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Derby italiano tra Nord e Sud e destra o sinistra, Ciambetti: alla fine spunta la Lega

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 29 Maggio 2013 alle 08:43 | 0 commenti

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Roberto Ciambetti, Assessore regionale lega Nord  -  All'indomani di una tornata elettorale parziale, i cui esiti vanno letti con molta prudenza come sempre capita con le elezioni amministrative, in uno scenario complesso, che va comunque analizzato con attenzione, con colpisce vedere una sorta di fil rouge unire Giorgio Squinzi, Luigi Giampaolino, Pietro Grasso ed Enrico Letta. Tutti e quattro sono presidenti: Confindustria, Corte dei Conti, Senato, Consiglio dei Ministri; tutti e quattro , nel volgere di poche ore hanno sostenuto tesi che, fino a poco tempo fa, erano rivendicazioni pressoché esclusive del movimento leghista.

Innanzitutto, la Questione Settentrionale, riproposta da Squinzi nel suo appello per salvare il Nord produttivo del baratro del declino; lo spendere meglio e con oculatezza di Luigi Giampaolino per il quale "Ciò che serve all'Italia dall'Europa sono stimoli per crescere di più, non deroghe per spendere di più"; una spesa pubblica trasparente, richiamata da Pietro Grasso, il quale, nel suo saluto alla presentazione del Rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica presentato proprio da Giampaolino, ha spiegato quanto sia necessario ricucire la fiducia dei cittadini dicendo che "Ciò è possibile solo attraverso una gestione dei conti pubblici trasparente, rigorosa, attenta e scrupolosa. Per questo resta prioritario colpire sprechi e abusi incompatibili con un sistema generale dinamico e coerente ma sopratutto equilibrato" e infine Enrico Letta, che incontrando lunedì scorso i presidenti delle Regioni ha parlato della necessità di riprendere il cammino della riforma federale bloccata dal precedente esecutivo, rilanciando l'idea del Senato delle Regioni e rafforzando innanzitutto il rapporto e il dialogo tra Governo e Regioni, tra centro e decentramento.
Non è casuale se tutti e quattro i presidenti, autorevoli voci della realtà economico-istituzionale, indichino come via d'uscita dalla crisi socio-economica che ci sta attanagliando proprio il percorso aperto e difeso dalla Lega Nord con argomentazioni che stanno arrivando al dunque nel Paese di Bartali e Coppi, cane e gatto, destra e sinistra, il paese del derby continuo, perennemente diviso in due, il primo impermeabile ad ogni critica, mai toccato dal problema della competitività arroccato attorno alla spesa pubblica clientelare e improduttiva, l'altro che ha fatto della concorrenzialità e del confronto con i mercati esteri, del risparmio e dell'economia reale la propria ragione di essere. Spiega Stefano Manzocchi docente ordinario di Economia della Luiss di Roma: "Come scriveva Mancur Olson, una delle componenti principali del declino delle nazioni è l'autoreferenzialità e ipertrofia degli apparati pubblici, che esercitano un potere di interdizione e si appropriano di rendite presto incompatibili con la vitalità dell'economia proiettata verso l'esterno". Forse senza sapere chi fosse Mancur Olson, ma con l'istinto del buon senso, il leghismo aveva denunciato questo pericolo e se quella denuncia fosse stata ascoltata, anziché derisa il più delle volte, forse non ci troveremmo sull'orlo di quel baratro di cui ha parlato Giorgio Squinzi. Se si vuole far quadrare i conti , in presenza di una pressione fiscale insostenibile e di una politica di austerità incongrua, come ha detto il Presidente Luigi Giampaolino, non resta prioritario che colpire sprechi e abusi incompatibili con la sfida dei mercati globali, per dirla con il presidente Grasso. In altre parole, che piaccia o no, imboccare la via segnata dalla Lega.

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