrivate le nuove tendenze e l'accessibilità alle risorse tecnologiche ha portato gli individui a recepire in maniera diversa sia il concetto di prodotto musicale sia quello del live, dal concerto nel piccolo locale al festival.

Ne abbiamo discusso con Set (Matteo Marsetti) dei Diplomatics, band thienese (precisamente di Lugo) formatasi tre anni fa, con all'attivo un EP (Diplomatics del 2013) e un LP (Don't be scared, here are the Diplomatics) uscito a novembre dello scorso anno. Già dalla copertina di quest'ultimo, fortemente evocativa, si intuisce che il loro sound ci catapulta direttamente nella New York degli anni settanta, quella del CBGB (storico locale della grande mela che alimentò il mito del punk americano e non) per intenderci con i vari Ramones, Deadboys e Stooges per citarne alcuni, mixando il tutto con accordature e strumenti più vintage che ci rimandano ai Rolling Stones, MC5 e The Who. Non è un caso infatti se per la realizzazione di entrambi i dischi sia stata fatta una specifica scelta di registrare in analogico e in presa diretta grazie alla produzione di Matteo Bordin e del suo studio Outside Inside Out di Montebelluna.

Set, come i suoi compagni di viaggio (Niccolò OVO Sabin, Manu Garziera, Daniel Carollo, Dario MASE Masello), quando scende dal palco è un lavoratore come tutti i comuni mortali, ci racconta di come sia cambiato sostanzialmente il modo di recepire il concerto punk o rock che sia: "Il concetto di base è che ci si lamenta (anche perché ci si è sempre lamentati) per la mancanza di iniziative, ma la realtà è un'altra. La spinta propositiva non è mai morta, sia da parte degli artisti sia da parte dei promoter. Il problema sono coloro che dovrebbero essere i diretti fruitori del concerto. Sempre più negli ultimi anni è andata scemando la voglia di spostarsi per andare a vedere i concerti. Nell'ultimo anno nella quale abbiamo promosso il nostro album con i vari live (dividendo il palco anche con band di spessore come The Buzzcocks, Giuda, Dictators, Vic Godard & Subway Sect, Lisa and the Lips) ci siamo accorti come, soprattutto nel nord Italia, non manchino i recipienti per le realtà underground. I locali che promuovono la musica dal vivo resistono, ma appunto il pubblico vero si è un po' "addomesticato". Sia per quantità sia per la voglia di interagire. Si è perso quell'animo "street" che caratterizzava la scena, ossia quel desiderio di andare a vedere un certo tipo di band anche per fare un gran casino. Inoltre le politiche di adeguamento di orario che adottano i locali per attenersi a un codice di buon vicinato spesso smorza persino le buone intenzione degli stessi amanti del genere. Considerando che in Italia vige ancora quell'atteggiamento generale che se non ti esibisci nella tarda serata rischi di non avere un buon riscontro di pubblico. Molto hanno fatto pure quelle etichette indipendenti che hanno spostato totalmente l'interesse su altri generi e influenze musicali dettate dall'attualità commerciale a discapito di quelle sonorità eterne come possono essere il punk, il blues e il soul. Ma i Diplomatics tengono duro e siamo pronti a continuare a rincorrere il sogno che avevamo fin da adolescenti di diventare delle rockstar, tenendo comunque sempre i piedi ben incollati al suolo. Consapevoli dei buonissimi contenuti che siamo riusciti ad esprimere con le prime due produzioni, stiamo lavorando sul nuovo album, alimentando la speranza di riuscire a portare il nostro sound negli altri paesi europei dove la massa critica è rimasta più numerosa e sensibile a queste immortali influenze sonore".
In questi ultimi anni dunque è proprio il concetto di evento musicale (anche grazie ai social media) che si è trasformato radicalmente. Fino a cinque - dieci anni fa si sceglieva tra le varie proposte in base ai gusti musicali recandosi a concerti più o meno distanti proprio perché se si era interessati ad un determinato artista si cercava di non perdere l'occasione di vederlo dal vivo (magari acquistando il cd o la maglietta per sostenere la causa della musica indipendente). Attualmente l'inversione di tendenza ci mostra come si partecipi a un evento per il semplice fatto che a questo vi partecipino più persone possibile. L'evento fine a se stesso insomma. Una concausa di ciò è pure l' estrema democratizzazione del prodotto musicale. Il libero ascolto, la condivisione di prodotti musicali sul web si dimostra l'arma a doppio taglio per l'artista sulla strada della promozione. Da un lato l' occasione di farsi conoscere in qualunque zona del globo con un solo click. Dall'altro il rischio di far diventare il proprio prodotto una goccia nella pioggia di contenuti presenti nell'etere dove l'ascoltatore, con la stessa velocità con la quale attinge e condivide, rischia di asciugarsi facilmente a favore di sempre nuove proposte usa (condividi) e getta.


Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.



ViPiù Top News


Commenti degli utenti

Mercoledi 19 Dicembre 2018 alle 07:01 da kairos
In Mostra al Chiericati, Caterina Soprana (Commissione Cultura) risponde ai giovani del Pd: "realizzata a costo zero per il Comune"

Domenica 2 Dicembre 2018 alle 17:35 da Kaiser
In Mostre e eventi: due diverse concezioni non confrontabili ovunque e anche a Vicenza
Gli altri siti del nostro network