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Confartigianato Vicenza contro riforma Imu e Sistri

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 29 Agosto 2013 alle 15:57 | 0 commenti

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Agostino Bonomo presidente di Confartigianato Vicenza - “Nella riforma dell’Imu manca quell’ elemento che secondo noi andava assolutamente tenuto presente, e cioè la necessità dell’esonero dalla tassa sugli immobili produttivi”. A ribadirlo con disappunto è Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Vicenza, a giudizio del quale “è profondamente ingiusto che i capannoni siano trattati alla stregua delle seconde case: i nostri laboratori andrebbero immediatamente esentati dall’imposta perché sono la nostra prima casa.

La casa di chi, nonostante tutte le difficoltà di questi anni, lavora e dà lavoro, ha ancora il coraggio di fare impresa in momenti difficili, sostenendo l’economia e la società del Paese. Sono beni strumentali esattamente come i terreni agricoli, ai quali  l’esclusione è stata riconosciuta”.

Che i piccoli imprenditori non possano più sopportare certi livelli di pressione fiscale, né l’incertezza sui tempi e le modalità di applicazione dei tributi, Bonomo lo sostiene citando anche i dati dell’Ufficio Studi nazionale Confartigianato, secondo i quali le aziende non solo hanno pagato 9,3 miliardi di Imu sugli immobili produttivi nel 2012, ma hanno anche dovuto affrontare dal gennaio di quest’anno un ulteriore peso (+ 8,3%, pari a 491,2 milioni) dell’imposta municipale sui capannoni, dovuto all’aumento da 60 a 65 del moltiplicatore da applicare alle rendite catastali. E non promette nulla di buono nemmeno la “tassa sui servizi” che arriverà a inizio 2014. Tutto questo mentre i rincari nel resto dell’Eurozona sono stati finora molto più bassi. “E in più – conclude Bonomo – oltre al peso della tassazione dobbiamo sempre affrontare una burocrazia impositiva e amministrativa che altrove non ha paragoni”.

 

«Ci risiamo con il Sistri. Nonostante tutto quello che è avvenuto nei mesi passati, vedi l'intervento della magistratura di Napoli, il sistema che non ha funzionato mai, i dispositivi USB ormai superati dalle semplici password, le “black box” disinstallate dai mezzi, l’aggiornamento all’utilizzo del sistema abbandonato da tutti i soggetti coinvolti, il sistema stesso che fino a poco tempo fa latitava, nel senso che se chiamavi il call center del Sistri nessuno rispondeva. Ecco: nonostante tutto questo, comunque si deve partire con il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti». Esprime così tutta la sua perplessità il presidente di Confartigianato Vicenza, Agostino Bonomo, alla luce del decreto legge sulla razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni, approvato dal Consiglio dei Ministri, che include anche disposizioni in materia di Sistri.

«È vero – aggiunge – che dal 1° ottobre solo i gestori di rifiuti pericolosi devono iniziare a utilizzare il Sistri, ma ci si dimentica che la scadenza è ravvicinata e, ovviamente, da più di un anno i nostri imprenditori si sono disinteressati a qualsiasi cosa avesse a che fare con il Sistri. Mi pare normale che, se un sistema non funziona, sia inutile dedicare tempo per imparare a utilizzarlo. E poi, cosa significa che i nuovi produttori di rifiuti devono comunque utilizzarlo, anch’essi dal 1° ottobre, e tutti gli altri dal 3 marzo 2014? Non più di un paio di mesi fa, il Ministro dell’Ambiente aveva chiesto alle associazioni di categoria di esprimere un parere sul Sistri e tutte quante, in maniera unitaria, lo hanno bocciato. Questa è una delle classiche situazioni dove la politica non vuole e non sa ascoltare. Gli imprenditori, e quindi i cittadini, dicono che quanto è stato fatto non va bene e lo dicono convinti, tutti assieme. Ma chi dovrebbe rappresentare proprio la cittadinanza continua a trovare giustificazioni al fatto che non si può tornare indietro. La motivazione è chiara: chi ha creato il Sistri ha un contratto blindato col Ministero dell’Ambiente e quindi si deve per forza proseguire con questo sistema. Siamo diventati ostaggi di un contratto che, forse, qualcuno non ha saputo o voluto valutare con attenzione. Il problema è che un numero enorme di aziende dovrà comunque, nel giro di pochi mesi, attrezzarsi per applicare il nuovo sistema sulla tracciabilità dei rifiuti, che creerà comunque ancora difficoltà. Ormai è chiaro a tutti che, al di là delle dichiarazioni dei partiti, la volontà politica per abrogare il Sistri non c’è. La strada intrapresa è quella delle semplificazioni, ma dubitiamo che saranno risolutive dei problemi che abbiamo già visto. Ribadiamo che il buon senso avrebbe dovuto condurre all'eliminazione del Sistri e alla strutturazione di un nuovo sistema di tracciabilità concordato con chi rappresenta le imprese. Oggi prendiamo atto, ancora una volta, della mancanza di coraggio di chi ci rappresenta politicamente, ostaggio di un contratto che non avrebbe mai dovuto essere  stipulato».

 

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