Criminalità, Bettin: adottare il modello di Mestre e Marghera
Martedi 7 Maggio 2013 alle 17:37 | 0 commenti
Comune di Venezia  - “Le singole e precise denunce di situazioni di illegalità criminale possono servire, ma servono di più interventi strutturati e articolatiâ€, così l’assessore Gianfranco Bettin in un’intervista sulle recenti vicende che lo hanno riguardato estesa al contesto sociale e illegale in cui possono essere maturate.Â
“Un buon modello, a mio parere, è quello che abbiamo sperimentato in almeno un paio di situazioni. Penso ad esempio a via Piave, nel cuore della città di Mestre, nel contrasto alla malavita di prevalente connotato cinese, anche se con forti complicità italiane: cooperazione stretta tra magistratura, forze dell’ordine, polizia locale e amministrazione, con vari settori coinvolti come le politiche sociali, ambiente, commercio, lavori pubblici, e il coordinamento del vice sindaco Simionato e, ovviamente, la regia del sindaco e la partecipazione della municipalità ma anche con una presenza diretta dei comitati di quartiere cittadini. In questo modo repressione e riqualificazione, impegno istituzionale e protagonismo dei cittadini si integrano e raggiungono risultatiâ€, dichiara l’assessore all’Ambiente. Il quale sostiene poi che un modello del genere è in via di sviluppo al capo opposto della città , alla periferia di Marghera, nella zona Vaschette e via Rinascita, dove il Progetto “Porta Sud†dotato di fondi nazionali del Piano Città può produrre quel salto radicale di qualità urbana e sociale che si attende da decenni in una zona difficile e dove anche denunciare e colpire i gruppi criminali che vi si sono annidati ha dunque un senso preciso, rappresenta la premessa e il necessario corollario della riqualificazione. Un altro caso simile è quello del quartiere Altobello e della sua riqualificazione partecipata. “Sono esperienze guida, che possono dare frutti preziosi, anche se molto lavoro, in condizioni che in tutti i Comuni sono ormai molto difficili, resta naturalmente da fare, lì e altroveâ€, ha concluso Gianfranco Bettin.
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