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Diniego atti Spv, i parlamentari del M5S contro Vernizzi

Di Marco Milioni Giovedi 27 Giugno 2013 alle 18:57 | 0 commenti

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Federico D'Incà, deputato bellunese del M5S ha redatto una interrogazione parlamentare che sarà presentata a brevissimo. Oggetto del contendere? Il diniego oppostogli da Silvano Vernizzi, commissario straordinario alla Spv, relativamente alla ruichiesta di esibire il contratto di convenzione per la realizzazione dell'opera tra i privati incaricati e lo stesso commissario.

È proprio D'Incà, che tra l'altro è membro della commissione bilancio di Montecitorio (in foto), a riferire che il niet giunto dal commissario, che ha sede a Mestre nel Veneziano, ha trovato «la netta contrarietà del gruppo il quale ha deciso di agire di conseguenza». Oltre all'interrogazione, che materialmente è stata ultimata ieri e che sarà protocollata a giorni, D'Incà parla di un possibile ricorso al Tar.

Ma più nel dettaglio entra il senatore vicentino del M5S Enrico Cappelletti il quale da tempo segue la vicenda e che si era impegnato a fare chiarezza su costi e progetti della Pedemontana Veneta: «Il diniego è stato motivato giacché non si intravvederebbe nei poteri ispettivi del parlamentare una ragione giuridicamente congrua per l'accesso agli atti. Siamo basiti per tutto ciò ma non ce la mettiamo via anche di fronte ad un no che ci appare odioso e poco rispettoso per le istanze di trasparenza che giungono dal territorio. Per di più a breve in aula saremo pure a chiamati a votare un finanziamento straordinario per Spv, quindi vorrei che qualcuno mi spiegasse bene perché non sia possibile vedere quelle carte. Evidentemente qualcosa dietro c'è». Il senatore aggiunge che l'interrogazione oltre ad essere indirizzata al ministero dell'ambiente e a quello delle infrastrutture sarà inviata anche alla procura di Venezia, competente per territorio: «È opportuno rammentare a tutti che il parlamentare è anche un pubblico ufficiale. E che ha il dovere di informare l'autrità giudiziaria ove ravvisasse il rischio di un illecito penale, specie se questo concerne la gestione della cosa pubblica».


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