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Crestanello su Borgo Berga: se manca l'ok via ai sequestri

Di Marco Milioni Venerdi 9 Agosto 2013 alle 18:35 | 0 commenti

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«Se mancano i permessi idrauilici quei lavori sono abusivi perché gli argini dei fiumi, senza autorizzazione specifica non si possono nemmeno toccare». Non va per il sottile Paolo Crestanello, portavoce del comitato contro gli abusi edilizi che oggi pomeriggio sotto una canicola «impietosa» ha effettuato un sopralluogo a ridosso di Borgo Berga lì dove sorgono il nuovo tribunale e la lottizzazione attigua griffata Sviluppo Cotorossi spa.

La vicenda aveva già fatto registrare un picco di polemiche a metà luglio quando lo stesso comitato aveva indirizzato, assieme a Legambiente Veneto, un voluminoso esposto alla sezione berica del Corpo forestale dello Stato paventando tra le altre la illegittimità del palazzo di giustizia e del vicino supermercato per questioni di distanze di sicurezza non rispettate. Il che non più tardi del 25 luglio, sebbene la vicenda dal suo principio risalga ai primi anni Duemila, aveva scatenato in consiglio comunale una durissima presa di posizione del M5S contro la giunta di centrosinistra retta dal democratico Achille Variati.
Oggi però Crestanello nel suo sopralluogo (in foto) è passato pure in via Leoni notando che all'ingresso del cantiere della Sviuluppo Cotorossi (è la lottizzazione privata collegata al nuovo palazzo di giustizia) «ci sono sì i cartelli di cantiere relativi ai permssi a costruire, ma mancano quelli del Genio Civile o di qualsivoglia autorità idraulica che testimoni formalmente l'esistenza di una autorizzazione in tal senso». Il portavoce si riferisce ai lavori che le maestranze «da giorni conducono non sugli edifici in via di realizzazione, bensì proprio sugli argini che sono del demanio, non del comune men che meno del privato».
Sicché il portavoce finisce per puntare il dito (e non si tratta di una metafora perché Crestanello ne ha materialmente indicato gli uffici) verso il procuratore capo Antonino Cappelleri: «Giunti sin qui mi domando perché le aurità preposte non chiedano il sequestro di parte del cantiere giacché siamo di fronte ad una situazione clamorosa e conclamata». Allo stesso tempo sempre il comitato, come già accaduto in passato, biasima l'inerzia dell'amministrazione comunale spiegando che si tratta del primo soggetto «che sarebbe dovuto intervenire a tutela della legalità visto che quei lavori sugli argini appaiono a servizio della urbanizzazione-lottizzazione e non sono opere di messa in sicurezza del fiume». E critiche di sapore simile sono state indirizzate anche alla regione e al genio civile sua emanazione «i quali hanno precisi compiti» in materia di polizia idraulica. «Vorrei sapere se la procura di Venezia, competente per i comportamenti dei funzionari regionali, sia a cnoscenza di quanto accada nella città del Palladio, che di fronte ad un obbrobrio del genere scapperebbe a gambe levate»


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