Confcommercio: disdetto il Cip, trattative per nuovo contratto col settore terziario
Venerdi 29 Marzo 2013 alle 15:32 | 0 commenti
Confcommercio Vicenza - Con una lettera inviata il 26 marzo scorso ai sindacati provinciali più rappresentativi di categoria (Fisascat-Cils, Filcams Cgil e Uiltucs-Uil), la Confcommercio di Vicenza ha ufficialmente comunicato la disdetta del Contratto Integrativo Provinciale per le aziende del settore Terziario, che interessa circa 12 mila imprese con dipendenti operanti nel commercio e nei servizi.
L'accordo era stato stipulato il 21 settembre del 2000, dunque quasi tredici anni fa. La decisione è motivata proprio dal fatto che nel frattempo molti contenuti del contratto sono stati superati sia da successivi interventi normativi, sia da un effettivo mutamento del contesto di mercato nel quale le aziende e i lavoratori si trovano ad operare.
"La disdetta si è resa necessaria per aprire una trattativa che possa portare alla stesura di un contratto integrativo di secondo livello più in linea con le attuali esigenze delle imprese - spiega Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio provinciale -. In tredici anni gli scenari economici sono stati stravolti e in un momento difficile per tutte le imprese, non si può affrontare un tema importante, come quello dell'organizzazione del lavoro, con uno strumento pensato per rispondere ad esigenze ben diverse dalle attuali".
Solo per fare qualche esempio, l'Integrativo, che resterà comunque in vigore fino al prossimo 30 giugno, contiene ancora disposizioni sui dipendenti con contratti formazione lavoro da tempo abrogati; prevede un "nastro orario" (in sostanza i turni di lavoro) già modificato per legge 12 anni fa, o limiti alle assunzioni di lavoratori a tempo determinato sui quali è poi intervenuto, modificandolo, il CCNL nazionale. Per non parlare dell'apprendistato: l'accordo ha avuto il merito di estendere di un anno, rispetto alla norma nazionale, la durata di questa forma contrattuale con notevoli vantaggi per l'inserimento di giovani lavoratori nel settore Terziario e con più sgravi contributivi per le aziende. Ora però anche questo punto, tra i più qualificanti dell'Integrativo, è stato svuotato dalla recente riforma dell'apprendistato, che toglie alla contrattazione di secondo livello ogni possibilità di intervenire nel merito.
Rimane di piena attualità , invece, l'articolo relativo alle maggiorazioni riconosciute in caso di lavoro domenicale, che il contratto territoriale fissa nel 45% della paga
oraria, contro il 30% previsto a livello nazionale. "Ma nel 2000, quando fu siglata l'intesa - spiega il presidente Rebecca -, l'intento era quello di dare alle aziende una leva economica in grado di premiare i dipendenti disposti a lavorare nelle domeniche di apertura in deroga: 8 in tutto l'anno più quelle di dicembre. Oggi, al contrario, le Pmi del commercio sono alle prese con la deregulation totale di aperture festive ed orari e la necessità di rincorrere i grandi gruppi anche su tale fronte. Una situazione, questa - continua Sergio Rebecca -, che rende necessaria la salvaguardia della competitività delle aziende: diversamente si rischia di indebolire fortemente il tessuto distributivo provinciale, con ovvie conseguenze sulla tenuta occupazionale del settore, già di per sé critica".Â
A controbilanciare il piatto, però, ci sono le opportunità provenienti dalle norme sulla detassazione dei premi di produzione. Rendere strutturali, in un nuovo Contratto Integrativo, le voci relative all'aumento di produttività , adeguandole anche alle novità normative intervenute su questo fronte, consentirebbe ai lavoratori di ottenere più benefici economici dalla tassazione agevolata del 10% prevista su questi importi. Mentre per le aziende scatterebbero maggiori vantaggi contributivi. Più soldi in busta paga, dunque, ma senza accrescere il costo del lavoro, che è anche una delle ricette più efficaci per rilanciare l'economia. Si tratta ora di mettersi attorno ad un tavolo e discuterne: Confcommercio Vicenza e sindacati di categoria si sono già dati appuntamento il prossimo 2 aprile, con l'obiettivo di arrivare ad un nuovo accordo utile a tutti, imprese e lavoratori.
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