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Cosa ne sarà del Nordest lo spiega Ilvo Diamanti

Di Martina Lucchin Domenica 12 Maggio 2013 alle 00:11 | 0 commenti

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«Il Nord est è una memoria importante, non si può avere paura del futuro con il passato che abbiamo avuto noi». Ilvo Diamanti non accetta l'autocommiserazione di quella che sente come la sua terra, anche se non gli ha dato i natali, e che considera come la casa in cui tornare nella sua vita da "nomade", tra l'università "Carlo Bo" di Urbino e quella "Panthéon-Assas" di Parigi, dove insegna.

Nella lectio magistralis, tenuta il 4 aprile nel terzo appuntamento organizzato dall'Accademia Olimpica sul tema della crisi economica e dei sui risvolti, il sociologo ha condotto un'analisi accurata e realistica del passato, presente e futuro di quella che prima di tutto è un'area geografica, per poi essere un concetto con un significato più o meno precisato. "Il mito del Nordest: da modello a definizione indefinita": il titolo della conferenza è emblematico. Negli anni novanta il Nordest diventa «il luogo in cui la società si fa impresa...un'area che grida», è il simbolo di un modello di sviluppo economico, quello della piccola e piccolissima impresa, e di un potere politico emergente, quello della Lega, che protesta e si ribella al centralismo e alla dipendenza da Roma. Seguono dieci anni in cui il Nordest e i suoi rappresentanti progressivamente passano da una condizione di «centro economico e periferia politica» a motore da inseguire anche dal resto d'Italia, all'inizio del nuovo secolo. Oggi la crisi economica ha fatto sì che questo Nordest non esista più, sostiene Diamanti: «adesso siamo indefiniti, non abbiamo più delle caratteristiche specifiche. Siamo al pari delle tendenze nazionali». Le statistiche confermano, infatti, che, soprattutto per le generazioni più giovani, il lavoro indipendente non rappresenta più quell'ideale di vita che era proprio di questa terra, surclassato da quello pubblico; l'uso del dialetto diminuisce; la sfiducia verso lo stato non è più una prerogativa solo leghista, ma è condivisa anche dal resto del paese. Insomma tutte le caratteristiche tipicamente del Nordest con gli anni della crisi si sono diffuse anche nel resto della penisola. E il simbolo più evidente di ciò è il cambiamento dell'orientamento politico. Il M5S è il primo partito del Veneto, così come lo è nel Nordovest e in molte altre zone. Il Nordest non è più la terra di contestazione politica e cambiamenti di una volta. Che fare quindi adesso che la nostra identità si sta via via svuotando di significato? Certamente non si deve cadere nelle definizioni che gli altri danno di noi, considera Diamanti. I dati Istat affermano che i suicidi per motivi economici non sono aumentati in questi anni. Per Diamanti, quindi, i media hanno una grandissima responsabilità nell'imporre all'opinione pubblica un nuovo tipo di idea del Nordest, definito adesso come una «terra suicida». Ripartire, ricordando le nostre origini per dare vita ad una identità nuova ma altrettanto forte, è l'auspicio e monito di Diamanti, che conclude così: «Il mito del successo non può trasformarsi nel mito del suicido».


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