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Destini incrociati

Di Marco Milioni Domenica 24 Marzo 2013 alle 22:03 | non commentabile

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L'esplosione dell'affaire Mantovani riporta a galla le liason tra centrodestra e centrosinistra nella gestione di molte opere in nome della finanza di progetto per la quale la provincia berica, tra partiti e imprese, rimane uno snodo chiave.

Al di là delle questioni strettamente giudiziarie la provincia di Vicenza è e rimane uno degli snodi cruciali della cosiddetta vicenda Baita. Che in termini politici i media hanno immediatamente ribattezzato sistema Galan.

Sull'agenda politica regionale infatti ci sono due opere della galassia Mantovani che parlano l'idioma berico. Nel raggruppamento di imprese che ha realizzato l'ospedale di Santorso, oltre alla sempreverde Mantovani, c'è un pool di spa locali di altissimo lignaggio: Palladio Finanziaria, Gemmo, Studio Altieri, Serenissima Ristorazione. Se si esclude la prima, la vicinanza dei big delle ultime rispetto all'ex governatore veneto, l'azzurro Giancarlo Galan è cosa assodata. Il tris di imprese però è storicamente in prossimità anche ad un altro dei personaggi politici più potenti del Veneto. Si tratta dell'europarlamentare del Pdl Lia Sartori, da molti considerata la mente politica di Galan.

Di qui spostandosi più a est, ma sempre in provincia di Vicenza, l'affaire Mantovani incrocia i destini della Valsugana bis, la contestata superstrada di 37 kilometri, 11 dei quali in tunnel, che dovrebbe connettere Castelfranco a San Nazario via Bassano del Grappa. Come per Santorso il trait d'union è la realizzazione con la finanza di progetto, o project financing. Ma oltre alla modalità di concessione l'altro aspetto politicamente rilevante riguarda il mondo economico. Se per Santorso tra le imprese che hanno avuto in carico realizzazione e gestione dell'opera ci sono soggetti storicamente vicini al centrosinistra (Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, Consorzio Cooperative Costruzioni), dall'altra l'istituto che assicura «la bancabilità» della Valsugana bis è Mps, notoriamente vicino al Pd. Ed è anche in questa chiave che vanno lette critiche, sempre prudenti, uscite nei confronti del sistema Galan da parte del Pd, in primis da parte dei neo-eletti al parlamento.

E come succede spesso in natura a colmare il vuoto ci pensa qualcun altro. Sabato 9 marzo a Padova al caffé Pedrocchi i neo-eletti del M5S hanno incontrato gli attivisti e i simpatizzanti veneti del movimento proprio per fare il punto sulla finanza di progetto. E a condurre le danze è stato ancora un vicentino, il senatore Enrico Cappelletti. Le sue dichiarazioni hanno fatto il giro dei media regionali. Basti pensare allo spazio dato lo stesso giorno dal portale del Corriere Veneto, un quotidiano solitamente prudente sul versante delle critiche alle infrastrutture: «... Bene che la commissione regionale d'inchiesta sullo scandalo Mantovani sia mista, composta sia da esponenti della giunta sia da consiglieri di minoranza, ma questo non basta. Serve più terzietà e noi invochiamo la presenza di componenti esterni al governo regionale, autonomi e indipendenti. Le minoranze dicono di voler partecipare alla commissione, ripeto è bene: ma queste opposizioni che verificano ora quello che non hanno verificato prima, che significato hanno?». Ma la parte più dura arriva alla fine: «È in discussione il sistema Galan, quindici anni di governo del Veneto. Ora bisogna cancellarlo per legge restituendo alla Regione reali funzioni di programmazione».

E una prova del nove rispetto all'imbarazzo del Pd nell'ambito dell'intera vicenda lo si può misurare andando a spulciare Vicenzapiu.com del primo marzo: «... si scopre che un pezzo della indagine di queste ore è nata da quella che ha poi portato alla condanna, ancora non definitiva, di Lino Brentan per una storiaccia di tangenti. Sì, quel Brentan espressione del Pd Veneto, storicamente vicino a un Pd doc come Davide Zoggia, venuto a salutare il sindaco "bericodemocrat" Achille Variati proprio poco prima delle elezioni. E allora qualche dubbio ti viene quando non senti nulla di nulla dai vari, appunto, Zoggia, Filippin, Sbrollini, Crimì, Ginato (Puppato in passato da consigliere regionale due tre ammonimenti li aveva lanciati per vero, idem dicasi per il vicentino Stefano Fracasso del Pd e per Pietrangelo Pettenò di Rifondazione). Il silenzio è d'oro. Paradossalmente in una vicenda che politicamente inguaia i vertici del Pdl, l'unico che ha scosso il torpore politico è un certo Sergio Berlato, eurodeputato del... Pdl. Ed ecco spiegata la diffidenza dell'opinione pubblica nei confronti di D'Alema, Bersani & soci quando fanno aperture strane prima al M5S e poi al plurindagato Berlusconi, l'amico di Galan». Da parte dei democratici, soprattutto in relazione allo stato di forte tensione che si sta accumulando a Roma, dove la pattuglia di onorevoli berici è più che nutrita, diversi tra commentatori e analisti, a partire da quelli de Il Fatto e del gruppo Espresso, si sarebbero aspettati «una durissima» presa di posizione. Che però, con rare eccezioni, non è arrivata.




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