Con Conte in nazionale va anche Mancini. Ma Giulia di nome e vicentina di nascita
Venerdi 15 Agosto 2014 alle 19:46 | 0 commenti
Antonio Conte è il nuovo commissario tecnico della nazionale italiana di calcio oltre che coordinatore delle giovanili azzurre e a portarlo al posto di Prandelli, dimessosi dopo il disastro brasiliano ma subito consolatosi com i milioni turchi, è stata la manager sportiva quarantanovenne di Isola Vicentina, dove è nata e rediede, Giulia Mancini, fino a giugno 2003 International Vice President della IMG (International Management Group di Mark McCormack) e poi presidente della Mancini Group.
Notissima nell'ambiente del management sportivo per aver gestito grandi eventi di sci, tennis e golf, per aver rappresentato atleti come D.Compagnoni, I.Kostner, Carolina Kostner, K.Ghedina, Jure Kosir, Luc Alphand, Lasse Kjus, per essere stata la prima responsabile Area Marketing Atleti della Juventus F.C., primo esempio al mondo di area interna ad una squadra per la gestione dell’immagine individuale degli atleti, come si legge nella suo ricco curriculum professionale dal 2002 insegna anche al Master di Management dello sport presso le Università Cattolica e Bocconi di Milano, dal luglio 2003 ad oggi è Responsabile Area Atleti e Progetti Sociali dell'Associazione Italiana Calciatori, che ha sede proprio a Vicenza, da gennaio 2005 ad oggi collabora con FootPro per il marketing dei diritti d'immagine collettivi dell'Associazione Italiana Calciatori e dal 2000 è, tanto per gradire, Presidente dell'Associazione “Un sogno per il Gaslini†Onlus.
Ma se il successo di tanti campioni e i quattro, discussi e discutibili, milioni di ingaggio annuale di Antonio Conte con i sogni che fanno rinascere nei tifosi azzurri sono firmati anche dalla vicentina doc Giulia Mancini, rimane un po' di amaro in bocca nel constatare che supermanager vicentini come Scaroni, già presidente del Lane oltre che ... dell'Eni, e Giulia Mancini fanno grande l'Italia delle aziende e dello sport professionistico ma non sono d'esempio per i ben più provinciali manager locali che nelle aziende beriche, sempre più calanti e delocalizzanti, e nel calcio biancorosso, in caduta libera e in mano a "strani" proprietari, stanno dando il peggio di se stessi.
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